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Non è più in funzione dal lontano 2005 ma continua a far discutere.
La discarica Cobema di contrada Tufarelle, al confine tra Canosa di Puglia e Minervino Murge, è stata posta sotto sequestro dai militari delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Barletta a seguito di quanto stabilito dalla Procura di Trani, titolare delle indagini a proposito del presunto inquinamento ambientale causato negli anni sul territorio dei due comuni dal sito di raccolta dei rifiuti.

Nei giorni scorsi, peraltro, il giudice per le indagini preliminari aveva disposto un incidente probatorio, che si è svolto in modalità di contradditorio tra le parti, nell’ambito dell’inchiesta aperta a carico dei legali rappresentanti dell’impianto, accusati di inquinamento ambientale e omessa bonifica.

I sigilli alla struttura consentiranno «Di cristallizzare la situazione di fatto e lo stato dei luoghi – secondo quanto è stato riportato nelle pagine dell’ordinanza della Procura di Trani e che è finalizzata all’effettuazione urgente di accertamenti, che avranno durata di massimo 15 giorni, al termine dei quali è previsto l’avviamento «Di interventi per contrastare il protrarsi dell’inquinamento in atto».

Controlli si sono svolti anche nella sede di Cobema e negli uffici della Provincia Bat: i finanzieri hanno acquisito atti e incartamenti ritenuti funzionali all’approfondimento delle indagini. Emerge come la Provincia di Bari, all’epoca, avesse chiesto alla società una serie di interventi che sarebbero rimasti disattesi.

Gli investigatori ipotizzano, anche alla luce dei contenuti di una relazione tecnica, «Un diffuso fenomeno di inquinamento ambientale, con copiosa presenza di percolato, accertato sia al di sotto della discarica che lungo i fianchi riversandosi in direzione dei circostanti uliveti».

Le analisi del perito nominato dal Gip hanno permesso il riscontro «Di criticità relative ad una fase successiva all’affidamento dei lavori di chiusura definitiva e post-gestione della discarica con perdita di percolato ancora in corso», provocato dalle infiltrazioni delle acque meteoriche.

Sarebbero state accertate condizioni di non impermeabilità della struttura, ragione per cui la Procura intende verificare le eventuali corresponsabilità degli ex gestori.

La mancata realizzazione del prescritto impianto di captazione del biogas generato dai rifiuti è un altro punto sul quale i magistrati vogliono fare chiarezza.

Il ministero per la transizione ecologica, la Regione Puglia e il Comune di Canosa si sono costituiti come parti offese nel procedimento che sta per essere avviato.

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