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Giuseppe Conte

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Soltanto oggi, a 24 ore dalla riapertura delle attività rimaste finora bloccate, le singole Regioni potranno emanare le rispettive ordinanze per regolamentare la Fase 2. Ancora ieri un lungo e faticoso braccio di ferro tra il Governo e le Autonomie per arrivare al compromesso delle linee guida con cui sono state ridotte le distanze metriche al ristorante, in spiaggia e dal parrucchiere. Sulla base dell’ultimo dpcm approvato ieri sera (LEGGI), le Regioni decideranno quindi di adattare le regole sempre in base alla situazione epidemiologica sul proprio territorio.

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Il monitoraggio nazionale sarà continuo. Da domani si potrà circolare senza autocertificazione e spostarsi liberamente nella propria regione.

LE PREVISIONI

Il clima sociale non è sereno. Metà commercianti, infatti, domani non aprirà i battenti. A Milano gli esercenti sono scesi in piazza, ben distanziati, per gridare la loro contrarietà alle norme nazionali: “Non apro oggi per non fallire domani”, il claim sui cartelli esposti. Secondo la Cna, 6 imprese su 10, tra negozi, bar e ristoranti, sono intenzionati a riaprire. “Più di tutti è pesata la previsione di essere costretti a lavorare in condizioni antieconomiche. Gli imprenditori –hanno spiegato – temono l’impatto della rigidità delle linee guida sulle attività, e di rimanere schiacciati tra l’aumento dei costi di gestione e il prevedibile calo dei ricavi. Sono preoccupati, inoltre, anche dal tema delle responsabilità legali”. Previsioni simili daUnimpresa che ha pronosticato saracinesche abbassate anche nella Fase 2 per un negozio su tre: “Il 33% di bar, ristoranti e commercio al dettaglio, affossato dai costi, non sarà in condizione di ripartire e non riaprirà: per almeno un terzo degli imprenditori, la ripresa di alcuni esercizi commerciali è sconveniente sul piano economico, tenuto conto dei costi fissi che non vengono in alcun modo congelati né ridotti”. Qui conterà molto, il ruolo delle Regioni chiamate a calmare gli animi di chi è infuriato con Roma. L’Inail prevedeva almeno due metri di distanza tra i tavoli e quattro metri quadri a cliente, ma le Regioni hanno cambiato di molto lo scenario consentendo ai gestori poche modifiche alle distanze. E che le idee non siano chiarissime lo si deduce anche dalla posizione della divulgatrice scientifica, Roberta Villa, componente della task force di Palazzo Chigi anti fake news: “Le Regioni che hanno avuto pochissimi casi hanno dovuto subire il severissimo lockdown; la Lombardia e il Piemonte, che da sole hanno ogni giorno ben più della metà dei nuovi positivi, ora riapriranno come la Basilicata o la provincia di Bolzano, che hanno solo casi sporadici. La difesa dal virus è stata su base regionale, con approcci e norme che cambiavano a distanza di pochi chilometri, in territori epidemiologicamente omogenei; i provvedimenti relativi alle riaperture, invece, sono di pertinenza del Governo, e sono uguali per tutti, a livello nazionale, senza tenere conto delle enormi differenze epidemiologiche esistenti. Capisco le cause costituzionali di questo squilibrio, ma ne vedo anche t l’assurdità”.

L’ALLARME

Al Sud il contagio è sotto controllo, anche se in Campania è spuntata una nuova zona rossa, a Letino nel casertano dove sono “apparsi” 13 positivi asintomatici. La vera preoccupazione non è sanitaria, quanto sociale. Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha lanciato l’allarme sulla cancellazione dei servizi essenziali: “Con questo tipo di manovra, se non sarà corretta in Parlamento, se non ci saranno manovre aggiuntive e se non ci saranno altre risorse, il rischio che ci sia l’interruzione di alcuni servizi essenziali è una certezza. È una preoccupazione che accomuna tutti i sindaci, anche quelli di città più ricche e anche dal punto di vista della comunità cittadina, in particolare il sindaco di Firenze Dario Nardella che ha ipotizzato uno stop all’illuminazione pubblica”, ha detto.


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