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LAVELLO – Sulla testa di Daniel Remus Vergu pendeva un mandato di arresto europeo. Lui, 35 anni, nato in Romania ma con un piede in tutta Europa è stato preso dai carabinieri della stazione di lavello, guidati dal maresciallo Antonio Galgano e sotto il comando del capitano Vincenzo Varriale della stazione di Venosa. 
Era ricercato in tutta Europa per furto aggravato e uso delle armi. Armi pesanti utilizzate per mettere a segno moltissimi colpi da dieci anni a questa parte. Era, infatti, dal 2003 che i corpi di tutta Europa cercavano di stanarlo. Ed eccolo lì, a Lavello, al confine con la Puglia. Un posto sensibile e crocevia di uomini, sempre più controllato dai carabinieri. 
Daniel Remus Vergu aveva, molto probabilmente, deciso di continuare la sua latitanza qui, trovando forse l’appoggio di più persone. Un incontro fortuito nato da controlli a tappetto effettuai dai carabinieri nel fine settimana. L’uomo, alla vista dei militari, è sembrato agitato. Da controlli più approfonditi si è capito con chi si aveva a che fare: dal giugno 2003 Vergu ha messo a segno numerosi colpi, molti di questi utilizzando armi pesanti, d’assalto e un volume di fuoco impressionante. Una persona pericolosa, che ha messo in allerta le forze di Polizia europee.
Insomma Vergu è un pezzo grosso, molto probabilmente un uomo appartenente ad un commando ben organizzato che ha allestito rapine spettacolari. Adesso l’uomo di 35 anni si trova nel carcere di Melfi, a disposizione del pm di turno. E ci sono delle correlazioni notevoli con il modus operandi di Vergu e l’assalto al portavalori sulla statale 7, in prossimità dello svincolo di Pomarico avvenuto i primi di maggio di quest’anno. Roba da film d’azione, con cinque persone a bordo di due auto e armati di kalashnikov, il fucile d’assalto d’origine sovietica facilmente reperibile sul mercato clandestino. Una rapina che non è andata a buon fine, ma che somiglia molto ai metodi utilizzati da Vergu in 10 anni di “attività”. Ancora i carabinieri non hanno certezze in mano, tant’è che i responsabili di quell’assalto da pellicola hollywoodiana sono ancora a piede libero. 
C’è poi un altro aspetto, più puramente “geografico”. Il 10 gennaio per esempio è stato arrestato il boss dell’omonimo clan camorristico di Somma Vesuviana, Michele D’Avino. L’uomo si nascondeva a Lavello, mentre due giorni prima di quell’arresto eccellente a farne le spese è stato Umberto Di Muro, figlio del boss Angelo, beccato con circa mezzo chilo di hashish. Lavello è un fronte caldissimo, una zona di confine e, sembra, anche un luogo privilegiato, un “buen retiro” per pezzi grossi in cerca di protezione e nascondigli sicuri.

v.panettieri@luedi.it

 

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