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L’Europa ha meno debiti dell’America ma è politicamente divisa. Per questo nel frattempo l’Italia deve approvvigionarsi sul mercato per finanziare un piano di lavoro vero. Può farlo solo chiamando a raccolta uomini che hanno credito internazionale come Messina, Cattaneo, Scannapieco e sanno dove mettere le chiavi per fare ripartire la macchina


Tra morire subito e fare più debito non credo che ci sia una sola persona di buon senso che possa scegliere la prima ipotesi. Tutti nel mondo avranno più debito, ma quel- li che si salveranno sono i Paesi che ne faranno di più, prima de- gli altri. Questo deve fare l’Italia. Ovviamente per un piano di lavoro vero con uomini del fare che rompono gli schemi del passato. Chi fino a ieri sfidando il ridicolo, in casa e fuori, parlava di previsioni del Pil italiano tra stagnazione e piccola recessione, comincia a confrontarsi con numeri di caduta significativi che restano, però, incomparabilmente distanti dalla realtà che è il conto della Grande Depressione mondiale.

Diciamoci le cose come stanno. Le imprese americane sono alla canna del gas, lottano contro una crisi di liquidità pazzesca. Quelle che hanno un rating più alto sono riuscite a finanziarsi sul mercato, le altre più indebitate non ce la fanno nonostante gli interventi-monstre della Federal Reserve. Sono tenute artificialmente in vita. C’è un parametro che de- termina il livello di stress sull’interbancario (si chiama libor/ois), a febbraio in America si fermava a 20 punti base oggi quota la paura a 130. Basta questo per capire con quale mostro sta facendo i conti Trump. Tutti cercano dollari. Le imprese cercano dollari. Le banche cercano dollari. Se non è ancora saltato tutto è perché politicamente gli Stati Uniti esistono, pompano liquidità e fanno debito all’infinito. Mettono sull’unghia 2200 miliardi di dollari.

L’Europa ha molto meno debito complessivo, sta un po’ meglio anche perché questa volta a differenza del passato non è ancora una crisi bancaria prima che finanzia- ria. Siamo in vantaggio, insomma, ma non ci mettiamo neppure d’accordo su quale strumento adottare per finanziarci perché – gratta gratta – i tedeschi pensano che gli vogliamo rifilare i nostri debiti e gli assicuratori olandesi hanno il cuore di un coniglio e la testa vuota. Non escono dal loro orticello. Non esiste più, ma loro non lo hanno ancora capito. Noi restiamo convinti che il muro tedesco-olandese cadrà. Quali siano le pietre che rotolano prima non è dato sapere, ma la Depressione mondiale è un esercito che non fa prigionieri. Per questo nel frattempo l’Italia deve fare il suo gabinetto di guerra e approvvigionarsi sul mercato per finanziare un pia- no di lavoro vero. Presidente Conte, chiami a raccolta uomini che hanno credito internazionale come Messina, Cattaneo, Scannapieco, faccia una chiamata per l’emergenza come si fa nei tempi di guerra.

Il Paese ha un bisogno terribile di una scossa che demolisca tutte le burocrazie riunite. Al primo affidi politica economi- ca e finanziaria. Al secondo politica industriale. Al terzo burocrazia e investimenti. Deve rimettere in moto la macchina della spesa e ha bisogno di farlo subito. Ha bisogno di avere intorno a sé gente che nella vita ha fatto, che non vuole qual- cosa in cambio, che non ha interessi da proteggere. Ne ha bisogno lei, mi creda, e ne abbiamo bisogno noi.

Se no sarà difficile fare capire anche alle consorterie delle Regioni che potere spendere i fondi europei senza bardature per l’emergenza è un’occasione irripetibile dando al Sud ciò che è del Sud e al Nord ciò che è del Nord. Dopo i morti di Coronavirus di questo passo ci saranno i morti di debiti e i morti di fame. Per evitarlo serve chi sa mettere le chiavi nel motore della macchina delle società a capitale pubblico di mercato e degli investimenti di sviluppo. Non si può più perdere neppure un giorno.


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