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SCANZANO JONICO – Era il 23 novembre 2003, quando il popolo lucano riuscì a dare la migliore dimostrazione del suo orgoglio, dai tempi del brigantaggio e della rivolta contadina. Allora si difendeva la terra dalle incursioni dei latifondisti, oggi dalla scellerata decisione del Governo Berlusconi di realizzare a Scanzano Jonico, nel cuore del Metapontino produttivo e turistico, il deposito nazionale delle scorie nucleari. 

Un sopruso autorizzato ope legis, che i nuovi briganti lucani non potevano tollerare, così hanno chiamato a raccolta tutte le regioni del Sud, animando una rivoluzione democratica, pacifica e determinata. Centomila persone riempirono le quattro corsie della Statale 106 jonica; un unico fiume umano da Policoro alla piazza antistante il municipio di Scanzano, che da allora fu ribattezzata la piazza dei Centomila, un omaggio al grande orgoglio lucano, il degno culmine di 15 giorni di protesta corale, coraggiosa, civile, imbattibile. Il giorno dopo gli studenti fuorisede organizzarono a Roma una prima manifestazione con diverse migliaia di partecipanti. 

E’ partita così la controinformazione e sensibilizzazione, con assemble universitarie e presso Centri sociali, presidi davanti agli studi della Rai e in piazza Montecitorio alla Camera dei Deputati. 

Sì, perchè fino ad allora l’informazione nazionale aveva quasi ignorato che tre regioni si erano fermate per chiedere rispetto e scongiurare una decisione antidemocratica. La marcia dei centomila impose al Governo la pressione, che oramai trovava solidale tutto il Sud, inducendolo a cedere cede: il 27 novembre 2003 si decide di modificare il decreto che allocava a Scanzano il deposito unico nazionale, i lucani festeggiano ed i blocchi stradali vengono rimossi. Nella legge numero 368 del 24 dicembre 2003 scompare il nome di Scanzano Jonico quale sito unico nazionale.

 I lucani, in quei giorni di mobilitazione, hanno interrotto le loro attività quotidiane per dedicarsi interamente alla lotta; così facendo hanno insegnato il sacrificio, il coraggio, la mitezza e la creatività: ingredienti fondamentali della non violenza. 

Un popolo offeso e trattato da colonia cui destinare tutto, ma proprio tutto il materiale più pericoloso esistente nel Paese, e che nessuno vuole, alza la testa e mostra la sua dignità, la capacità di lottare senza violenza, di mettersi in gioco in prima persona e costruire la propria speranza. “La lotta non è solo uno strumento per sconfiggere gli altri, ma è il mezzo per cambiare sè stessi, gli altri e quindi il mondo intero”. 

Il Sud ha mostrato così di essere libero perché determinato, ha dato prova che non esistono potenti che non possano essere rovesciati dai loro troni, se i cittadini smettono di subire in silenzio. E’ stata un’esperienza di vita per chi in quei giorni ha opposto la propria nonviolenza mite, coraggiosa e creativa alla prevaricazione del Governo italiano che, col suo provvedimento, avrebbe affossato una comunità.

 

 

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