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Alcuni manifestanti fronteggiano gli agenti di polizia durante i disordini avvenuti a Napoli

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Una bomba sociale “infiltrata” da gruppi anarcoinsurrezionalisti, estremismo politico e camorra. Sono stati infettati i cortei nati per esprimere il proprio dissenso in modo pacifico. Da Napoli a Salerno è esplosa, principalmente, la rabbia del popolo “No lockdown”.

«Non ce la facciamo più – urlano i manifestanti a squarciagola tra un blocco stradale e un altro – La barca è già affondata, non c’è più speranza per chi come noi ha investito anni e denaro nelle proprie attività. Siamo finiti e da stasera riceveremo il colpo di grazia. Faremo tutto il possibile per evitare il fallimento».

Una reazione emulata a Roma, Milano, Palermo, Torino e in altre città. La Campania è la scintilla che ha acceso il fuoco, una vera e propria polveriera. L’Italia può diventarlo. La tensione è alta dallo scorso weekend fino a ieri sera in piazza Plebiscito, dove oltre mille persone hanno protestato con shaker, forchette e coltelli.

I DISORDINI

Tutto ha avuto inizio venerdì sera con il coprifuoco ordinato dal governatore Vincenzo De Luca: una dura protesta culminata poi in una violenta guerriglia urbana quando la camorra ha deciso di creare il caos per sferrare un attacco allo Stato. Una commistione di persone che si sono trovate in strada a saldare conti in sospeso, personaggi delle cosche del Pallonetto, Pignasecca e Quartieri Spagnoli.

Al Viminale sale l’allerta per le tensioni sociali che potrebbero esplodere ulteriormente nel Paese. Le manifestazioni di piazza, viene sottolineato, sono «un campanello d’allarme». Il ministero dell’Interno ha sottolineato la necessità di disinnescare sul nascere ogni situazione a rischio e di opporre massima fermezza nei confronti dei violenti. Per il Viminale, le proteste a Nord e a Sud sono state «situazioni ben connotate». Chi si è reso protagonista degli scontri con le forze di polizia, in sostanza, «non aveva nulla a che vedere con le categorie che in qualche modo sono state più colpite dalla crisi di questi mesi, ma con ambienti che avevano il preciso scopo di provocare disordini: ultras, estremisti di destra, centri sociali, soggetti che vivono di espedienti e piccoli reati utilizzati come manovalanza dalla criminalità organizzata».

Gli antagonisti dei Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo), già protagonisti nei mesi scorsi a Milano di scritte sui muri come «Fontana assassino» su cui sono state aperte indagini, hanno rivendicato in una loro newsletter di aver anche preso parte alle «mobilitazioni» a Napoli di venerdì notte.

«L’aspetto decisivo non è stabilire il ruolo che hanno avuto i fascisti, la camorra o i centri sociali – hanno scritto – La mobilitazione è espressione della resistenza spontanea delle masse popolari al procedere della crisi economica e dell’emergenza sanitaria in corso”.

Quella andata in scena nelle piazze è, principalmente, la disperazione di chi non ce la fa più a reggere, attività e famiglia. Una disperazione che però è stata macchiata da episodi delinquenziali.

LA MATRICE

Le proteste di Napoli e della Campania sono la punta più avanzata di una mobilitazione diffusa e spontanea, che di zona in zona ha avuto capipopolo, promotori e agitatori diversi.

«Siamo pronti – ha detto Stefano Meer della “Rete piccole e medie imprese napoletane” – a rispettare le regole e lo faremo da domani. Se si pensa alle nostre attività come uno strumento di contagio, siamo disposti a fare questo ulteriore sacrificio, ma è necessario che tutti facciano la loro parte. Le istituzioni non devono lasciarci soli e devono fare la loro parte per garantire il futuro delle attività che saranno penalizzate dal coprifuoco».

In piazza c’erano le masse popolari indignate e in rivolta per l’ennesimo annuncio di lockdown. Domenica sera la rabbia napoletana è esplosa anche nell’area di Piazza Vanvitelli – nel quartiere Vomero – e in via Scarlatti. Dal canto suo, il presidente De Luca ha nuovamente attaccato i manifestanti.

«C’entrano ben poco con il disagio sociale, con il malessere delle categorie economiche – ha assicurato il governatore – I protagonisti sono tre: pezzi di Camorra, pezzi di antagonisti, pezzi di neofascisti e potremmo anche aggiungere pezzi di… qualcos’altro. La Camorra ha interesse ad avere campo libero, perché così può spacciare droga tranquillamente».

Se a marzo, di fronte al dilagare dei contagi da coronavirus, le misure di contenimento adottate erano state vissute dalla gran parte della popolazione come un inevitabile sacrificio, oggi il quadro è radicalmente mutato. È un disagio forte, che riunisce diverse categorie da Nord a Sud. Un fuoco sul quale in molti sono pronti a soffiare.


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