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In moltissimi l’hanno attesa per mesi, chi ha saputo leggere tra le righe e le dichiarazioni di intenti del suo autore, che hanno annunciato una forte volontà di dedicarsi all’animazione, forse anche da più tempo.

I muri e le fermate della Metro di Roma (e non solo) sono ricoperte di ironici e gustosi cartelloni pubblicitari che attraverso il linguaggio fumetto promuovono l’evento. Insomma, il suo popolo fibrillava per la venuta del momento scoccato oggi.

A cosa era dovuta tutto questo spasmodico guardare allo scorrere dei giorni sul calendario?

Si chiama “Strappare lungo i bordi” ed è la serie italiana di animazione di Netflix scritta e diretta dall’autore di fumetti Zerocalcare (al secolo Michele Rech), che debutta oggi 17 novembre sulla piattaforma. Sulla sua pagina Facebook ZeroCalcare ha voluto mettere in evidenza che si tratta di “Un lavoro collettivo, ci sono state appresso 200 persone, purtroppo sono tutti nomi che finiscono in un imbuto da cui spesso esce fuori solo “La serie di Zerocalcare”. Giuro che faccio del mio meglio per riconoscere a ognuno il lavoro che ha fatto e lo ripeto sempre. Graziedodicimilioni a tutti e tutte, spero che il risultato finale e le reazioni non vi faranno vergognare di averci lavorato e che anzi ce svoltate altri lavori”, confermandosi ancora una volta personalità tanto unica quanto istrionica nel panorama creativo italiano.

Prodotta da Movimenti Production in collaborazione con BAO Publishing (Casa editrice che pubblica le opere a fumetti dell’autore romano), Strappare lungo i bordi è serie composta da 6 episodi da circa 15 minuti ciascuno, e verrà ambientata nell’ormai noto universo narrativo dello scrittore della Profezia dell’Armadillo, opera d’esordio di ZeroCalcare, da cui è stato tra l’altro tratta una versione cinematografica godibile sempre su Netflix.

In un racconto costellato di flashback e aneddoti che spaziano dalla sua infanzia ai giorni nostri, Zerocalcare percorre un viaggio con gli amici di sempre, verso qualcosa di molto difficile da fare. Tutto, dai ricordi sugli anni della scuola ai lamenti esistenziali nei confronti della propria incompiutezza, è narrato con la voce di Zerocalcare, che doppia tutti i personaggi, tranne l’armadillo, che ha la voce di Valerio Mastandrea.

È con questo stratagemma che ogni capitolo della storia sembra costruire un tassello di un mondo fatto di pochissime certezze e di amicizie incrollabili. E quando nel finale tutti i pezzi saranno al loro posto, il mosaico che avranno costruito sarà una sorpresa per lo spettatore, ma anche per il protagonista.

ZeroCalcare, a proposito di se stesso e dei suoi personaggi: ha dichiarato: “Io in fondo sono un fottuto tristone e così ho costruito intorno a me tanta autoironia. Ho scoperto che se banchetti con te stesso gli altri la smetteranno di farlo con te”.

Più che il sociale, ha spiegato qualche tempo fa Michele Rech, “Amo il concetto di tribù. Ho un forte senso di appartenenza in questo senso. Penso ancora una volta ai centri sociali e alla scena punk, solo così alla fine sono sempre riuscito a trovare un certo equilibrio. Più che nella politica – aggiunge – mi riconosco ancora nella mia riserva indiana dei centri sociali, nella politica dal basso più che in quella dei partiti”.

La sua più grande paura avendo fatto un salto dentro Netflix? “Temevo su ogni cosa il tradimento della mia identità, ma in realtà non c’è stato. La paura più grande per me resta sempre quella di deludere. Vi assicuro che già stasera piangerò nella mia cameretta se mi arriva la prima critica”.

Noi ci riserviamo di guardare tutta la serie e di parlarne compiutamente, a breve, in una delle prossime puntate di Nuvole di China, la rubrica web dedicata al fumetto del Quotidiano del Sud.

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