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Due indagini, la cui strada si è incrociata ad un certo punto. E due diversi gruppi, ritenuti camorristici, sgominati. La prima indagine della Dda di Napoli e dei carabinieri di Torre Annunziata, relativa all’influenza di consorterie criminali di Poggiomarino, area vesuviana, sugli affari illeciti nell’Agro Nocerino. L’altra coordinata dalla Dda di Salerno – e condotta dai carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore e dalla squadra mobile della questura di Salerno – sull’agguato ad un ex pentito, scampato per un soffio ai sicari, il 13 aprile a San Marzano sul Sarno. E ora un’operazione da 26 arresti, con sequestro di beni per circa 50 milioni, da Cosenza a Imperia, passando per Salerno, Napoli, Ancona e Reggio Emilia.
I gruppi coinvolti. Il primo, storico gruppo, sarebbe riconducibile ad Antonio Giugliano, alias ‘o savariello, luogotenente del clan Fabbrocino (detenuto nel carcere di Nuoro). Quando il padre era in carcere, la guida sarebbe passata al figlio Giuseppe Giugliano. L’altro, invece, al pregiudicato Rosario Giugliano, detto ‘o minorenne, solo omonimo di Antonio. Le indagini considerano un arco di tempo fra la fine del 2016 e il febbraio 2020. Secondo gli investigatori, i due gruppi avrebbero vissuto una prima fase conflittuale. In seguito sarebbero arrivati ad un accordo. Meglio la pace della guerra, insomma, visti i lucrosi business in ballo. Il primo la droga: a fornire gli stupefacenti ad Antonio Giugliano, la ‘ndrina calabrese dei Pesce-Bellocco della Piana di Gioia Tauro. Per trasportarli, avrebbero utilizzato anche furgoni per la distribuzione del caffè. Al raggruppamento di Rosario Giugliano, viceversa, si addebitano – oltre allo spaccio di cocaina e marijuana procurate dal clan Formicola e dalla famiglia Batti – anche le estorsioni. A organizzare lo smercio di droga – per gli inquirenti – Teresa Caputo, compagna di Rosario Giugliano, accusata di essere l’interfaccia tra il ras e i suoi uomini. La donna avrebbe raccolto gli ordini durante i colloqui in carcere. Molti di questi si tenevano in una ludoteca del penitenziario, a causa della presenza di un figlio minore. Pesanti accuse anche all’altro figlio della donna, il neomelodico Alfonso Manzella in arte “zuccherino”, pure lui finito in cella. Tra le contestazioni, quella di aiutare il patrigno con le canzoni. Brani a scopo di proselitismo, per reclutare affiliati, ma anche strofe contro forze dell’ordine e magistratura. Rosario ‘o minorenne, dopo la scarcerazione, avrebbe stabilito il quartier generale in una mansarda di Pagani. Proprio qui avrebbe pianificato l’omicidio di Carmine Amoruso, l’ex collaboratore di giustizia. Il movente – secondo le indagini – non sarebbero le presunte rivelazioni messe a verbale. Piuttosto, i contrasti sorti per interessi criminali. Del tentato omicidio di Amoruso rispondono Rosario Giugliano e Nicola Francese, ritenuto suo uomo di fiducia. Sono loro i destinatari del fermo dei pm di Salerno. Una settimana fa, nei pressi del cimitero di San Marzano, erano stati esplosi 14 colpi di pistola contro l’auto dell’ex pentito. Un raid in pieno giorno, cui l’obiettivo designato era sfuggito forse per caso: una delle armi si era inceppata, lui era rimasto comunque ferito ad una spalla. Durante le perquisizioni, in una casa di Poggiomarino, i carabinieri hanno trovato 62 ordigni: si pensa servissero per spaventare le vittime del racket.

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