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PER una volta scrivo in prima persona: sono interessato alla questione, appunto, in prima persona. E sto parlando della visita del sindaco di New York, Bill de Blasio, che sarà a Grassano giovedì prossimo.

La sua visita mi rende orgoglioso innanzitutto in quanto lucano. Poi in quanto originario di Grassano, paese a cui sono stato sempre legato in maniera speciale. E infine in quanto figlio e nipote delle due parenti lucane di de Blasio.

Maddalena e Rosella Schiavone – rispettivamente mia madre e mia zia – hanno infatti un legame di parentela con il celebrato sindaco di cui il mondo parla tanto per la sua personalità libera e per le sue grandi capacità.

Noto che in questi giorni la venuta del sindaco ha giustamente acceso gli animi dei lucani e dei grassanesi in particolare. E che, però, si è prodotta una certa confusione in materia di parentele e cognomi.

Vorrei sciogliere questo nodo grazie al lavoro del marito di Rosella, mio zio Antonio Lacertosa, che in maniera certosina (il bisticcio di parole col suo cognome è del tutto voluto) è riuscito a tracciare un complesso albero genealogico. Per disegnarlo e completare le caselle necessarie c’è voluto un lavoro notevole, portato avanti fra telefonate nazionali e internazionali, ricerca d’archivio, compulsazione di lettere e album di foto, visite di persona e forse anche intercettazioni telefoniche e qualche pedinamento. Scherzo su questi ultimi due punti, ovviamente, ma davvero si è trattato di un’operazione da detective. Detective appassionato del proprio caso, naturalmente.

Alla fine, ne è venuto fuori un quadro preciso. Da questo quadro, per produrre la necessaria “operazione chiarezza”, voglio eliminare quelle che adesso risulterebbero informazioni superflue, digressioni, fronzoli e aggiungerei anche quisquilie e pinzellacchere.

Ed ecco qui la linea che porta mia zia e mia madre a Bill de Blasio.

Il bisnonno di Bill si chiamava Innocenzo Briganti. Era cugino di primo grado di Imperia Briganti. La quale, a sua volta, era bisnonna di Maddalena e Rosella Schiavone.

Ecco qua. Bisnonno cugino di bisnonna. Poche righe. Senza troppi ghirigori di cognomi, senza giri parentali fuorvianti.

Sì, sono passate quattro generazioni, è vero. Ma è anche vero che dalla nascita della bisnonna Imperia nel 1856 (che è lo stesso nome, per inciso, della mamma di Rosella e Maddalena) sono passati quasi 160 anni.

Il legame è sigillato anche da un altro, importante aspetto: le spoglie mortali di Innocenzo Briganti riposano nella cappella di famiglia al cimitero di Grassano. Con mio nonno Francesco Schiavone, mia nonna Imperia Chiancazzo e tutti i loro familiari. I resti di Briganti erano un tempo custoditi in un sepolcro sormontato da un grande cippo funerario fatto costruire nel 1928 da Anna e Imperia Briganti (nonna e zia di Bill) e da Domenico Crachi in memoria dei loro cari. Quasi cinquant’anni dopo, nel 1976, la famigerata frana di Grassano si mangiò parte del cimitero, travolgendo anche quel sepolcro. I resti delle famiglie Briganti-Crachi furono allora recuperati, deposti in urne e traslati nella cappella Schiavone, dove tutt’ora sono custoditi. Il motivo per cui venne scelta proprio quella cappella era uno solo: Imperia Chiancazzo era parente e dunque le spettava l’onere di offrire dimora alle spoglie dei Briganti-Crachi. In quella cappella io, per anni e anni, ho fatto visita ai miei nonni, inconsapevole che lì ci fosse la sorgente di una storia che portava dai calanchi delle colline grassanesi allo skyline della città più viva del mondo.

L’albero genealogico mostra in maniera chiara, a partire dal doppio tronco Innocenzo Briganti-Imperia Briganti e a leggere ramo dopo ramo le discendenze, questo legame.

Mia zia Rosella ha preparato una versione diciamo così “de luxe” di questo albero genealogico che vorrebbe consegnare, con grande affetto, al sindaco Bill de Blasio il 24 luglio, giorno della sua visita nel suo paese d’origine.

Uso il condizionale perché, a tutt’oggi, mia zia Rosella non risulta fra gli invitati alla cerimonia. Nonostante abbia portato all’amministrazione la documentazione che dimostra la parentela. E nonostante, dico io, il motivo vero per cui Bill de Blasio viene in Italia suppongo sia toccare con mani le sue radici. Se non si può abbracciare chi proviene da quelle radici, chi ha anche solo un goccio del tuo sangue nelle sue vene, che senso avrebbe?

Ma forse trattasi solo di equivoco e quel giorno sarà possibile che due mondi lontani – il paese che io ho sempre chiamato “dell’infinito” perché adagiato su due colline che ne danno la forma di otto coricato e la metropoli dove non si dorme mai – si incontrino in un semplice abbraccio. In uno scambio di sorrisi che nasconde radici lontane ma ancora forti.

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