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Gli olandesi hanno costruito un sistema di dighe e non solo sono riusciti ad allargare il loro territorio, ma sono risultati maestri nella gestione delle maree ed hanno evitato che l’innalzamento dell’acqua del mare potesse invadere i loro terreni agricoli, rubati al mare. Non è un caso che si chiamino Paesi Bassi.

Gli Emirati Arabi hanno costruito a Dubai piuttosto che ad Abu Dabi delle isole per aumentare il territorio utilizzabile. Da sempre la dimensione territoriale di un paese è stata particolarmente importante tanto da diventare motivo di guerra tra paesi confinanti, per l’allargamento della rispettiva area di pertinenza. Perché consente lo sviluppo demografico e la possibilità di svolgere delle attività per dare un futuro a coloro che abitano i territori, oltre che accrescere la potenza comparativa.

Ulteriore elemento che oggi comincia a diventare fondamentale è la disponibilità di capitale umano, più o meno formato. Il tasso di disoccupazione delle realtà del Nord è tale per cui si sta arrivando ad una disoccupazione frizionale quella che in genere non si riesce mai ad eliminare. Per questo assistiamo ogni giorno a lamentele, in una fase di ripresa dopo il covid, di imprenditori che non riescono a trovare personale per le loro attività. Viene data la responsabilità all’introduzione del reddito di cittadinanza, anche se il numero di assunzioni di lavoratori a tempo determinato nell’ultimo periodo è stato più alto di quelle che sono state fatte negli anni precedenti.

Il nostro Mezzogiorno è ricco di territorio, la Sicilia è la regione più grande del Paese e ha ancora un capitale umano, in parte inutilizzato. Con oltre 25.800 chilometri quadrati di superficie complessiva è la prima in una ideale speciale classifica a seguire il Piemonte, la Sardegna, la Lombardia e la Toscana. Tutto il Sud rappresenta il 40% del territorio italiano.

Bene questo territorio purtroppo non è adeguatamente utilizzato: spesso anche dedicato ad una agricoltura estensiva, che porta ad uno spreco incredibile, non potendosi avere quella cultura intensiva che però necessità di risorse idriche importanti.

La diminuzione di portata del Po ci fa confrontare con una agricoltura ricca, magari con diversi raccolti in un anno, e che evidentemente nel momento in cui viene meno la risorsa idrica soffre pesantemente.

Ma ci fa anche capire quali potenzialità ancora esistono in un settore, che certamente non potrà dare molta occupazione aggiuntiva, ma che se utilizzato insieme ad altre branche potrebbe dare un suo contributo, se non ad un aumento consistente dell’occupazione certamente a quello del valore aggiunto del settore.

A maggior ragione se le dimensioni territoriali adesso si sommano alla disponibilità di capitale umano formato, che dovrebbe spingere i nostri imprenditori, che purtroppo spesso non hanno grande visione e grande voglia di cambiamento, a trasferire parte dei loro impianti in realtà così potenzialmente ricche, senza insistere nel desiderio di spostare il capitale umano presso i loro stabilimenti.

Mi ha fatto impressione, in una trasmissione televisiva di notevole ascolto, sentire un imprenditore di Brescia lamentarsi del fatto che in una fonderia avesse difficoltà a trovare lavoratori con stipendi di 1300 -1400 euro mensili, che prevedevano turni notturni e che avrebbe probabilmente avuto facilità a trovare se invece di pretendere che i lavoratori si spostassero a 1300 km distanza, magari lo avesse offerto loro a 10 – 15 km distanza dalla residenza di questi ultimi.

Certo l’alternativa per alcuni lavori c’è, e forse bisognerà attivare dei corridori umanitari perché questo posso avvenire in maniera adeguata, ed offrire alcune di queste opportunità a lavoratori stranieri, magari più disponibili ad accettare lavori più impegnativi.

D’altra parte se uno deve spostarsi a migliaia di chilometri distanza magari lo fa in un paese vicino all’Italia, per esempio la Germania o la Francia, dove il livello remunerativo è molto più elevato. Peraltro ormai con le Zes le condizioni per gli insediamenti al Sud sono diventate particolarmente favorevoli da incoraggiare gli spostamenti. È un processo inevitabile al quale sarebbe bene che anche la nostra imprenditoria si arrendesse, magari cercando di approfittare delle condizioni favorevoli per uno sviluppo più armonico.

Tale approccio dovrebbe riguardare anche il settore turistico, che invece continua a concentrare presenze e strutture in una sola parte del Paese. Che si tratti di Emilia-Romagna o di Veneto o di Liguria, o Roma in realtà il rischio è che poi ovviamente non si riescano a trovare quelle professionalità, peraltro per periodi limitati di tempo, che invece in altre parti del Paese potrebbero essere disponibili con facilità, anche se qualche esperienza napoletana fa sorgere qualche dubbio.

Non bisogna dimenticare peraltro che la diminuzione delle nascite ha portato anche ad avere meno giovani, che in genere sono quelli più disponibili per lavori temporanei e pagati in modo contenuto.

E invece sembra che tutti i mali provengano dalla adozione della normativa del reddito di cittadinanza, che peraltro prevede che Il secondo rifiuto rispetto ad una proposta in qualunque parte del Paese la si abbia, faccia perdere il beneficio.

Forse sarebbe opportuno che finalmente il nostro Paese riuscisse ad utilizzare il suo territorio in maniera completa e non sprecare migliaia di chilometri di coste piuttosto che territori interessanti, non costruendo quegli impianti necessari perché per esempio la dotazione idrica aumenti adeguatamente e l’80% delle acque non si perda in mare. Ma per un tale progetto è necessario una visione che non preveda l’attaccamento morboso ad alcuni territori e la volontà di prevaricazione rispetto ad altri.


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