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Particolare di un’illustrazione di Tex realizzata da Aurelio Galleppini

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ESISTE un confine sottile, labile tra scrivere storie e diventare una di esse, tra creare un personaggio narrativo ed essere, in una qualche misura, quel personaggio.

Esiste un confine sottile, labile tra essere semplicemente uno dei più grandi autori di fumetto mai vissuti ed essere G.L. Bonelli, creatore narrativo di Tex Willer. G.L. Bonelli ha lasciato le praterie terrene il 12 gennaio del 2001, esattamente 20 anni fa, ma la testimonianza del suo passaggio sulla terra, la sua eredità cavalca ancora oggi le praterie di carta dell’editoria e del fumetto italiano, di cui è il protagonista assoluto.

Ma chi era G.L. Bonelli? Era, molto semplicemente, la versione reale del suo Tex, che aveva modellato sulle sue idee e sulla sua visione della vita. Il papà di Tex era un tipo schietto, diretto, quadrato. Come il suo eroe.

Ce lo racconta il critico ed esperto di fumetti Gianni Bono, nel volume “G.L. Bonelli – Tex sono io!” pubblicato dalla Sergio Bonelli Editore, casa editrice leader del mercato che porta il nome del figlio del prolifico autore, a sua volta sceneggiatore di tantissime storie con lo pseudonimo di Guido Nolitta. L’ opera di Bono narra il mito di un uomo che ha cambiato per sempre la storia dell’editoria a fumetti mondiale dando vita ad un personaggio che ancora oggi macina risultati e successi.

La formula magica di questo successo ce la spiega lo stesso creatore di Tex in un’intervista pubblicata nella collana L’autore e il fumetto (Editore del Grifo) dove afferma “Il motivo del successo? La mia identificazione nel personaggio: le avventure di Tex le vivo io. E se non le ‘sento” resto fermo davanti alla macchina da scrivere anche due o tre giorni senza battere una sola riga”. Gian Luigi (al secolo Giovanni Luigi) Bonelli è stato il creatore, insieme a Aurelio Galleppini, che ha dato forma e volto a Tex Willer. Inizia la sua carriera collaborando al Corriere dei Piccoli con una serie di poesie, cui fanno seguito alcuni lavori apparsi sul Giornale illustrato dei viaggi di Sonzogno.

Nello stesso periodo scrive tre romanzi di avventure: “Le Tigri dell’Atlantico”, “Il Crociato Nero” e “I Fratelli del Silenzio”. Dopo queste prime esperienze, entra in contatto con il mondo dei fumetti dirigendo, per conto di Lotario Vecchi, tutta una serie di testate edite dalla Saev di Milano. Il suo nome appare su Primarosa , L’Audace , Rintintin e Jumbo , e fra il 1937 e il 1939 diventa il più importante soggettista del settimanale Il Vittorioso .

Quando L’Audace (che, nel frattempo, aveva perso l’articolo, divenendo semplicemente Audace ), viene rilevato dalla Mondadori, Bonelli continua l’attività per questo gruppo fino al 1939 e, nel 1940, diventando poi egli stesso editore. Dopo la pausa bellica riprende l’attività lavorando per piccoli editori, fino a che, nel 1947, si associa con Giovanni Di Leo per dar vita a una serie di iniziative, tra cui il potenziamento del settimanale Cow Boy . Nel 1946, frattanto, aveva scritto “La Perla Nera”, un breve racconto illustrato da Franco Caprioli, nel 1947 “Ipnos”, disegnato da Gino Cossio, Paolo Piffarerio, Guido Da Passano e Mario Uggeri. Tutto cambia del 1948.

Come ci racconta Raffaele De Falco in “Tex – Fiumi di china italiana in deserti americani” (Edizioni NPE) Tea Bertasi, si pone l’obiettivo di entrare nel mercato dell’editoria per ragazzi rilanciando Audace, casa editrice fondata dalle ceneri del giornale L’Audace dall’ ex marito G.L. Bonelli, e rilevata al momento della separazione. La Bertasi comprende subito che è tempo di storie e personaggi nuovi e decide di puntare sul migliore autore presente sulla piazza… proprio Gian Luigi Bonelli, suo ex compagno di vita. Nasce così una collana di grande prestigio, sia sotto il profilo narrativo che cartotecnico denominata Serie d’Oro Audace, che vede protagonista il personaggio Occhio Cupo, testi di Bonelli, disegni di Galleppini. Nonostante l’impegno profuso la testata non ottiene il successo che avrebbe meritato.

Tuttavia, l’avveduta Tea Bertasi aveva chiesto al prolifico G.L. Bonelli di realizzare anche un secondo progetto da presentare nel formato strisce che era stato lanciato con successo in Italia dall’editore Torelli. Nasce così Tex Willer, pubblicato dalle Edizioni Audace, realtà che qualche decennio dopo si sarebbe trasformata nella Sergio Bonelli Editore. Il nome del personaggio, probabilmente, trova ispirazione da Red Killer, protagonista di una serie di racconti a dispense di successo pubblicati in passato dall’editore genovese Giovanni De Leo (che, come già detto era stato socio di G.L. Bonelli) nella collana “Avventure Far West Stories” e di cui De Leo voleva realizzare una versione a fumetti.

A questo scopo chiese, come raccontato da Raffaele De Falco nel volume sopracitato, a G.L. Bonelli una serie di idee programmatiche, che però non vedranno mai luce. Ma dove Red Killer non arrivò, giunse al momento giusto Tex Willer! Il suo creatore continuerà a scrivere di Tex a lungo, di cui firma i soggetti di tutte le avventure pubblicate fino a oltre la metà degli anni Ottanta, e continuando anche in seguito a supervisionare la produzione texiana. A 20 anni dalla sua scomparsa l’eredità eterna che ha lasciato continua a nutrire l’immaginario di decine di migliaia di lettori.


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