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Il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli

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Ancora tre mesi prima di cominciare a intravedere la luce. È la previsione del presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli. «Probabilmente siamo a ridosso del picco – ha detto a “Buongiorno” su Sky Tg24 – ma c’è già una decelerazione della crescita dei contagi, basta guardare i numeri di ieri (domenica, ndr), rispetto al giorno corrispondente della stessa settimana, siamo saliti di 100 circa, mentre nella settimana precedente era stato di 3500».

Secondo il luminare «è importante sottolineare – ha aggiunto poi – che quanto è stato deciso con il decreto legge dal governo servirà ulteriormente a raffreddare la curva. Sia in termini di Rt che di incidenza cumulativa rapportata a 100mila abitanti, indubbiamente abbiamo dei numeri che indicano come vi sia una larga diffusione nel territorio nazionale. È importante, soprattutto in questa fase in cui si incrementa il numero delle vaccinazioni, tenere la situazione sotto controllo».

L’emergenza nei prossimi mesi potrebbe cominciare a scemare. «Alla fine del prossimo trimestre, con 52 milioni di dosi, una quota delle quali di un vaccino che si somministra in un’unica dose, avremo una situazione significativamente migliore – ha spiegato -. I dati che arrivano da Israele, dal Regno Unito, ma anche da noi ci dicono chiaramente che più crescerà il numero di vaccinati, più favorevole sarà la situazione che dovremo affrontare. Però dobbiamo tenere duro e non pensare che questo cambio di situazione arrivi dall’oggi al domani, né in poche settimane, ci vorranno alcuni mesi. Ma la luce si vede chiaramente».

E questo nonostante le varianti, che (pare) al momento non inficino l’efficacia dei sieri in circolazione. Per Locatelli sulle mutazioni del virus «l’unico dato solido sulle varianti è la loro maggiore capacità di diffusione. Non abbiamo nessun dato che i vaccini disponibili non ci conferiscano protezioni rispetto alle forme più severe di Covid19, anche le cosiddette varianti. Una ragione in più per farci vaccinare tutti».

Per chi opera nella sanità, sostiene Locatelli, la vaccinazione dovrebbe essere una sorta di prerequisito. «Noi abbiamo scelto come Paese, e io condivido a titolo personale – ha proseguito – di proporre la vaccinazione e di basare la campagna sulla persuasione. Per le professioni sanitarie però lo ritengo una sorta di prerequisito, poi il decisore politico farà tutte le valutazioni del caso e trarrà le scelte che riterrà più opportune».


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