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Dal primo gennaio 2023 circa 3.500 operatori sanitari precari saranno stabilizzati dalle Asl e dalla Regione Puglia. A comunicarlo i sindacati Cgil Fp, Cisl Fp, Uil Fpl, Nursind e Nurging Up dopo una riunione in videoconferenza, che si è tenuta il 7 dicembre, con l’assessore Rocco Palese e il direttore del dipartimento Salute, Vito Montanaro.

«L’assessore Palese ed il direttore Montanaro – dicono i sindacati – hanno comunicato che lunedì 12 dicembre sarà approvata in Giunta regionale la deliberazione in ordine alla stabilizzazione dei precari della sanità pubblica pugliese».

«Più precisamente – spiegano – saranno stabilizzati tutti coloro i quali sono in possesso dei requisiti di stabilizzazione ai sensi del decreto Madia (36 mesi al 31/12/2022) e quelli in possesso del requisito di cui all’articolo 1 comma 268 della legge 234/2021, cioè che abbiano maturato al 30 giugno 2022, 18 mesi di servizio di cui almeno 6 nel periodo tra il 31/1/2020 e il 30/06/2022. Tutti i precari in possesso quindi dei predetti requisiti saranno stabilizzati in un unico momento alla data del primo gennaio 2023». Per gli altri precari che non hanno maturato questi requisiti, secondo quanto riferiscono i sindacati, i contratti saranno prorogati sino al raggiungimento dei 36 mesi di servizio.

Filippo Anelli: “Un ottimo segnale per la sanità pugliese”

«È un ottimo segnale per la sanità pugliese. Anche se i numeri relativi ai medici non sono rilevanti rispetto alle drammatiche carenze di cui soffre attualmente il sistema, il provvedimento dell’assessore Palese manifesta finalmente la volontà della Regione di investire sul personale sanitario» ha commentato Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari.

«Chiedo alla Regione – aggiunge – di mettere in atto tutti quei provvedimenti indispensabili affinché venga garantita la sicurezza dei medici sul luogo di lavoro, ma anche il rispetto della normativa per quanto riguarda gli orari, per evitare il numero crescente di casi di burnout cui stiamo assistendo in uno scenario in cui i medici sono pochi e costretti a straordinari senza regole sia negli ospedali che sul territorio».

«Spero – afferma – sia l’inizio di una serie di provvedimenti che affrontino le criticità della sanità regionale, sia sul fronte del fabbisogno di personale medico che su quello organizzativo. Occorre rendere la professione nuovamente attrattiva, per fermare l’emorragia di personale che si sta verificando e che non è più sostenibile».

“Anche su fronti critici come il 118 e la medicina di famiglia – conclude Anelli – non si tratta solo di avere più medici, ma anche di rivedere i modelli organizzativi».

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