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Papa Francesco e Giorgia Meloni

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Papa Francesco e Giorgia Meloni agli Stati generali della natalità, Francesco si sofferma sulla precarietà dei giovani che non riescono a mettere su famiglia. La premier: «Vogliamo che non sia più scandaloso dire che la natalità non è in vendita, che l’utero non si affitta »

Auditorium della Conciliazione, 9.30 del mattino. Giorgia Meloni siede al fianco di Papa Francesco. I due sono appena arrivati alla giornata conclusiva degli “Stati generali della natalità”. Un lungo applauso accoglie entrambi. Dettaglio: la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, indossa un lungo cappotto bianco, strutturato e minimale. E così succede che l’inquilina di Palazzo Chigi e il pontefice sembrano vestiti allo stesso modo. Non a caso, persino il pontefice lo fa notare con una battuta sulla mise della premier: «Oggi siamo vestiti uguali».

La scelta di puntare sulla mise di tinta bianca viene ritenuta infelice, per la semplice ragione che l’abbigliamento candido di fronte al pontefice è una possibilità che spetta solo alle regine e alle consorti dei re di religione cattolica. Incidente diplomatico? E pensare che l’occasione per l’inquilina di Palazzo Chigi sarebbe servita ad accreditarsi con il Vaticano. O comunque per provare a saldare l’asse con la galassia Oltretevere.

PAPA FRANCESCO E GIORGIA MELONI TRA GIOVANI E PRECARIETÀ

Francesco fa un intervento puntuale sull’inverno demografico, sottolineando come «sia centrale per tutti, soprattutto per il futuro dell’Italia e dell’Europa». Poi si sofferma sulla precarietà dei giovani che non riescono a mettere su famiglia: «In questo contesto di incertezza e fragilità, le giovani generazioni sperimentano più di tutti una sensazione di precarietà, per cui il domani sembra una montagna impossibile da scalare. Difficoltà a trovare un lavoro stabile, difficoltà a mantenerlo, case dal costo proibitivo, affitti alle stelle e salari insufficienti sono problemi reali: sono problemi che interpellano la politica, perché è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi. Ridare impulso alla natalità vuol dire riparare le forme di esclusione sociale che stanno colpendo i giovani e il loro futuro».

E ancora: «Ridiamo fiato ai desideri di felicità dei giovani», insiste il Papa, che aveva partecipato alla stessa manifestazione quando, nel 2021, era premier Mario Draghi. «Ecco, la natalità, così come l’accoglienza, che non vanno mai contrapposte perché sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c’è nella società. Una comunità felice sviluppa naturalmente i desideri di generare e di integrare, mentre una società infelice si riduce a una somma di individui che cercano di difendere a tutti i costi quello che hanno».

Il messaggio è forte e chiaro: la natalità non può prescindere dall’accoglienza. Ed è qui che sembra strigliare la premier sulla postura del governo italiano in materia di migranti. La chiusura del Papa è ancora rivolta alla premier: «Ora gli italiani hanno bisogno di risposte». E chissà se nei lunghi quindici minuti di colloquio riservato tra Meloni e il pontefice la discussione abbia valicato il confine della questione della natalità. Con la promessa di rincontrarsi molto presto.

L’INTERVENTO DI MELONI

Sia come sia, la premier da parte sua cerca di rassicurare il Papa: «Santità, noi amiamo le nostre famiglie, amiamo la nostra patria, crediamo nel nostro futuro e faremo fino in fondo la nostra parte». Fino a dire: «Vogliamo vivere una nazione nella quale essere padri non sia fuori moda, e le madri siano un valore socialmente riconosciuto, una nazione nella quale fare figli è una scelta bellissima che non ti toglie niente e che ti dà tantissimo».

Meloni, in modalità assai identitaria, si serve di questo consesso per polemizzare sulla maternità surrogata, oggetto dello scontro politico con l’opposizione, provando così a cercare sponde Oltretevere: «Per decenni la cultura dominante ci ha detto il contrario. Vogliamo che non sia più scandaloso dire che siamo tutti nati da un uomo e da una donna, che non sia un tabù dire che la natalità non è in vendita, che l’utero non si affitta e i figli non sono prodotti da banco che puoi scegliere e poi magari restituire».

LA FAMIGLIA AL CENTRO

Figli e genitori sono in cima all’agenda politica di questo governo e non a caso Meloni lo rivendica: «Il nostro governo ha fatto della natalità e della famiglia la priorità assoluta della nostra azione, perché vogliamo che l’Italia torni ad avere un futuro, a sperare e credere in un futuro migliore rispetto questo presente incerto».

La premier, nel suo intervento, si sofferma poi sui temi dell’esclusione delle donne dal mondo del lavoro, delle difficoltà per i giovani di riuscire a comprare casa, dei bassi salari, ricordando una serie di misure che sono state assunte dall’Esecutivo su assegno unico, congedo parentale, facilitazioni per l’acquisto della prima casa, assegno di inclusione per famiglie con figli e anziani a carico, fringe benefit con priorità a chi ha figli.

E tutto questo dovrà essere portato avanti «non con l’impostazione dirigista, e fallimentare, di chi ci ha detto che con un decreto si possono creare dal nulla posti di lavoro e ricchezza», ma seguendo il principio della “sussidiarietà”.
Non è dato sapere se questo incontro potrà mai far nascere un nuovo asse tra il governo e il Vaticano. Di sicuro, è un primo passo. Anche se l’errore del dress code potrà pesare. Ma su quello anche il Papa ci ha riso su.


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