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Ha tutti gli ingredienti per diventare il solito pasticcio alla lucana il caso della reindustrializzazione del sito produttivo della ex Mister day.  A meno di ventiquattro ore dal pomposo annuncio dell’ufficio stampa regionale sull’avvio della formazione per trasformare i 110 addetti che producevano merendine in esperti operai in grado di produrre motori a risparmio energetico da montare su ascensori, c’è già l’inghippo: nelle garanzie presentate dall’azienda ci sono irregolarità. In particolare è dubbia la fideiussione emessa dalla finanziaria inglese con sede a Roma, la Orkin financial services. La società, però, non è iscritta ad albi o elenchi tenuti dalla Banca d’Italia, né risulta autorizzata a svolgere attività finanziaria in regime di libera prestazione di servizi. In pratica la finanziaria che garantisce per l’impresa – la Green Xtension, partecipata al cento per cento dalla Eco sun power – è abusiva. La certificazione prodotta non è valida ai fini dell’erogazione del contributo. La Orkin, dietro cui ci sono anche imprenditori italiani, è la stessa che ha fatto saltare l’accordo a Bari per il debito al Comune. In
Italia è conosciuta anche per altri procedenti poco positivi, come l’affare Fiuggi.
L’autorità  di vigilanza finanziaria inglese lo ha detto  chiaramente: «Non fate affari con quella società». Solo che quando l’imprenditore presenta la fideiussione  in Regione non se ne accorgono.
Se ne accorge invece un avvocato di Potenza che con la Eco sun power ha un brutto precedente. Il caso esplode in quinta commissione. Nel frattempo la
Regione ha già firmato la delibera che impegna dieci milioni di euro come contributo all’investimento da 25 milioni per il sito di Atella. Ma alla
luce di quanto emerso il finanziamento viene sospeso. Si chiede un parere a Bankitalia che dovrà rispondere entra trenta giorni. Evidentemente un modo per prendere tempo visto che Palazzo Kock si è espresso già chiaramente sulla validità della finanziaria inglese. E per consentire all’imprenditore
candidato al progetto di trovare altre garanzie bancarie. Siamo agli inizi di novembre. Quando, martedì scorso, l’ufficio stampa della Regione batte
la notizia per annunciare con entusiasmo l’avvio della formazione e il passo avanti nel progetto di reindustrializzazione, negli uffici di via
Anzio sanno bene che invece c’è un grosso problema da risolvere. E lo sanno bene anche i sindacati. Ma dell’intoppo nessuno parla. Non c’è solo un
problema di forma ma anche di sostanza. La formazione ai 110 dipendenti costa alla regione 650.000 mila euro. Se la società non dovesse essere in
grado di produrre nuove garanzie finanziarie sarebbero soldi e tempo sprecato. Ma alla Regione – e sembra che la cosa abbia provocato anche
qualche mal di pancia interno ai dipartimenti – non hanno intenzione di attendere. La formazione parte, e subito, prenderà il 16 dicembre
prossimo. 
La tesi istituzionale sembra essere questa: se Eco sun power già dallo scorso dicembre ha assunto 110 unità ha intenzioni serie. Da allora i lavoratori sono in cassa integrazione. Fino a ora gli ammortizzatori sociali sono costati alla società circa 150 mila euro. Insomma – quello della dubbia fideiussione – sarebbe solo un ostacolo superabile sul cammino del rilancio della fabbrica di Atella, che non metterebbe pur nulla in discussione le reali volontà dell’imprenditore. Quella della ex mister Day non sarebbe la solita storia alla “prendi i soldi e scappa”. Anche perché – garantiscono dagli uffici di via Anzio – i finanziamenti pubblici vengono
erogati  man mano che il progetto di riconversione va avanti. Ed è giusto crederci, visto che prima di tutto ci sono loro: i 110 lavoratori aggrappati a quest’unica possibilità di futuro lavorativo. Qualche anno fa furono già vittime del bluff della Vicenzi che  in Basilicata chiudeva per crisi per aprire invece altrove, portando via i macchinari dallo stabilimento lucano. Prima di “vendere” il sogno che potrebbe trasformarsi nell’ennesima illusione  la Regione avrebbero fatto meglio ad attendere e poi dare avvio alla formazione. Ma perché i dipartimenti non si sono  sono accorti prima della fideiussione dubbia ? Le verifiche – spiegano sempreda via Anzio – proseguono man mano che si va avanti con il piano di reindustrializzazione. A scoperta fatta, però, con la delibera di finanziamento, anche la formazione andava sospesa.  Evitando toni trionfalistici che non sembrano adeguati alla delicata situazione.

