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Sale operatorie bloccate dal Covid per due anni

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Il 54% del totale dei ricoveri chirurgici da recuperare in Puglia, dopo il blocco provocato dalla pandemia Covid, riguarda la provincia di Bari. Nel dettaglio, si parla di 13.201 operazioni saltate e che, adesso, devono essere in qualche modo eseguite. Un dato che preoccupa e non poco, visto che a questo numero importante si devono sommare gli interventi del 2022. In tutta la Puglia sono 24.463 i ricoveri chirurgici che si sono accumulati, ma oltre la metà sono concentrati nella sola provincia di Bari, segue il Foggiano con il 17% del totale, la provincia di Taranto (16%), e poi Lecce (6%), Bat (5%) e Brindisi (3%).

Per recuperare il tempo perso la Regione sta pensando, oltre a potenziare le piante organiche degli ospedali pubblici, anche ad «assoldare» le cliniche private. Per quanto riguarda invece gli esami e le visite mediche, in tutta la Puglia sono 374mila quelli non effettuati nel 2021. La settimana scorsa il dipartimento Salute ha trasmesso al ministero della Salute i dati relativi al recupero delle liste di attesa dopo l’emergenza Covid e i numeri, come emerge, sono esorbitanti.

La pandemia ha dilatato ulteriormente i tempi, ha fatto saltare operazione ed esami e ora l’obiettivo e provare a recuperare il tempo perso. Basti pensare che solamente nei primi sei mesi del 2021, in Puglia sono state poco più di sette milioni le prestazioni ambulatoriali, in recupero sul 2020 quando furono 5 milioni e 686mila ma rispetto al 2019, anno pre pandemia Covid, mancano all’appello ancora un milione e 166mila visite ed esami.

Anche nel 2021, rispetto, ad esempio al 2018, c’è stato un calo delle prestazioni ambulatoriali importante, pari al 19,77% nel primo trimestre e al 10,83% nel secondo trimestre. Certo, confrontando i numeri con il 2020 si inizia a intravedere la luce, visto che due anni fa la riduzione fu ancora più drastica, toccando il picco del 46,59% degli esami e visite «persi» rispetto al 2018.

Nel primo semestre del 2019 le “prime visite” furono 401mila, nel 2020 315mila, nel 2021 appena 279mila. Stesso discorso per le visite di controllo: nei primi tre mesi del 2019 furono 463mila, nello stesso periodo del 2020 430mila, da gennaio a marzo 2021 solamente 365mila. Persino gli esami medici per i pazienti oncologici sono in flessione, anche se la riduzione è stata più contenuta: sono circa 2mila le prestazioni in meno nel 2021 rispetto al 2019. Comunque non poche.

Si curano meno anche le famiglie più povere, quelle che possono usufruire dell’esenzione dal pagamento: nel primo trimestre del 2019 furono eseguite 1.134.000 esami, nel 2020 circa 947mila, nel 2021 poco meno di 820mila. Oltre 300mila persone in meno rispetto a due anni fa.

Potremmo proseguire con le visite neurologiche: nel primo trimestre 2019 ne furono fatte 18.851, nello stesso periodo del 2021 invece 15.225. Numeri che si sommano a quelli relativi al 2020 e vanno a complicare ulteriormente la situazione. Nel 2020, ad esempio, sono stati oltre 134mila gli interventi programmati in meno rispetto al 2019, 65mila durante il primo lockdown, da marzo a giugno, e 52mila da ottobre a dicembre dell’anno scorso

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