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IERI sera in prima serata, su Retequattro a “Controcorrente – Prima serata”, è andata in onda l’intervista esclusiva a Rosalba Livrerio Bisceglia, indagata nell’inchiesta per caporalato a Foggia. Imprenditrice agricola, è la moglie del prefetto Michele Di Bari, capo del dipartimento per l’Immigrazione, che si è dimesso dopo quanto accaduto. La donna gestisce un’azienda agricola in provincia di Foggia.

«Io ho un’azienda di ortaggi e cerealicola, non ho bisogno di manodopera straniera. Non ho cose che si tagliano con le mani all’infuori di un piccolo vigneto dove si raccoglie l’uva. L’uva 2020, il giorno prima che si iniziasse ho richiesto i documenti a una persona che conoscevo per tagliare l’uva», si difende Bisceglia, che aggiunge: «Mi avevano passato questo numero, questo aveva persone per raccoglierle. Le ho assunte regolarmente». Secondo gli inquirenti però lei parlava con questo caporale e non direttamente con i lavoratori dei campi, anche rispetto ai pagamenti.

La persona a cui si è rivolta, hanno evidenziato gli inquirenti, era il “caporale” Bakary Saidy, che si occupava di procurare la manodopera tra gli extracomunitari che vivevano nella baraccopoli di Borgo Mezzanone. Come si legge nell’ordinanza del gip, la donna trattava direttamente con Saidy anche per i pagamenti ai braccianti. «Perché – rileva – sono tanti e quindi quando è così c’è sempre uno che viene e fa un lavoro di sei giorni. Penso che tutto questo verrà fornito nella sede giusta. Sicuramente è stata una superficialità. Adesso però non mi sento di aver fatto una grande… la prego adesso mi lasci chiudere».

L’operazione – Sono state 16 le persone coinvolte nell’inchiesta della procura di Foggia e dei carabinieri contro il caporalato. Il blitz, scattato lo scorso 10 dicembre, ha portato in carcere due persone – due extracomunitari – tre ai domiciliari e undici hanno avuto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Per tutti le accuse sono di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. L’operazione è stata portata a termine dai carabinieri della compagnia di Manfredonia e dal nucleo dei carabinieri dell’Ispettorato del lavoro. Una indagine che si è focalizzata nel periodo tra luglio e ottobre del 2020.

Nel corso delle indagini è stata anche richiesta l’assoggettamento al controllo giudiziario di dieci aziende agricole riconducibili ad alcune delle persone coinvolte nell’operazione di oggi. Tra le persone coinvolte anche Rosalba Livrerio Bisceglia, la moglie del prefetto Michele Di Bari, 62 anni di Mattinata, nel foggiano, dal 2019 capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Viminale.

Per la donna è scattato l’obbligo di dimora. Il prefetto Di Bari dopo aver appreso la notizia del coinvolgimento della consorte nell’inchiesta si è dimesso dall’incarico. Per i sedici le accuse, a vario titolo, sono di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Da luglio a ottobre del 2020, gli inquirenti avrebbero scoperto un sistema di selezione, reclutamento, utilizzo e pagamento della manodopera messo in piedi dai caporali e proprietari delle aziende.

Gli inquirenti avrebbero verificato che un cittadino gambiano di 33 anni – già coinvolto in una operazione anti caporalato nei mesi scorsi -, con l’aiuto di un senegalese di 32 anni, anch’egli domiciliato nell’ex pista, svolgeva il ruolo di “anello di congiunzione” tra i rappresentanti di dieci aziende agricole del territorio e i braccianti.

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