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IL MEZZOGIORNO, cassaforte dell’energia per il Mediterraneo, è una calamita per nuovi investimenti. E non hanno spazio solamente le fonti rinnovabili d’energia. Si parla anche di energia d’origine fossile. Di giacimenti e di metano liquefatto. Nei giorni scorsi il ministero dell’Ambiente ha respinto il progetto dell’Edison e della Kuwait Petroleum per un deposito di gas liquefatto da realizzare nel porto di Napoli. Nel frattempo la compagnia petrolifera francese Total ha avviato al ministero la procedura di valutazione di impatto ambientale per poter perforare il nuovo pozzo, il pozzo Gorgoglione 3, sul giacimento di Tempa Rossa, in Basilicata, situato fra le province di Potenza e di Matera.

LA STRUTTURA DI NAPOLI IDEATA DA EDISON

Il progetto dell’Edison con la compagnia petrolifera kuwaitiana prevedeva la realizzazione di un deposito costiero di Gnl (gas naturale liquefatto, chiamato anche Lng), cioè il metano che in prossimità del giacimento di estrazione in colossali frigoriferi industriali viene raffreddato fino a 162 gradi sotto zero finché condensa e diventa liquido, in modo da poter essere trasportato via nave fino ai mercati di consumo dove viene riscaldato e riportato allo stato gassoso negli impianti di rigassificazione. In questo caso, il progetto riguarda la costruzione di un deposito coibentato, come un termos gigantesco con una capacità utile di 20mila metri cubi, da realizzare all’interno del porto di Napoli, sul molo Vigliena all’interno della Darsena Petroli.

Il deposito di metano liquido sarebbe stato alimentato con navi metaniere di dimensioni contenute, non oltre i 30mila metri cubi di capacità di carico, che si sarebbero rifornite di metano nei grandi impianti nel Mediterraneo per consegnarlo a Napoli. Avrebbe accettato anche il biometano liquefatto, cioè il metano non fossile, bensì quello ottenuto dalla fermentazione. Il mercato servito dal deposito napoletano sarebbe stato quello locale, per esempio per i camion che usano Gnl invece di gasolio, per gli impianti industriali, oppure per fare il rifornimento di bunkeraggio alle navi alimentate a metano per le quali è prevista una crescita dettata da motivi ambientali.

Di corredo al deposito il progetto prevedeva impianti necessari al funzionamento e per la sicurezza, una cabina di controllo, un’area di parcheggio per le autobotti e le autocisterne. Gli esperti della commissione di Valutazione di impatto ambientale del ministero, coordinati dal presidente della commissione Via, Massimiliano Atelli, hanno esaminato il progetto e in febbraio avevano rilevato che la localizzazione ha diversi profili non compatibili: fra questi, spicca il fatto che i programmi prevedono l’allontanamento della area petroli. Per questi motivi qualche giorno fa, con un decreto ministeriale di concerto con il ministero della Cultura, è stato «espresso giudizio negativo sulla compatibilità ambientale del progetto Deposito Gnl nel porto di Napoli».

IL PROGETTO TOTAL IN BASILICATA

In un’altra zona, in Basilicata, fari puntati sul giacimento di Tempa Rossa, la montagna che divide Corleto Perticara (Potenza) da Gorgoglione (Matera). Dal giacimento in genere vengono estratti circa 42mila barili di greggio al giorno, ma da diversi giorni la produzione è ferma. Giorni fa la Total Energies Italia ha presentato per la Valutazione di impatto ambientale il progetto di perforare un nuovo pozzo, il pozzo Gorgoglione3, da realizzare in un pianoro in quota sulla montagna fra il Piano dei Petrini e la masseria di Santo. Nell’area vi sono già altri pozzi in attività, fra i quali i Tempa Rossa 1 e 2, il pozzo Tempa d’Emma, il pozzo Perticara 1 e i pozzi Gorgoglione 1 e 2, cui ora la Total intende aggiungere il 3. Oltre alla perforazione del nuovo pozzo fino a raggiungere il giacimento, il progetto da sottoporre a valutazione ambientale prevede una tubazione di 2,6 chilometri a fianco della strada comunale per far affluire il greggio fino al grande stabilimento di prima raffinazione, il centro oli, sul dorso della montagna.

Sul fronte delle energie pulite, venerdì 26 maggio la viceministra all’Ambiente Vannia Gava a Mazara del Vallo (Trapani) ha inaugurato il campo solare realizzato da Engie. Oltre 120mila pannelli fotovoltaici su una superficie di 115 ettari per una forza lavoro di 150 unità. «Siamo davanti a un caso di valore, in cui le imprese colgono la sfida della transizione ecologica. Come dico sempre, l’industria, più che di sussidi, ha bisogno di essere messa nelle condizioni di investire» ha osservato Gava.


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