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Il planisfero rovesciato

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Ci sarà sempre qualcuno che sarà più a Nord di qualcun altro, non lo dobbiamo dimenticare mai. I Sud del mondo sono tanti e certamente uno sguardo più ampio rispetto al proprio particolare può fare comprendere meglio la realtà. Perché se è vero che dalla luna anche l’Everest può sembrare una collinetta e altrettanto vero che da lì riusciamo ad essere certi che la terra è rotonda, contro ogni convinzione dei terrapiattisti.

Per questo è molto interessante seguire quello che sta accadendo a livello europeo. Dove i gruppi del Nord, per fortuna adesso con l’eccezione di Belgio, Lussemburgo, Irlanda, che invece si sono dichiarati favorevoli, con a capo l’Olanda che, pur essendo solo la quinta economia dell’Europa, riesce da qualche tempo a condizionare, insieme al cosiddetto gruppo anseatico, le scelte di fondo dell’UE, stanno facendo muro rispetto alla richiesta di euro bond. Infatti Mark Rutte, il primo ministro olandese, che è stato ininterrottamente al potere dal 2010, si sta ponendo di traverso rispetto alla approvazione di essi, malgrado l’emergenza consiglierebbe una maggiore flessibilità, sottovalutando forse il rischio che corre l’Europa: quello dell’implosione. Infatti questi Paesi considerano quelli mediterranei, forse a ragione, non sufficientemente attenti alle proprie finanze pubbliche e quindi ritengono pericoloso per i loro bilanci garantire i debiti che eventualmente dovessero fare. In fin dei conti è come dare la fideiussione in banca per un amico che sappiamo essere spendaccione. Avremmo riserve anche noi. Ma se ci pensate è lo stesso atteggiamento che spesso il Nord dell’Italia ha avuto nei confronti del Sud.

Adesso siamo accomunati in un giudizio unico da un Nord Europa miope. E forse anche il nostro cosiddetto Nord produttivo, efficiente, quello di quota 100, adesso può capire come ci si sente quando si viene trattati con sufficienza ed arroganza da qualcuno. Ma la domanda che viene spontanea è come ci siamo ridotti in una situazione così complicata e debole. Come non si è capito che l’Italia, quella apprezzata nel mondo, poteva rimanere tale solo se unita anche economicamente. E che nessuno di noi può fare a meno di Alessandro Manzoni ma nemmeno di Pirandello. Ed invece a chiedere le autonomie differenziate per cercare di sottrarre ancora denaro ad un Sud che ,se ridotto in povertà, non potrà aiutare nessuno, come si vede in questa emergenza, nella quale invece che difendere alcune parti, che per fortuna erano rimaste lontane dai focolai, con una improvvisazione da dilettanti, si sono fatte infettare, aggravando il problema nazionale.

La lettera del Governatore Vincenzo De Luca alla protezione civile, nella quale lamenta di aver avuto consegnate la metà di mascherine e tute rispetto alla richiesta, che vuol dire che migliaia di persone lavoreranno senza le dovute attrezzature, è la dimostrazione che l’andazzo è sempre lo stesso . Ed anche se la sua denuncia non avrà lo stesso effetto delle dichiarazioni dei lombardi Attilio Fontana e Giulio Gallera o del veneto Luca Zaia, né la loro stessa capacità mediatica di arrivare al grande pubblico, dimostra se ne ce ne fosse bisogno, l’esistenza , anche nei drammi , delle due Italie. E nei giorni che si succederanno questa problematica la vedremo sempre più evidente.

Purtroppo questo nostro Paese ha dimenticato che Roma è stata grande e centrale quando si è proiettata verso il Mediterraneo ed ha trattato i popoli conquistati non come dominati, ma ha cercato di includerli nel suo progetto espansivo, tanto che Settimo Severo, diventato imperatore, pur essendo nato nella odierna Libia, poté costruire una nuova Roma a Leptis Magna, sua citta di nascita. Ed invece noi a dividerci tra un Nord e Sud, in un Paese che rappresenta lo 0.7%, si proprio così, della popolazione mondiale. E, invece che remare per arrivare ad una unica meta, mettersi gli uni contro gli altri facendoci scavalcare nella produzione di Pil dagli altri paesi fondatori dell’Unione.

Dalla Francia, quando solo pochi anni fa eravamo li per li per superarla, o dal Regno Unito. Non facendo quella giusta battaglia, per riuscire a bilanciare l’apertura ad Est con l’apertura al Nord Africa, che è rimasta una pia illusione, malgrado il ruolo da protagonisti avuto dai nostri leader politici nella commissione, a cominciare da Romano Prodi.

Adesso, finita la guerra che stiamo combattendo, bisognerà ricostruire dalle macerie che questa epidemia lascerà sul campo. Perché è certo che le perdite sul Pil prodotto nel prossimi due mesi saranno consistenti e devastanti, se non nell’ordine temuto da Boccia, certo a percentuali con due cifre. Ma il rischio che si ricominci da dove ci si è interrotti è grande.

Nulla dovrà essere come prima, perché altrimenti la nostra economia scomparirà come è già scomparsa la nostra lingua e saremo un Sud, ma tutti veneti e siciliani, sempre più Sud. A qualcuno potrà lampeggiare l’idea di essere quello a cui ambisce Charles Bukowski, un Sud di nessun Nord?


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