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Il cementificio di Barletta

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BARLETTA – Lo studio parla chiaro, «i bambini che vivono e frequentano la scuola in un’area urbana esposta alle emissioni dei cementifici mostrano un bioaccumulo cronico di metalli tossici e una significativa esposizione all’inquinamento da PM10». Così è scritto nelle conclusioni della pubblicazione del presidente del comitato scientifico Isde, Agostino Di Ciaula, che ha effettuato quello studio, misurando su un campione di 366 bambini (6-10 anni), che vivono e frequentano la scuola a Barletta, città che ospita un cementificio, la concentrazione nelle unghie di 24 metalli.

Il biomonitoraggio delle unghie dei bambini, con la raccolta delle stesse, quelle dei piedi per evitare contaminazioni, risale al 26 febbraio 2020 e la pubblicazione a giugno 2021. A luglio un incontro e da allora, nonostante le sollecitazioni dei promotori di tale iniziativa, associazioni ambientaliste poi confluite nel comitato Uniti X l’Ambiente, null’altro, alcuna azione, determinazione, insomma nessuna conseguenza. Il 19 ottobre avrebbe dovuto svolgersi un incontro a palazzo di città ma il commissariamento del comune ha cancellato dall’agenda politica quell’appuntamento.

L’ultima richiesta di approfondimento arriva dal comitato Operazione aria pulita, che ha provveduto anche alla traduzione della pubblicazione.
«A prescindere dalle vicende politiche nostrane non può e non deve essere procrastinato ulteriormente – spiega il presidente Michele Cianci – si parla di salute pubblica, della salute dei nostri bambini, pertanto non ammettiamo né ritardi né sottovalutazioni strumentali, non intendiamo arretrare di un solo passo».

Cianci parla di «politica disattenta al limite dell’autolesionismo” a fronte della gravità di quanto emerso su cui intendono accendere i riflettori, fino ad annunciare la mobilitazione e un possibile esposto alla procura di Trani». Ricordiamo che tale studio è stato integralmente pagato dai contribuenti proprio per un’evidente questione di salute pubblica – aggiunge il rappresentante del comitato – l’abbiamo pagato perché volevamo stare tranquilli e così non sembra essere leggendo anche solo superficialmente i risultati».

Nello specifico, nello studio residenza e scuole dei bambini sono stati geocodificati e suddivisi in due tipi di aree, con maggiore e minore concentrazione di PM10 a seconda della prossimità al cementificio. “Risulta evidente che le concentrazioni di metalli pesanti sono superiori nei bambini che abitano nelle zone a ridosso della zona oggettivamente più inquinata (cementificio) e che nella stessa zona frequentano le scuole, rispetto a quelli che, pur frequentando le stesse scuole, abitano in aree più lontane e ancor di più rispetto ai bimbi che abitano e frequentano le scuole “fuori” dalla zona citata».

Il Comitato chiede un incontro urgente fra commissario della Asl Bt Alessandro Delle Donne e commissario prefettizio Francesco Alecci, col coinvolgimento di Arpa, Ares e dei consiglieri regionali barlettani. E poi la proposta, l’“immediata delocalizzazione dell’impianto ben lontano dal centro urbano”, quale ”unica via percorribile per la tutela dei cittadini e dei lavoratori. Altrimenti sarebbe come se pagassimo con la salute dei nostri bambini la produzione di cemento e l’incenerimento dei rifiuti.

Uno scambio insostenibile». Cianci si appella anche ai senatori barlettani, Messina, Quarto e Damiani, anch’egli intervenuto ieri sulla vicenda. «La tutela della salute pubblica – ha detto – è un’esigenza primaria della comunità, che ha il diritto di essere informata attraverso iniziative di confronto utili a rassicurare la cittadinanza».

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