Ha tutti gli ingredienti per diventare il solito pasticcio alla lucana il caso della reindustrializzazione del sito produttivo della ex Mister day.  A meno di ventiquattro ore dal pomposo annuncio dell’ufficio stampa regionale sull’avvio della formazione per trasformare i 110 addetti che producevano merendine in esperti operai in grado di produrre motori a risparmio energetico da montare su ascensori, c’è già l’inghippo: nelle garanzie presentate dall’azienda ci sono irregolarità. In particolare è dubbia la fideiussione emessa dalla finanziaria inglese con sede a Roma, la Orkin financial services. La società, però, non è iscritta ad albi o elenchi tenuti dalla Banca d’Italia, né risulta autorizzata a svolgere attività finanziaria in regime di libera prestazione di servizi. In pratica la finanziaria che garantisce per l’impresa – la Green Xtension, partecipata al cento per cento dalla Eco sun power – è abusiva. La certificazione prodotta non è valida ai fini dell’erogazione del contributo. La Orkin, dietro cui ci sono anche imprenditori italiani, è la stessa che ha fatto saltare l’accordo a Bari per il debito al Comune. InItalia è conosciuta anche per altri procedenti poco positivi, come l’affare Fiuggi.L’autorità  di vigilanza finanziaria inglese lo ha detto  chiaramente: «Non fate affari con quella società». Solo che quando l’imprenditore presenta la fideiussione  in Regione non se ne accorgono.Se ne accorge invece un avvocato di Potenza che con la Eco sun power ha un brutto precedente. Il caso esplode in quinta commissione. Nel frattempo laRegione ha già firmato la delibera che impegna dieci milioni di euro come contributo all’investimento da 25 milioni per il sito di Atella. Ma allaluce di quanto emerso il finanziamento viene sospeso. Si chiede un parere a Bankitalia che dovrà rispondere entra trenta giorni. Evidentemente un modo per prendere tempo visto che Palazzo Kock si è espresso già chiaramente sulla validità della finanziaria inglese. E per consentire all’imprenditorecandidato al progetto di trovare altre garanzie bancarie. Siamo agli inizi di novembre. Quando, martedì scorso, l’ufficio stampa della Regione battela notizia per annunciare con entusiasmo l’avvio della formazione e il passo avanti nel progetto di reindustrializzazione, negli uffici di viaAnzio sanno bene che invece c’è un grosso problema da risolvere. E lo sanno bene anche i sindacati. Ma dell’intoppo nessuno parla. Non c’è solo unproblema di forma ma anche di sostanza. La formazione ai 110 dipendenti costa alla regione 650.000 mila euro. Se la società non dovesse essere ingrado di produrre nuove garanzie finanziarie sarebbero soldi e tempo sprecato. Ma alla Regione – e sembra che la cosa abbia provocato anchequalche mal di pancia interno ai dipartimenti – non hanno intenzione di attendere. La formazione parte, e subito, prenderà il 16 dicembreprossimo. La tesi istituzionale sembra essere questa: se Eco sun power già dallo scorso dicembre ha assunto 110 unità ha intenzioni serie. Da allora i lavoratori sono in cassa integrazione. Fino a ora gli ammortizzatori sociali sono costati alla società circa 150 mila euro. Insomma – quello della dubbia fideiussione – sarebbe solo un ostacolo superabile sul cammino del rilancio della fabbrica di Atella, che non metterebbe pur nulla in discussione le reali volontà dell’imprenditore. Quella della ex mister Day non sarebbe la solita storia alla “prendi i soldi e scappa”. Anche perché – garantiscono dagli uffici di via Anzio – i finanziamenti pubblici vengonoerogati  man mano che il progetto di riconversione va avanti. Ed è giusto crederci, visto che prima di tutto ci sono loro: i 110 lavoratori aggrappati a quest’unica possibilità di futuro lavorativo. Qualche anno fa furono già vittime del bluff della Vicenzi che  in Basilicata chiudeva per crisi per aprire invece altrove, portando via i macchinari dallo stabilimento lucano. Prima di “vendere” il sogno che potrebbe trasformarsi nell’ennesima illusione  la Regione avrebbero fatto meglio ad attendere e poi dare avvio alla formazione. Ma perché i dipartimenti non si sono  sono accorti prima della fideiussione dubbia ? Le verifiche – spiegano sempreda via Anzio – proseguono man mano che si va avanti con il piano di reindustrializzazione. A scoperta fatta, però, con la delibera di finanziamento, anche la formazione andava sospesa.  Evitando toni trionfalistici che non sembrano adeguati alla delicata situazione.

 

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