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Federico Maurizio D’Andrea

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La parola d’ordine adesso è cautela. Dopo le figure magre rifilate alla Calabria in due settimane sulle nomine del commissario ad acta per il piano di rientro dal debito sanitario, si procede a piccoli passi. Qualche nome anche ieri è uscito fuori dal cilindro dei papabili, nonostante in questo momento si cerchi di evitare fughe di notizie incontrollate. Il caso Gaudio è l’emblema di questa corsa allucinata. Conte ieri mattina ha cercato di blindare in primo luogo Speranza, sotto attacco incrociato, dicendo in sostanza che la scelta di Zuccatelli prima e Gaudio dopo è stata opera sua, nonostante ci fosse l’intesa con i componenti del Governo.

Nel frattempo spuntano i nomi di Federico Maurizio D’Andrea, l’ex colonnello della Guardia di Finanza che ha collaborato con il pool di Mani Pulite, dall’altra quella di Francesco Paolo Tronca, il Prefetto ed eco commissario della città metropolitana di Roma. Entrambi ieri hanno ribadito di non aver avuto alcun contatto con il governo, nonostante Tronca abbia ribadito anche di essere disponibile, anche D’Andrea non si è sbilanciato in queste ore. Segno tangibile che il dossier Calabria in questo momento si cerca di blindarlo il più possibile.

Nel frattempo si sprecano le voci alla vigilia della manifestazione dei sindaci calabresi a palazzo Chigi. Questa mattina gli amministratori regionali si troveranno in piazza per chiedere lo stop del commissariamento e soprattutto l’azzeramento del debito sanitario calabrese. Ma c’è chi come il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, che mette ulteriore carne sul fuoco: «La situazione della sanità calabrese – dice – deve offrire al nostro Paese uno spunto di riflessione: la sanità torni a essere una materia di competenza esclusiva dello Stato».

I sindaci però chiedono anche una gestione condivisa della sanità e magari un ruolo di interlocuzione nella scelta del commissario. Nel frattempo ognuno mette il suo nome. Guido Bertolaso (uno dei nomi proposti soprattutto da Forza Italia nelle ultime settimane) chiama in causa il Procuratore Gratteri, «gradito dai cittadini secondo i sondaggi». Magistrato che invece, dall’altra parte, prova a correggere il tiro su Gino Strada («Non l’ho criticato, ma gestire un ospedale in Africa non è la stessa cosa che in Calabria».

E a proposito di Strada, è ormai chiaro che il ruolo di Emergency in queste ore sarà quello di supportare al meglio la gestione della pandemia in questo tilt sanitario senza fine: in una lettera inviata ai volontari dalla presidente della fondazione, Rossella Miccio si chiariscono alcune cose. Manca ancora la delibera che dovrà rendere tutto operativo ma il documento scrive Miccio è analogo a quello «di marzo in base alla quale siamo stati coinvolti in Lombardia, a Brescia e Bergamo.

Questa volta però il mandato è più ampio, prevedendo una collaborazione su attività socio-sanitarie che vanno dagli ospedali da campo, ai Pronto soccorso e Triage, ai covid hotel fino al supporto delle persone in quarantena sul modello Milano Aiuta. Da oggi ci metteremo al lavoro per definire meglio il nostro mandato e le modalità operative, a partire da un necessario sopralluogo in Calabria».

Il problema è tutto interno: gli hotel Covid per esempio non ci sono ancora e solo adesso si stanno predisponendo le prime manifestazioni di interesse. Nel frattempo il Governo cerca di tenersi il più stretto possibile la Calabria. Ieri il presidente facente funzioni Nino Spirlì in commissione Affari sociali ha ribadito la necessità di chiudere con il commissariamento, mentre il ministro Boccia ha scelto la sede della regione per la conferenza stato regioni in programma domani. Nello stesso contesto ha anche ribadito due cose: «Vorrei si distinguessero le funzioni del commissario, deve occuparsi del disavanzo sanitario, lo dice la legge.

Poi con la pandemia emergono altre priorità che stiamo gestendo. Ma è un’altra cosa rispetto alla gestione amministrativa del disavanzo sanitario» oltre ad aver dato ampio sostengo a Gino Strada e al contributo che potrà offrire in Calabria. Il problema però resta ed è impellente. Ieri sono stati “contabilizzati” i tamponi spediti qualche giorno fa in Puglia e il risultato è abbastanza sconcertante. La Calabria ha sfiorato i mille contagi in un giorno, dieci i morti e aumento dei ricoveri. La soglia delle terapie intensive e dei reparti ordinari, stando ai dati dell’Agenas, è stata ampiamente superata. In ordine sparso stanno arrivando ulteriori macchinari per processare tamponi mentre degli ospedali chiusi (15 in totale) non se ne parla. L’unico che lo fa è Gratteri: «Cosa costerebbe aprire un ospedale chiuso? Basterebbero due giorni, un’impresa di pulizie e sanificazione e il giorno dopo metterci letti».


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