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QUALCUNO ha definito l’appalto del Dea dell’ospedale civile dell’Annunziata il più grosso scandalo cittadino, dopo quello di Viale Parco. Ma se l’inchiesta di viale Parco finì in una bolla di sapone, identico destino ha avuto quella sul Dea.
Del nuovo dipartimento di emergenza si è iniziato a parlare nel lontano 1993, quando furono stanziati ben 23 miliardi delle vecchie lire. L’appalto venne assegnato nel giugno del 1997 per 18 miliardi e 194 milioni delle vecchie lire. In particolare il cantiere fu consegnato nel novembre dello stesso anno alla ditta Giannini Michele di Roma. I lavori sono andati avanti con una certa lentezza fino al 2004 quando si verificò un colpo di scena e cioè l’azienda ospedaliera decise di rescindere il contratto con la ditta Giannini per inadempienza. Qua pare sia sorto il primo problema. Da quanto si è appreso l’azienda ospedaliera si è limitata a rescindere il contratto, senza verificare compiutamente lo stato dei lavori e di come erano stati eseguiti. Nel frattempo alla Giannini subentravano altre ditte. Nel 2007 l’allora direttore generale dell’azienda ospedaliera, Cesare Pelaia, presentò un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica in cui si evidenziavano una serie di lavori pagati e mai eseguiti o comunque difformi dal capitolato d’appalto. Come sia stato possibile che alla ditta siano stati pagati lavori mai eseguiti? Possibile che nessuno ha controllato l’operato dell’impresa romana? Quelle di Pelaia, però, non erano semplici ipotesi bensì fatti riscontrati anche nella perizia tecnica disposta dalla Procura della Repubblica di Cosenza.
Queste domande rischiano di rimanere appese al vento. Intanto l’esborso per il Dea è andato avanti. Nel 2010 è stato fatto un nuovo affidamento a dei tecnici per la redazione di un progetto volto a coprire le lacune dei lavori originari. Il nuovo appalto per i lavori ammonta a poco meno di due milioni di euro.
Il Giudice monocratico presso il Tribunale di Cosenza ha assolto perchè il fatto non sussiste Natale Aiello, difeso dall’avv. Vincenzo Adamo, Manlio Perelli, difeso dall’avv. Daysa Giacani, e Luigi Vaccaro, difeso dall’avv. Giuseppe Fonte, dai reati di falso ideologico in atti pubblici e frode nelle pubbliche forniture. Curiosamente proprio lo stesso tipo di reati contestati nell’inchiesta su viale Parco
I reati erano contestati ai tre imputati in qualità dei rappresentanti delle ditte e direttori dei lavori nell’esecuzione dell’appalto per la realizzazione di tre corpi di fabbrica all’interno del Presidio Ospedaliero di Cosenza primo lotto Dea. Il Giudice monocratico ha dichiarato estinti per prescrizione una serie di reati attribuiti ad altre persone coinvolte nel processo. Ha deciso invece l’assoluzione perchè le ditte e il direttore dei lavori hanno attribuito al primo appaltatore le deficienze nei lavori.
Il Pubblico ministero aveva chiesto la condanna per Natale Aiello e Manlio Perelli alla pena di un anno e sei mesi di reclusione, mentre per Luigi Vaccaro erano stati chiesti 10 mesi.
Ieri quindi la sentenza su una storia che ha visto sullo sfondo un appalto mostruoso per le opere effettivamente realizzate: oltre 14 miliardi delle vecchie lire. 

COSENZA – Qualcuno ha definito l’appalto del Dea dell’ospedale civile dell’Annunziata il più grosso scandalo cittadino, dopo quello di Viale Parco. E se l’inchiesta di viale Parco finì in una bolla di sapone, identico destino ha avuto quella sul Dea.Del nuovo dipartimento di emergenza si è iniziato a parlare nel lontano 1993, quando furono stanziati ben 23 miliardi di lire. 

L’appalto venne assegnato nel giugno del 1997 per 18 miliardi e 194 milioni delle vecchie lire. In particolare il cantiere fu consegnato nel novembre dello stesso anno alla ditta Giannini Michele di Roma. I lavori sono andati avanti con una certa lentezza fino al 2004 quando si verificò un colpo di scena e cioè l’azienda ospedaliera decise di rescindere il contratto con la ditta Giannini per inadempienza. Qua pare sia sorto il primo problema. Da quanto si è appreso l’azienda ospedaliera si è limitata a rescindere il contratto, senza verificare compiutamente lo stato dei lavori e di come erano stati eseguiti. Nel frattempo alla Giannini subentravano altre ditte. Nel 2007 l’allora direttore generale dell’azienda ospedaliera, Cesare Pelaia, presentò un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica in cui si evidenziavano una serie di lavori pagati e mai eseguiti o comunque difformi dal capitolato d’appalto. Come sia stato possibile che alla ditta siano stati pagati lavori mai eseguiti? Possibile che nessuno ha controllato l’operato dell’impresa romana? 

Quelle di Pelaia, però, non erano semplici ipotesi bensì fatti riscontrati anche nella perizia tecnica disposta dalla Procura della Repubblica di Cosenza.Queste domande rischiano di rimanere appese al vento. Intanto l’esborso per il Dea è andato avanti. Nel 2010 è stato fatto un nuovo affidamento a dei tecnici per la redazione di un progetto volto a coprire le lacune dei lavori originari. Il nuovo appalto per i lavori ammonta a poco meno di due milioni di euro.Il Giudice monocratico presso il Tribunale di Cosenza ha assolto perchè il fatto non sussiste Natale Aiello, difeso dall’avvocato Vincenzo Adamo, Manlio Perelli, difeso dall’avvocato  Daysa Giacani, e Luigi Vaccaro, difeso dall’avvocato Giuseppe Fonte, dai reati di falso ideologico in atti pubblici e frode nelle pubbliche forniture. Curiosamente proprio lo stesso tipo di reati contestati nell’inchiesta su viale ParcoI reati erano contestati ai tre imputati in qualità dei rappresentanti delle ditte e direttori dei lavori nell’esecuzione dell’appalto per la realizzazione di tre corpi di fabbrica all’interno del Presidio Ospedaliero di Cosenza primo lotto Dea. 

Il Giudice monocratico ha dichiarato estinti per prescrizione una serie di reati attribuiti ad altre persone coinvolte nel processo. Ha deciso invece l’assoluzione perchè le ditte e il direttore dei lavori hanno attribuito al primo appaltatore le deficienze nei lavori.Il Pubblico ministero aveva chiesto la condanna per Natale Aiello e Manlio Perelli alla pena di un anno e sei mesi di reclusione, mentre per Luigi Vaccaro erano stati chiesti 10 mesi.Ieri quindi la sentenza su una storia che ha visto sullo sfondo un appalto mostruoso per le opere effettivamente realizzate: oltre 14 miliardi di lire. 

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