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HANNO dai 16 ai 18 anni. Sono svegli e acuti nelle osservazioni.

Hanno in comune una cosa: tutti voglio “difendere” la propria regione.

Non un semplice slogan che hanno voluto spendere per far “filone” a scuola, ma un voler esserci nei processi – anche politici – che regolano la Basilicata.

 Ieri mattina in piazza Zara erano circa 800 studenti provenienti da tutte le scuole.

Armati di striscioni, megafoni e slogan hanno fatto sentire la loro voce su un tema di scottante attualità: il petrolio e le royalties.

Una cosa è chiara per i ragazzi: «La Lucania non si svende» al miglior offerente.

E i rappresentanti degli studenti lo hanno detto a chiare lettere – con tanto di cartello appeso sul cancello – sotto il palazzo del governo regionale: «giù le mani dal territorio, gestiamo noi il petrolio».

Un messaggio che non ha bisogno di interpretazioni.

Un dato è certo però: è raro che gli studenti, quando scioperano per un determinato problema, terminano il loro corteo sotto la Regione.

E’ chiaro, quindi, che il destinatario dei loro appelli è la giunta e il Governatore.

«Chiediamo alle istituzioni locali – ha detto Vincenzo Venice, uno dei portavoce degli studenti – che si facciano sentire in merito all’articolo 38 dello Sblocca Italia. Non vogliamo che il livello nazionale gestisca il petrolio della Regione».

Venice cita circostanze e leggi, il segno tangibile che questa protesta del tutto pacifica, ha una base solida e non è la solita scusa per marinare la scuola.

Un altro studente parteggia apertamente con uno degli ambientalisti più famosi della Basilicata. “Io sto con il tenente Di Bello – dice – Avrei voluto portare in Regione una bottiglia del lago del Pertusillo per far vedere a questi signore lo stato di inquinamento”. I ragazzi, insomma, sanno di cosa si parla e soprattutto sono tutti preparati. Certo alcuni hanno abbandonato il corteo durante la  marcia, ma sotto la regione di studenti ce n’erano circa 200. Hanno gridato il loro sdegno contro quella che hanno definito: «una legge che danneggia l’intera Basilicata». Una  volta fatta sentire la loro voce gli studenti si sono dati appuntamento a scuola per il giorno dopo. Certi di aver passato un giorno non banale e di aver ribadito, citando una famosa canzone brigantesca che: «a terra è a nostra e nun s’adda toccà».

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