X
<
>

Coco Chanel, scomparsa a Parigi il 10 gennaio 1971

Condividi:
1 minuto per la lettura

“NON mi pento di nulla nella mia vita, eccetto di quello che non ho fatto”, et voilà mademoiselle Coco Chanel. Leggendaria e unica, ribelle e geniale Coco sarà una delle prime donne ad essere ricordate nel primo mese dell’anno che verrà.

Il 10 gennaio, infatti, ricorrono i cinquant’anni dalla scomparsa della celeberrima stilista francese le cui regole creative e di stile ancora oggi fanno la differenza. Mezzo secolo senza Coco e uno col “suo” iconico profumo: Chanel N°5. Per intenderci, la fragranza con cui andava a letto Marylin Monroe.

Coco, dunque: i fili di collane di perle, il taglio dei capelli alla garçonne, la sigaretta tra le labbra, i cappellini immancabili ma misurati, il tailleur bon ton con la giacca senza collo e le taschine profilate.

“Mi domando perché mi sono lanciata in questo mestiere; perché vi figuro come rivoluzionaria? Non fu per creare quello che mi piaceva, ma proprio, dapprima e anzitutto, per far passare di moda quello che non mi piaceva”, diceva mademoiselle Coco il cui vero nome era Gabrielle Bonheur Chanel. Gabrielle, dunque, per ritrovarla appena nata il 19 agosto 1883 in un ospizio dei poveri a Saumur. Figlia di un venditore ambulante, infanzia in un orfanotrofio, scuola di apprendimento delle arti domestiche a Notre Dame. Appena diciottenne inizia a lavorare come commessa a Moulins, presso il negozio di biancheria e maglieria Maison Grampayr.

La scelta di chiamarsi Coco legata a una canzone “Qui qu’a vu Coco?” che lei cantava in un caffè-concerto. Nel 1926 inventa il tubino “le petite robe noire” (vestitino nero). Classe senza tempo.

Il resto è la storia di una donna anticonformista e geniale che oltre a rivoluzione la moda e i costumi, ha dimostrato che si può nascere in un ospizio per poveri e diventare Coco Chanel. E non è una favola!


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE