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La premier Giorgia Meloni ha richiamato la figura dell’ex presidente dell’Eni Enrico Mattei (nella foto) per il suo piano per l’Africa

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AVANTI con il Piano Mattei, il progetto fortemente voluto dalla premier, Giorgia Meloni che parte da un’idea semplice ma efficace: esportare lo sviluppo nei Paesi africani è l’unico modo per frenare l’ondata lunga degli immigrati irregolari. Ma non è solo questo, Nell’intuizione della premier c’è anche la volontà di intercettare le nuove opportunità di sviluppo offerte dal Continente Africano e che, per una singolare coincidenza della storia, mettono l’Italia e, in particolare, al Sud al centro di un processo che, di fatto, sta letteralmente capovolgendo il mondo e la sua economia, con il baricentro della crescita che si sposta, in maniera sempre più decisa, verso il cosiddetto “mediterraneo allargato”.

Tutti temi che sono stati al centro della prima edizione del Festival Euromediterraneo dell’economia (Feuromed), organizzato dal nostro giornale in collaborazione con la Rappresentanza italiana della Commissione e del Parlamento europeo. Dal confronto ha preso vita la Carta di Napoli, come “inizio costituente” di un cammino nuovo, presentata a giugno, presso la sala Spadolini alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi.

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Il decreto Mattei che approderà oggi al Consiglio dei ministri prevede di potenziare la collaborazione e, soprattutto, il partenariato con gli Stati africani “al fine di promuovere lo sviluppo economico e sociale e prevenire le cause profonde delle migrazioni irregolari”. Per centrare questo obiettivo e dare all’Italia un nuovo ruolo da protagonista nel Mediterraneo, si punta alla “promozione della sicurezza nazionale in tutte le sue dimensioni, inclusa quella economica, energetica, climatica, alimentare”. Il decreto, in sette articoli, punta sulla costruzione di un nuovo “partenariato” con ambiti di interventi che spaziano dalla cooperazione allo sviluppo all’approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, idriche ed energetiche”. Il decreto delinea poi la governance del progetto, con l’istituzione di una cabina di regia, presieduta dalla premier, con il compito di coordinare il Piano dalla durata quadriennale. Nella struttura ci sarà anche il ministro degli Esteri, che ricoprirà il ruolo di vicepresidente, gli altri responsabili del governo, il presidente della Conferenza delle Regioni, l’Ice, la Cassa Depositi e Prestiti e Sace.

La struttura, si legge nel provvedimento, “dovrà anche promuovere iniziative finalizzate all’accesso delle risorse messe a disposizione dall’Ue, incluse le istituzioni finanziarie internazionali e le banche multilaterali di sviluppo”. Insomma, il decreto costituisce l’architrave del Piano Mattei vero e proprio che dovrà essere adottato e gestito da una struttura di missione ad hoc, guidata da un esponente proveniente dalla carriera diplomatica. Per monitorare sull’effettiva realizzazione del piano ci sarà una relazione annuale alle Camere. Insomma, da ora si fa sul serio e il progetto può effettivamente compiere i suoi passi. Partendo da un’intuizione forte: trasferire anche parte della nostra produzione, soprattutto quella agroalimentare, nel continente africano per mitigare le ragioni dell’abbandono del Paese di origine.

Ma a dare forza al progetto ci sono anche i principi alla base della Carta di Napoli e partoriti al termine delle due giornate di Feuromed. Nel documento sono state, infatti, individuate quattro aree tematiche:

  • 1) programmare e pianificare nel medio e lungo periodo;
  • 2) Una piattaforma energetica e logistica;
  • 3) Il capitale umano leva strategica dello sviluppo;
  • 4) Ridimensionare le differenze tra le diverse aree della Unione Europea.

Accompagnate da quattro schede tecniche su energia, portualità, infrastrutture, economia del mare dense di proposte operative che ne segnalano il peso e la priorità. Nel rapporto con l’Africa è ormai sempre più evidente, anche al netto dei venti di guerra che arrivano dal Medio Oriente, che si giocano pezzi fondamentali del futuro dell’Europa. Con l’Italia che può svolgere il ruolo che le spetta non solo in virtù della sua collocazione geografica ma anche delle difficoltà che incontra la Francia, che ha subito uno scacco durissimo in Africa e dell’oggettiva necessità della Germania di passare attraverso un Paese Mediterraneo. Tutto questo, insomma, porta a quel ribaltamento del Mondo che ha anche la necessità di capovolgere la tradizionale narrazione del Sud. Non solo perché inattuale ma anche perché è semplicemente falsa.

Nel nostro piccolo, con la Carta di Napoli, abbiamo cercato di fornire elementi propositivi per dare all’Italia, come ha scritto più volte il Direttore del Quotidiano del Sud, Roberto Napoletano. “il ruolo di costruttore dell’economia di pace che coinvolge l’Europa e i Paesi del Mediterraneo allargato”. Il piano Mattei del governo va sicuramente in questa direzione.


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