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MATERA- Pino Oliva entra nel Sancta Sanctorum della storia di Matera: i fatti del 21 settembre 1943, e lo fa usando l’arte nella quale eccelle: il fumetto.
Accanto a lui, maestro di una attenta ricostruzione storica documentale c’è Franco Ambrico.
La coppia ha portato a termine un lavoro straordinario sotto due punti di vista, intanto quello cronologico e cronachistico e poi quello artistico che nelle oltre 150 pagine di “Matera, 21 settembre 1943” (Lavieri editori) trova concretezza.
Il libro verrà presentato oggi, alle 19, nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi.
L’attenzione certosina con cui le 12 ore più drammatiche della storia di Matera si sono trasformate in luoghi, volti, storie appartiene alla migliore storiografia sfiora la pignoleria più estrema. Dalle divise, agli elmetti, ai particolari più minuziosi Oliva e Ambrico hanno lavorato fianco a fianco per oltre due anni per condurre in porto questo volume che non è solo una pubblicazione a fumetti, ma un vero e proprio racconto storico.
Pino Oliva è innanzitutto un materano: «Questo lavoro è importante anche perchè uscirà in tutta Italia dove questa vicenda verrà finalmente raccontata e conosciuta».
La genesi del libro ha avuto fasi “in progress”: «Cominciai da solo – ricorda ancora Oliva – poi mi resi conto che l’argomento era troppo complesso e che nel racconto c’erano delle falle. Un amico comune, Pippo Bianco, mi mise in contatto con Franco Ambrico che svolge ricerche su quei fatti da almeno 20 anni».
E così nacque la coppia. «Veniva nel mio studio due volte alla settimana con documenti storici, fotografie e mi raccontava nei dettagli gli avvenimenti di quel giorno. Io realizzavo la sceneggiatura, una impostazione filmica del lavoro che è stato molto difficile. In questa vicenda ci sono ancora molti punti oscuri e io e Franco siamo diventati investigatori del passato. Tutto ciò che è stato disegnato è frutto solo della lettura dei documenti dell’epoca. Molte delle parole pronunciate dai protagonisti del fumetto, sono quelle riportate nei verbali».
Nasce così una sceneggiatura a incastro e un lavoro in dicromia: «Il bianco e nero è interrotto da parti in color seppia che riportano le deposizioni dei testimoni. Molti di questi eventi si sono sovrapposti nell’arco dello stesso giorno, dalle 8 del mattino alle 8 di sera. E’ stato difficile riuscire a capire, ad esempio, cosa era accaduto prima: l’eccidio alla Società elettrica o l’esplosione alla milizia? O furono contemporanei? – si chiede Oliva – tra centinaia di documenti abbiamo ricostruito molti aspetti».
Un lavoro a quattro mani che ha dato ottimi risultati, in un rapporto di integrazione. «Per realizzare questo libro – aggiunge Oliva – non ho disegnato tavola per tavola, ma vignetta per vignetta. Complessivamente sono stati più di 2000. Abbiamo riprodotto con Franco uniformi, armi, gradi con grande attenzione».
«Per i volti – aggiunge Oliva – non mi sono rifatto alle caratteristiche fisiognomiche originali. In altri ho fatto come un regista che sceglie i suoi attori: al Prefetto ho dato il viso di un amico, all’avvocato di Martina Franca quello di mio padre che non c’è più. Volti comunque materani che ho ricostruito guardando i volti sulle lapidi del cimitero, quando andavo a trovare mio padre ormai scomparso».
Il libro ha un’appendice storica molto dettagliata e una prefazione curata da Franco Ambrico.
Domande e vicende che si intrecciano e chiariscono grazie a un fumetto che diventa vero e proprio un testo storico in nome di una memoria che deve finalmente trovare pace.

 

a.ciervo@luedi.it

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