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Antonio Canova, “Paolina Borghese” (1804-1808)

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È STATO fortunato Emanuele Stifano, l’artista che si avvia alla celebrità grazie agli ignoranti che giudicano un’opera, la sua “Spigolatrice” a Sapri, per le parti anatomiche. E, invece di valutare se sia riuscita formalmente, si preoccupano, come l’audace Boldrini, di fare osservazioni di costume in senso letterale, cadendo in mille contraddizioni.

Parlare di “corpo sessualizzato” vuol dire legittimare, con superficialità, la concezione dei talebani che quel corpo vogliono coprire per nasconderne le forme. In perfetto contrasto con una grande tradizione che, dai Bronzi di Riace a Michelangelo, evidenzia le forme del corpo senza preoccupazioni sessuali. Interpretare le forme della spigolatrice come “offesa alle donne” ed espressione di “maschilismo” è una valutazione insensata che si potrebbe riferire anche alle opere di Renato Guttuso che si è molto applicato al culo di Marta Marzotto.

La Spigolatrice

Forse la Boldrini non se n’era mai accorta. Una delle ragioni di attrazione, come sa qualunque persona esperta di arte e di psicologia, del “Davide” di Michelangelo è la sua nudità, in particolare proprio le curve delle sue forme posteriori. E, siccome la Paolina Bonaparte di Canova mostra i seni nudi, la Boldrini dovrebbe chiederne la rimozione, dimenticando che essa fu chiesta dalla stessa Paolina, non più giovane, per ragioni diverse, come quelle che potrebbero indurre la Boldrini a non farsi vedere in bikini.

«Camillo – scrive al marito – vorrei pregarvi di farmi un piacere… So che talvolta consentite a qualcuno di vedere la mia statua di marmo. Sarei lieta che questo non accadesse più, perché la nudità della scultura sfiora l’indecenza. È stata creata per il vostro piacere, ora non è più così, ed è giusto che rimanga nascosta agli sguardi altrui».

La confusione ingenerata dalle critiche alla “Spigolatrice” – esse sì volgari – sposta la discussione dall’opera al suo contenuto. E non era mai avvenuta prima (se si esclude la Controriforma che impose i braghettoni all’incorreggibile Michelangelo) questa manifestazione di ignorante fobia che confonde la questione artistica – relativa a un’opera più o meno riuscita – con la pornografia. Tanto che è considerato aberrante che che un capolavoro venga censurato su facebook da algoritmi che non hanno l’intelligenza umana, come è stato (e forse ancora è) per i nudi di Canova, presenti nel museo di Possagno, o per “L’origine del mondo” di Courbet al Museo d’Orsay di Parigi.

O forse, salvo che per le censure automatiche, è consentito a Canova e a Courbet quello che non è consentito al giovane Stifano, che si è applicato anche al nudo maschile, senza nessuna isterica reazione, rappresentando pressoché nudo “Palinuro”, in una statua in bronzo altrettanto provocante. Per la Boldrini si può dunque esibire il nudo maschile, “sessualizzandolo” (neologismo tautologico), e non quello femminile?

Vuole con ciò sancire, inconsapevolmente credo, l’inferiorità della donna, tanto che debba essere coperta, e le cui forme, diversamente da quelle maschili, non devono essere (chissà perché ,essendo gli umani dotati di corpo, e nati nudi, come sempre si sono rappresentati Adamo ed Eva) mostrate? In realtà il problema non è il nudo femminile, ma la capacità dell’artista di renderlo armonioso, con la sua sensibilità e il suo gusto. E questo è un altro problema. Troppo sottile per una donna che ci tiene ad esibire le sue forme intellettuali, quando sarebbe meglio che le tenesse coperte.


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