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Il Palazzo di giustizia di Trani

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CORATO – La Corte d’Assise di Trani ha condannato alla pena dell’ergastolo Carlo Strippoli, 54 anni, per l’omicidio di sua madre Teresa Di Palma, 87 anni, trovata morta nella sua abitazione di via Marzabotto, a Corato, l’11 giugno del 2017. La donna fu trovata priva di vita da due dei suoi tre figli che immediatamente allertarono carabinieri e 118. Furono loro a raccontare agli inquirenti di aver più volte provato a contattare la madre per telefono, ma senza riuscirci, e che, preoccupati, avevano quindi deciso di andare a casa sua.

Lì la tragica scoperta: la donna fu trovata senza vita sul suo letto. Per gli investigatori fu subito chiaro che non si fosse trattato di una rapina perché all’interno dell’appartamento dell’anziana non mancava nulla e non c’erano segni di scasso. Dai primi rilievi non erano emersi neanche segni di aggressione sul corpo della donna. La Procura di Trani dispose allora il sequestro dell’appartamento e l’esame autoptico sul cadavere.

Proprio grazie a questi esami più accurati, sono poi emerse diverse lesioni sul volto dell’87enne, compatibili con un soffocamento. Le indagini – condotte dai carabinieri diretti dalla Procura di Bari – si orientarono quindi sull’ipotesi di una morte violenta: la prima ricostruzione dei fatti e l’autopsia della donna confermarono che Di Palma fu uccisa, con un’azione di soffocamento probabilmente provocato applicando con forza un cuscino sul suo volto.

Dopo circa due anni di indagini complesse e sviluppatesi anche con l’ausilio di accertamenti di natura tecnica, come la perizia genetica finalizzata all’estrapolazione dei profili del dna, ed effettuata sul cuscino e sulle lenzuola della donna, uno dei figli, fu iscritto nel registro degli indagati. L’accusa gravissima: omicidio volontario.

Diversi elementi sarebbero risultati determinanti nella sentenza di ergastolo: in particolare, la perizia tecnica del medico legale del Policlinico di Bari che, dinanzi alla Corte d’Assise di Trani, ha argomentato e ristretto l’orario del decesso in un arco temporale ben definito, tra le 20.30 e le 23.30 di quel 10 giugno 2017.

Inoltre, tramite l’analisi dei dati estrapolati dai tabulati telefonici e dei tabulati gps dell’autovettura del condannato, si è potuto dimostrare che l’uomo in quelle ore si trovava proprio a casa di sua madre. Tra i due ci sarebbe stata una violenta discussione, finita con l’omicidio della donna, morta appunto per soffocamento. Gli elementi raccolti, durante gli anni di indagini, hanno stretto il cerchio attorno al presunto responsabile di una vicenda che ha sconvolto tutta la comunità coratina.

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