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Salvini appare sempre più isolato: Mentre il Capitano si mostra iperattivo, intervenendo sui social su qualunque argomento pur di recuperare visibilità, nella Lega si respira un’aria diversa e monta il dissenso interno, guidato dai governatori del Nord che sostengono che la Lega debba tornare a occuparsi del settentrione, locomotiva del Paese
Si sente isolato come non si è mai sentito da quando guida la segreteria della Lega. È iniziato il processo a Salvini? Forse, chissà. Di sicuro a via Bellerio, dall’indomani dell’inizio del nuovo anno, si respira un’aria diversa.
Matteo Salvini interviene su tutto: se la prende con gli immigrati di seconda generazione che hanno preso di mira l’Italia la notte di capodanno a piazza Duomo: «Che tristezza. Festeggiare il Capodanno con risse e insulti all’Italia, agli italiani e alla polizia è da cretini. Non gli piace questo Paese? Che tornino da dove sono venuti. Non abbiamo bisogno di loro…».
SALVINI ISOLATO E LA CACCIA SPASMODICA ALLA VISIBILITÀ
Poche ore ed eccolo cinguettare un’altra volta contro l’uomo che, alla guida di un automobile, si è scagliato contro la folla provocando almeno 15 morti e 30 feriti. «Un infame attacco terroristico: il criminale aveva con sé una bandiera dello Stato islamico. Fa bene Donald Trump a elogiare i valori dell’Occidente: niente e nessuno riuscirà a cancellare millenni di civiltà. Un commosso pensiero alle vittime».
E ancora, è arrivato a commentare sempre sui social l’Iscrizione nel registro degli indagati, con l’ipotesi di reato di eccesso di difesa, del comandante della stazione dei Carabinieri di Verucchio, nel Riminese, che ha sparato uccidendo un 23enne egiziano autore di diverse aggressioni con coltello: «Eccesso di difesa? Non scherziamo, semmai quel Carabiniere (come la stragrande maggioranza degli italiani) sta esercitando un “eccesso di pazienza”, arrivando poi a una sacrosanta legittima difesa».
Il leader della Lega pensava di essere uscito dal tunnel dopo l’assoluzione dello scorso 20 dicembre. E invece si ritrova a dover fronteggiare l’attivismo dell’altro vicepremier, Antonio Tajani, al centro del dibattito per l’affaire Cecilia Sala, e, va da sé, di Giorgia Meloni che da Palazzo Chigi tesse la tela internazionale e ha in mano tutti i dossier italiani. A proposito, il 9 gennaio la presidente del Consiglio terrà la conferenza stampa di fine anno. Nei sondaggi la Lega insegue Forza Italia, in Europa si accompagna ai sovranisti, sulla manovra finanziaria non ha inciso come avrebbe voluto.
Sia come sia, Salvini è costretto a giocarsi le sue carte, consapevole delle difficoltà all’interno della coalizione ma anche dei malumori diffusi a via Bellerio. Ecco perché cerca di occupare la scena intervenendo su qualunque tema: una ricerca di visibilità che dal suo punto di vista gli è utile per recuperare consensi. Il suo obiettivo, d’altro canto, è riportare la Lega ai fasti del 2019 quando alle Europee sbancò al botteghino con il 34 per cento.
ALLA RICERCA DEL VIMINALE PERDUTO
Ecco perché un’occasione ghiotta può essere l’anno che è appena iniziato. Come del resto lo è l’ipotesi di un eventuale rimpasto. Scenario che gli consentirebbe di rimodulare la squadra e di riproporsi dopo la condanna come ministro dell’Interno. Verifica che Meloni vuole evitare a ogni costo, perché a quel punto aumenterebbero le richieste di Salvini e di Tajani.
Rimpasto che alla fine non è gradito nemmeno allo stato maggiore della Lega. Non a caso l’ultima uscita del segretario sul ritorno al Viminale ha sollevato una serie di perplessità fra i dirigenti nordisti. Malumori che Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia ed esponente di punta della Lega, ha esternato in una lunga intervista alla Stampa.
«Salvini al Viminale? – ha detto Fedriga – Non è mio compito fare valutazioni sulla composizione del governo o sulla necessità di apportare cambiamenti nei ministeri. Chiariamo: Salvini al ministero dell’Interno ha ottenuto risultati importanti, i numeri sono lì a testimoniarlo, e ha mantenuto gli impegni presi con gli elettori. Ma credo che Matteo Piantedosi stia facendo un ottimo lavoro e che, al momento, il Viminale sia in buone mani».
GOVERNATORI DEL NORD UN FRONTE UNITO
Ma non c’è solo l’affaire ministero dell’Interno a infastidire quel pezzo di Lega. C’è anche un’altra questione che divide le truppe di via Bellerio e che riguarda la linea politica. I governatori del Nord sostengono che la Lega debba tornare a occuparsi del settentrione, locomotiva del Paese.
«Il Nord – insiste Fedriga – non può essere visto come avulso dal Paese, io credo che sia possibile far crescere il Nord e il Sud insieme. Anzi, che il nostro buon governo nelle regioni del Nord sia un modello da proporre al resto del Paese».
Va da sé che tutto questo si lega con la riforma per eccellenza della narrazione di via Bellerio, vale a dire il ddl Calderoli, finito al centro delle polemiche.
«Il referendum sull’Autonomia. mi auguro che non si faccia, perché sarebbe uno scontro lacerante, peraltro basato su una totale falsità, cioè che l’autonomia divide il Paese. Potrebbe essere superato dalle modifiche alla legge. Ovviamente non possiamo pensare di devastare la riforma pur di evitare il referendum, spero si trovi un punto di equilibrio».
Un punto di equilibrio che Salvini dovrà trovare con la presidente del Consiglio, che non è mai stata una grande sostenitrice del disegno di legge scritto e firmato da Roberto Calderoli.
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