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PALERMO – Almeno cinquanta presidenti di seggio hanno deciso di disertare e così Palermo si è svegliata nel caos il giorno del voto per le amministrative e per i quesiti referendari. È successo per davvero, davanti agli occhi increduli dei cittadini che, una volta giunti alla propria sezione di appartenenza, hanno trovato le porte sbarrate.

Un tour de force è spettato alla Prefettura del capoluogo siciliano, per avviare una rapida procedura di selezione dei nuovi candidati, che è giunta a buon fine solo a metà giornata, quando la città è tornata al voto in tranquillità ma con lunghe code alle urne. Nel frattempo però numerosi sono stati gli esponenti politici che hanno chiesto di posticipare il voto fino al 13 giugno. Dal Viminale però non è giunto l’ok, nonostante la richiesta esplicita del presidente della Regione Nello Musumeci che al ministro dell’Interno Lamorgese ha invocato “una misura straordinaria a seguito dell’altrettanto straordinaria situazione che si è venuta a creare in città per la mancata costituzione di decine di sezioni elettorali”.

Della stessa idea si è mostrato anche il segretario della Lega in Sicilia, Nino Minardo, che ha detto: “Serve un provvedimento immediato del ministero dell’Interno che consenta di prorogare il voto”.

Il responso del Viminale però è stato chiaro: “Ai sensi dell’art. 64, primo comma, del d.P.R. n. 361/57, tutti gli elettori che alle ore 23 di domenica siano presenti nei locali del seggio o all’interno del plesso scolastico o altro fabbricato dove ha sede il seggio – ha specificato in una nota – possono esercitare il proprio diritto di voto anche oltre le ore 23, fino a completamento delle operazioni di votazione di tutti i suddetti elettori”.

L’amministrazione comunale di Palermo si è detta, nel frattempo, pronta ad azioni contro i presidenti di seggio disertori e ad “inviare gli atti alla Procura della Repubblica – ha specificato – per ogni azione di competenza finalizzata all’accertamento di responsabilità di natura penale”.

Sulla stessa linea, in serata, anche il ministro Lamorgese: “E’ gravissimo che a Palermo senza alcun preavviso un elevato numero di presidenti di seggio non si sia presentato – ha detto il ministro dell’Interno – un tale atteggiamento esprime una assoluta mancanza di rispetto per le istituzioni e per i cittadini chiamati alle urne. La Procura di Palermo valuterà gli eventuali profili di responsabilità sulle segnalazioni inviate dal Comune”.

Ore di fuoco, che hanno causato la preoccupazione di cittadini e degli stessi candidati sindaco. “Le responsabilità di ciò che sta accadendo sono chiare”, ha tuonato il candidato del centrodestra Roberto Lagalla. “Un fatto su cui Prefettura e Comune auspico che accertino tutte le responsabilità nelle sedi opportune”, ha proseguito il candidato del centrosinistra, Franco Miceli. Per il candidato Fabrizio Ferrandelli – sostenuto da + Europa e movimento Azione – invece, il caos ai seggi elettorali dimostra che “non è possibile lasciare la gestione di una macchina amministrativa a chi non è stato nemmeno capace di organizzare il regolare svolgimento delle elezioni”, ha detto.

Restano i ritardi e l’amarezza di tanti ai seggi. Da uno scrutinatore secondo il quale “il voto è da annullare” a una cittadina che all’Istituto comprensivo ‘Rita Atria’ tuona ai microfoni di LaPresse: “E’ un fatto gravissimo, in Sud America va meglio”.


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