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POTENZA – «Il capogruppo Carretta dovrebbe tener conto del nervosismo interno alla maggioranza, piuttosto che scaricare responsabilità inesistenti sull’opposizione», dice Vito Mitro (Misto). Poco dopo è Rocco Fiore (Pd) a specificare: «Evidentemente una questione nella maggioranza c’è, non può essere affrontata con quintali di silenzio». O rinviando a luoghi “deputati”. Anche perché pare che il centrosinistra di Palazzo di città non si riunisca in modo ufficiale da novembre. Al massimo qualche riunione informale, incontri casuali.

Ancora una volta, nella riunione di consiglio comunale di ieri, sono bastati i toni, le mezze frasi, le interruzioni più o meno urlate tra i banchi a raccontare di una fine legislatura caratterizzata da grandi difficoltà politiche. E poco importa se la rassicurazione arriva puntuale («la maggioranza è solida»).

Così, ieri, la discussione sulla composizione della giunta è sembrata più il pretesto utile a sottolineare il disagio politico – di una parte e dell’altra – che la causa della difficoltà.

Da qualche giorno l’esecutivo di Palazzo di Città conta nove componenti: l’ex assessore Clementina La Sala (Pu) ha rassegnato le dimissioni per accettare l’ingresso in consiglio comunale. Il sindaco Santarsiero ha deciso di distribuire le deleghe lasciate senza titolare ad altri due assessori (Messina, Pd, e Campagna, Pu). Non ha nominato un sostituto. Tutto risolto? Non proprio.

Quando il consigliere Giuseppe Molinari (Lista per la Città) ha chiesto che il sindaco relazionasse sul caso, in aula si è aperto lo scontro.

«L’opposizione non entri in dinamiche che non le competono. Un conto è la giunta, un conto le questioni di maggioranza che vanno discusse altrove. Presto lo faremo con un tavolo di maggioranza», dice Carretta (Pd).

E no, un momento. «Le questioni politiche certo che appartengono all’aula consiliare. Ben venga il tavolo di maggioranza, purché non continuiamo con il solito ritornello dei rinvii, proseguendo in questo scorcio di legislatura da stato comatoso. E poi all’opposizione di questa città va riconosciuto il ruolo positivo svolto». Perché è vero che da tempo –  troppo – i provvedimenti approvati dall’aula passano perché la minoranza garantisce il numero legale.

Poco prima Sergio Potenza, capogruppo Pu, aveva messo in fila diversi sassolini. «Siamo d’accordo con la riduzione dei costi in tempi di crisi. Non abbiamo fiatato quando è stato annullato il cda esterno dell’Acta. Ma faccio notare che io non ne sono stato informato, magari perché non riconosciuto capogruppo del secondo partito di maggioranza». Non cita il sindaco, ma è a lui che parla. E si riferisce anche a quello scontro avuto sulla tempistica dell’annuncio delle dimissioni di La Sala. Santarsiero aveva protestato contro il mancato rispetto istituzionale: il comunicato era arrivato alla stampa prima che le dimissioni fossero protocollate. «Non chiedo di mandare a casa nessuno, sia chiaro. Ma se parliamo di rispetto istituzionale, bene: verifichiamo che la giunta possa restare con nove componenti visto che lo statuto in vigore impone un esecutivo a dieci».

Tutti hanno qualcosa da ridire. Ciascuno per la sua parte. Anche l’opposizione non è tranquilla. Su regole e regolamenti i toni si alzano spesso. «Senza minoranza, gli appelli sarebbero sempre vani».

Il punto? «È il caso che tutti riacquistiamo equilibrio, e persino un po’ di slancio», suggerisce Mitro. E tanti annuiscono. Lo slancio, in quel consiglio comunale manca, da un po’.

 

L’AULA TRA NUOVO CERIMONIALE, T-SHIRT E BERMUDA TRA I BANCHI

Quando, qualche giorno fa, i consiglieri comunali hanno approvato in prima commissione il regolamento del cerimoniale comunale hanno deciso che arrivare a dettare con precisione i canoni dell’abbigliamento da portare in aula sarebbe stato un po’ esagerato. Dalla bozza è stata cancellata la prescrizione «di giacca e cravatta per gli uomini e dell’abito lungo o al ginocchio per le donne».

Ma ci sono contesti in cui la forma cammina di pari passo con i contenuti. E siccome il consiglio comunale è un luogo istituzionale, hanno deciso di puntualizzare alcune regole. Quella dell’abbigliamento è stata tarata sulla consapevolezza che l’aula è un luogo istituzionale e che, seppur senza certe rigidità, bisogna stare attenti a come ci si presenta. «Ai consiglieri comunali, agli amministratori, al segretario generale e ai dirigenti comunali che partecipano al consiglio  comunale è richiesto preferibilmente un abbigliamento  decoroso e consono alla dignità del consiglio comunale». Chi giudicherà?

Ieri faceva caldo. Parecchio, è vero. Polo e solo camicia per molti. Ma qualcuno ha azzardato un po’ di più. Come il capogruppo Pd Carreta: ha scelto bermuda e t-shirt. 

s.lorusso@luedi.it

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