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Le monete rubate dalle cassette delle offerte all’interno della Basilica di San Nicola a Bari, nella notte in cui sono stati trafugati gli oggetti sacri dalla statua del santo, poi ritrovati e ieri restituiti, sarebbero state usate per giocare alle slot machine in una sala scommesse di Bari. Lo hanno accertato i poliziotti nell’ambito delle indagini sul furto sacrilego con scasso avvenuto nella notte tra il 21 e il 22 marzo, per il quale è in carcere dal 23 marzo il tunisino Farid Hanzouti, di 48 anni.

Quando l’uomo è stato rintracciato nascosto in un casolare nel quartiere Japigia, dove in seguito sono stati ritrovati anche gli oggetti sacri di San Nicola, gli investigatori hanno analizzato i tabulati telefonici e le tracce digitali lasciate dietro di sé, ricostruendo il percorso fatto dal 48enne dopo il colpo in Basilica. Sono riusciti così ad accertare che l’uomo, subito dopo il furto, avrebbe trascorso il resto della notte in una sala scommesse nel quartiere Madonnella, giocando alle slot machines con le monete trafugate poco prima dalle cassette delle offerte della Basilica. Con le offerte al Santo, l’uomo avrebbe vinto oltre 1.600 euro, poi sequestrati nello stesso casolare.

Inizialmente si era pensato che la somma fosse il guadagno della vendita degli oggetti rubati. mentre davanti al giudice, nel corso dell’interrogatorio di convalida del fermo, Hanzouti si era difeso – proclamandosi innocente riguardo al furto in basilica – giustificando il possesso di quel denaro come il guadagno racimolato con la sua attività illegale di parcheggiatore abusivo.

Ad ogni modo, dopo la consistente vincita alle slot machines, l’uomo aveva lasciato la sala scommesse di Madonnella nelle prime ore del mattino, portandosi al seguito uno zaino, particolare risultatop poi non secondario ai fini del buon esito delle indagini. Insospettiti dal comportamento, gli agenti avevano quindi deciso di ritornare presso il casolare dove si era rifugiato il tunisino, alla ricerca proprio di quello zaino, non trovato nel corso della prima perquisizione.

E così, dopo alcune ore di ricerche, uno degli agenti, camminando lungo il terreno adiacente il casolare di Japigia, ha calpestato una porzione di terra, nascosta dalle erbacce, che ha subito ceduto sotto il suo peso. I poliziotti, utilizzando strumenti di fortuna presenti sul luogo, hanno iniziato a spostare la vegetazione e la terra, rinvenendo uno zaino sporco e logoro.

Una volta aperto, i riflessi dorati ed argentati degli oggetti sacri non hanno lasciato dubbi ai poliziotti in merito al contenuto dello zaino: l’evangeliario, l’anello e il medaglione con all’interno la sacra manna erano appena stati ritrovati. I beni sono stati quindi repertati e posti sotto sequestro, a disposizione dell’autorità giudiziaria, che ne ha successivamente disposto la restituzione alla basilica di San Nicola.

Ricostruita dinamica del furto e recuperati i gioielli sottratti dalla teca del santo patrono, le indagini comunque non si sono fermate. Resta da chiarire infatti il perché di quel furto compiuto dall’uomo in basilica e la presenza di eventuali complici. Gli inquirenti, infatti, non escludono l’ipotesi che il tunisino possa aver fatto irruzione in basilica e messo a segno il furto su commissione di qualcuno non ancora scoperto.

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