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A tre anni da “Orgoglio e pregiudizi”, Tiziana Ferrario torna in libreria con un nuovo saggio, un pamphlet provocatorio sugli uomini.

Il titolo? “Uomini, è ora di giocare senza falli!” pubblicato da Chiarelettere.

“Un libro sugli uomini, finalmente. Da leggere ma anche da usare e condividere in famiglia, al lavoro, con le amiche, composto di liste, questionari e spazi bianchi da riempire, lettere ad alcuni protagonisti dello spettacolo e dell’informazione…”.

Ferrario com’è nato questo lavoro?
«Da tempo volevo scrivere un libro sugli uomini diversi e non maschilisti, l’emergenza Covid e il restare bloccata dentro casa in piena pandemia è stata l’occasione buona per raccogliere le idee. Sono stata ispirata  dai tanti uomini che apparivano sui teleschermi nei posti di comando e dalle poche donne coinvolte in scelte così difficili. Mi ha innervosito e così, oltre  a dare voce a uomini nuovi, ho deciso di raccontare anche come agiscono i maschilisti nel nostro paese negli ambienti più diversi. L’ho fatto con ironia, ma con determinazione. È un libro interattivo, vedrete…».

Anche il titolo, che  attinge dal lessico calcistico, non lascia indifferenti…
«Mi sono ispirata al linguaggio calcistico che gli uomini capiscono al volo. Alcuni ci hanno visto dell’altro, ma è un problema tutto loro».

Nel libro c’è anche il contributo inedito di quelli che Lei chiama “uomini nuovi”: Riccardo Iacona, Federico Taddia, Matteo Bussola, Roberto Vecchioni, Frans Timmermans e molti altri di cui ha raccolto la testimonianza… Ma chi sono gli “uomini nuovi”?
«Sono uomini che hanno girato le spalle al modello machista e hanno deciso di essere liberi dalle gabbie che vengono costruite intorno ai maschi sin da quando sono bambini. Li ho fatti parlare, sono molto diversi tra di loro per età e storie personali, ma sono uomini in cammino che rispettano le donne credono nella parità e non hanno timore a dirlo. Ma oltre a dirlo, agiscono concretamente e hanno anche cose interessanti da dire alle donne».

E come immagina, invece, le “donne nuove” degli anni avvenire?
«Le donne per secoli hanno subito pesanti discriminazioni e hanno lottato  per l’affermazione dei loro diritti. Una volta non potevano votare né partecipare alla vita politica del loro paese, se subivano  uno stupro erano costrette  al  matrimonio riparatore con il loro violentatore, avevano ben poche possibilità di scegliere il loro futuro e solo alcune avevano il privilegio di studiare. Oggi la situazione è migliorata, ma la parità è ancora lontana da raggiungere ed è un traguardo che va conquistato insieme agli uomini. Serve un’alleanza con chi condivide gli stessi valori, un patto nuovo tra uomini e donne per costruire una società migliore».

Pagina dopo pagina prende forma  una sorta di ritratto del Maschilismo declinato in molteplici tipologie: “c’è il maschilista inconsapevole che non si rende conto di esserlo, quello silente che preferisce cambiare discorso, l’infastidito che trova le donne esagerate nelle loro rivendicazioni e l’indifferente a cui proprio non importa nulla”.  Ma  chi è il maschilista oggi e come riconoscerlo al primo sguardo?
«Il maschilista ha delle caratteristiche ben precise e io svelo attraverso  degli elenchi i comportamenti tipici di un maschilista in famiglia e nel lavoro. Lascio anche spazi bianchi dove ognuno può aggiungere le proprie esperienze. Ci sono anche test per sondare il livello di maschilismo che inconsciamente abbiamo dentro di noi. Il maschilismo infatti riguarda tutti, uomini e donne, perché  è un atteggiamento di superiorità verso chi si ritiene più debole».

Ha riservato anche uno spazio ad Achille Lauro, perché?
«Mi incuriosisce, perché rompe degli schemi. Non so quanto sia studiato per ragioni commerciali, ma dalle cose che scrive mi sembra stia dando una mano a scardinare una certa mascolinità tossica».

Sulla Sua strada, avrà incontrato moltissime donne ma c’è una donna che più di altre è stata un esempio, un faro, un punto di riferimento non necessariamente legato alla sua professione?
«Ho avuto la fortuna di crescere in una città come Milano e in anni pieni di entusiasmo e di fermento culturale, nonostante la buia cappa del terrorismo. Alle ragazze  si insegnava l’indipendenza e a sognare in grande. E a me è sempre piaciuto raccogliere nuove sfide. Sulla mia strada professionale ho incontrato soprattutto molti uomini, alcuni sono stati spietati, ma li  devo ringraziare perché le loro cattiverie mi hanno rafforzato e resa più combattiva. Altri uomini  però mi hanno dato fiducia e mi hanno aiutata a crescere professionalmente. Alcuni non ci sono più, ma non li ho dimenticati e  la gratitudine resta». 

Venendo a Lei: giornalista e ex conduttrice Rai, ha documentato come inviata di politica estera guerre e crisi umanitarie dagli angoli più remoti del pianeta… Ma chi è Tiziana Ferrario raccontata da Tiziana Ferrario?
«Sono una madre orgogliosa, ma anche una donna curiosa, che si sente ovunque provvisoria e proprio per questo non mi stanco mai di imparare». 

C’è una parola o un modo  dire che l’accompagna fin dall’infanzia e che ritrova anche nella sua quotidianità?
« “Mai accontentarsi”».

E per finire,  domanda inevitabile in questo momento storico messo sotto assedio dalla pandemia da coronavirus: cosa potrebbe insegnarci un’esperienza del genere e come ne usciremo quando sarà finita?
«Intanto mettiamoci la mascherina, manteniamo le distanze, laviamoci le mani e rispettiamo le regole. Il resto verrà di conseguenza. Sono degli irresponsabili quelli che gridano alla dittatura sanitaria, ma non caricherei  di troppa retorica un’emergenza planetaria. Come ci ha ricordato Papa Francesco, dobbiamo tenere a mente che siamo una comunità che vive sullo stesso pianeta. Nessuno si salva da solo, ma ci si può salvare solo insieme. Parole di grande saggezza».


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