X
<
>

Condividi:
5 minuti per la lettura

Le nuove norme anti-Covid, previste dal governo, hanno imposto tante limitazioni. In mezzo ci sono finite anche le festività di Natale e Capodanno. Ma l’animo umano non si perde in un bicchier d’acqua. Anche la tombolata è diventata virale.

“Mamma, zia Adriana ha cucinato il capitone fritto” – “La tua ex collega di scuola, la signora Anna, per Santo Stefano, ha in programma di preparare un’orata al forno con olive e capperi” – “Uh, zio Paolo, in quest’antivigilia, indossa il maglione blu con i rombi rossi che gli abbiamo regalato due anni fa per il suo compleanno”.
“Francesca, dimmi un po’, ma come fai a sapere tutte queste cose?” – “È semplice mamma: per queste vacanze di Natale ci siamo tutti trasferiti sui social!”.

Neanche avessi detto New York! Eh già, perché quest’anno, a causa della pandemia, le feste comandate sono state relegate in un metaforico sgabuzzino, travestite semplicemente da giorni segnati sul calendario.

Tutto questo per le nuove – e certo non ultime – restrizioni imposte dall’ennesimo decreto ministeriale che insieme alle tante cose che si possono e non possono fare, ha vietato l’assembramento nelle case, facendo in modo che le tavolate imbandite di ogni cibaria, rese allegre da un numero cospicuo di parenti – alcuni conosciuti proprio il giorno della vigilia – diventassero ricordi.

Il Natale 2020, ormai passato, manca solo che arrivino i Re Magi e la Befana, non insieme, in quattro rischierebbero una multa, se poi ci mettiamo i cammelli dei primi e la scopa della seconda, si dà il via ad un vero e proprio party, è stato caratterizzato da una nuova forma di festeggiamento: un numero cospicuo di persone lo ha passato sui social.

Lo raccontano le innumerevoli fotografie scattate agli alberi di Natale, presi in ogni angolazione, alcuni davvero molto brutti, altri curati nel dettaglio o la miriade di storie Instagrammabili fatte alle natività. All’orecchio più attento, in sottofondo, gli sarà parso anche di udire la voce di Edoardo De Filippo che chiedeva: “Te piace ‘o presepe?” .

L’atmosfera natalizia ricreata sulle piattaforme digitali è stata un vero e proprio tormentone che non ha risparmiato neanche tutti coloro che negli anni passati amavano travestirsi da Grinch, contenti, nel loro sarcasmo, di boicottare le tombolate con le zie bicentenarie arrivate dalla regione vicina per l’occasione o la visione dei cinepanettoni con il cugino scapolo, oggetto di discussione a tavola su come accasarlo con l’anno nuovo, criticando gli amanti delle tradizioni. Come dargli torto!
Anche loro, i nostalgici di “un tempo che fu”, gioco forza il senso di solitudine, si sono dati alla condivisione social.

Ciascuno di noi, nel suo piccolo, ha cercato di rendere questi festeggiamenti meno pessimisti di quello che si sono paventati e per alcuni presentati. Babbo Natale, per i bambini, è arrivato su una slitta virtuale. Bravi tutti quei genitori che sono riusciti con la loro inventiva a trasformarla in una modalità esclusiva di trasporto. Per la verità lo aspettavo anch’io. Insieme con la mia amica storica – fin dall’asilo – Jinny, la stessa che mi ha suggerito l’idea di darci gli auguri a mezzanotte su Zoom.

Volevamo fermarlo per chiedergli un fidanzato per quest’anno, soprattutto degno di questo nome.

Ma l’anziano buontempone avrà scordato i nostri indirizzi. “Fa nulla!” ci siamo scritte su WhatsApp e poi abbiamo sempre il convento come ultima scelta. Il Natale online ha permesso ad amici e parenti di azzerare le distanze – non certo quelle tattili – ma con una buona dose di proiezione sono diventate fisiche. I soggiorni di casa si sono trasformati in ristoranti da videochiamare. Per alcuni la foto di rito allo schermo del computer , da postare rigorosamente su Facebook, con le varie stanze virtuali occupate dalle grida dei congiunti chiamati – statistiche ben studiate confermano che le frasi più ripetute durante queste telefonate sono state:“Siete entrati?” – “Ci siete?” – “Noi vi vediamo ma non vi sentiamo” – è diventata cartolina da stampare e plastificare come cimelio di questa atipicità. Le padrone di casa hanno fatto sfoggio della loro arte organizzativa, mostrando tavole apparecchiate con cura, adornate da candele voluminose per creare dei centro tavola.

Alcune hanno osato pigne, ghiande e bacche rosse.

Le più impavide, in questo bosco, anche gli scoiattoli plastificati. Ma la vera rivoluzione tecnologica è stata la TAD. Un acronimo che solo a pronunciarlo vengono in mente i pensieri più assurdi. I più sospettosi avranno pensato ad un messaggio criptato da decodificare e riferire alla NASA. Una sigla che ha fatto impallidire i conoscitori della smorfia: la tombolata a distanza.

L’idea è partita da Napoli. Nata come iniziativa a carattere sociale, si è cercato di riproporre il rito dei numeri, del loro significato e a dirla tutta anche delle bucce di mandarino – chi non le ha usate per ricoprire i numeri sulle caselle – attraverso le videochat. In effetti è stata una pratica accolta con successo da parecchie famiglie.
Voci di corridoio lo confermano ma anche i post scritti da chi le ha organizzate e da chi vi ha partecipato. A pensarci bene mi sarebbe piaciuto assistere ad una, fosse solo per urlare, prima ancora del secondo numero “Ma il sette è uscito?” – “Ambo!”.

In ogni nucleo di parenti o amici sono sdoganate queste affermazioni. Ma le tradizioni vanno onorate, anche quelle che sembrano all’inizio disturbare ma che poi si traducono in una fragorosa risata. Certo è che mai ci saremmo aspettati di trascorrere queste settimane chiusi ognuno nelle proprie paure, limitazioni ed anche profondo senso di scoramento. Ma la vita ha sempre in serbo sorprese inaspettate, alcune di difficile gestione come questo momento storico che stiamo vivendo ed altre piene di positività.

Senza dimenticare che il Natale è rappresentato da una meravigliosa nascita e guardarla non può far altro che accenderci nell’anima la luce della speranza. Basta aspettare e tutto andrà meglio.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE