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Policlinico Riuniti di Foggia

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Un 18enne ha aggredito tre infermieri nel pronto soccorso; si tratta della seconda aggressione al Policlinico di Foggia in meno di una settimana. La dottoressa scrive: «i medici non sono nemici»·


FOGGIA – Un’altra notte di paura per il personale sanitario del Policlinico Riuniti di Foggia. Nella notte tra domenica e lunedì, tre infermieri in servizio presso il pronto soccorso sono stati aggrediti da un paziente di 18 anni, giunto in ospedale in stato d’ansia. Il giovane, dopo aver ricevuto le prime cure, ha improvvisamente perso il controllo, scagliandosi contro gli operatori sanitari con calci e pugni.

Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine, che hanno prontamente arrestato l’aggressore in flagranza di reato. L’18enne è stato condotto in carcere con le pesanti accuse di lesioni personali aggravate ai danni di personale sanitario e resistenza a pubblico ufficiale.
Questo ennesimo episodio di violenza ai danni del personale sanitario riaccende i riflettori su una situazione ormai insostenibile. Pochi giorni fa, infatti, erano stati proprio gli operatori del reparto di chirurgia toracica dell’ospedale di Foggia a subire un’aggressione da parte di alcuni familiari di una paziente deceduta durante un intervento.

DOPO L’AGGRESSIONE AL PERSONALE MEDICO DEL POLICLINICO DI FOGGIA, UNA DOTTORESSA SCRIVE: «I MEDICI NON SONO NEMICI»

Sul caso dell’aggressione del 4 settembre 2024 al personale sanitario del reparto di chirurgia toracica è intervenuta sui suoi social la dottoressa Flaminia Mangano. Il dirigente medico era turno la sera del 4 settembre quando i parenti della 23enne Natascha, morta durante un intervento, hanno aggredito i medici. La dirigente medico sui suoi social personali ha lasciato scritto una lettera ricordando alcuni punti di un lungo post di Tatiana, sorella della vittima. La dottoressa spiega che venire in ospedale «a fare la guerra peggio di Gomorra, come leggo in quella lettera, deve essere un’opzione non ammissibile».
La lunga lettera si conclude con le parole che Mangano scrive: «ieri da una signora che, lamentandosi della presunta attesa di qualche minuto per un esame al figlioletto, in perfetta buona salute, mi ha detto, cavalcando vergognosamente l’onda dei tragici eventi dei giorni scorsi, ‘fanno bene poi, quando vi menano. Non è più vita la nostra in ospedale – conclude -. Servono misure efficaci. Siamo ad un punto di non ritorno». 

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