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L'autrice Joan Lindsay

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I CINEFILI conoscono il film “Picnic a Hanging Rock”, opera prima di Peter Weir capostipite del nuovo cinema australiano, ma pochi hanno letto il romanzo a cui il regista si ispirò per la sua misteriosa pellicola.

Autrice del libro, pubblicato nel 1967 (edito in Italia da Sellerio), è Joan Lindsay, che sperimenta il genere di real fiction che l’anno prima aveva debuttato con “A sangue freddo” di Truman Capote, immaginando una storia inquietante – la scomparsa di un gruppo di studentesse durante una gita – ma costruendo la narrazione come se fosse tratta da un evento realmente accaduto. Insomma, se Capote aveva raccontato una strage efferata ma verissima, Lindsay allestisce una perfetta finzione concludendo il romanzo con l’appendice di un falso articolo di giornale.

L’evocativa ambientazione del romanzo è il monolite australiano di Hanging Rock: qui, il 14 febbraio 1900, durante un picnic, quattro collegiali fanno perdere le loro tracce dopo essersi allontanate verso la grande roccia “stregata”. La più giovane di loro, Edith, sarà ritrovata in stato confusionale senza ricordare cosa sia accaduto nelle ore della scomparsa. Inghiottita dal nulla anche un’insegnante di matematica, iniziano le indagini della polizia e la vicenda getta discredito sull’istituto, frequentato da ragazze di buona famiglia. Il finale è tragico, con un incendio mortale e un doppio suicidio.

Nell’incipit del romanzo Lindsay scrive: “Se sia realtà o fantasia, i lettori dovranno deciderlo per conto proprio. Poiché tutti i personaggi che compaiono nel libro sono morti da molto tempo, la cosa pare non abbia importanza”.  

In realtà la scrittrice aveva svelato l’enigma in un capitolo extra della storia dalle suggestioni soprannaturali, che in accordo con l’editore Penguin fu pubblicato solo dopo la sua morte, in Gran Bretagna e Australia, con il titolo “Il segreto di Hanging Rock”.


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