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«BISOGNA non solo risanare il bilancio di Acquedotto lucano ma soprattutto puntare all’azzeramento dell’attuale Consiglio d’amministrazione». Questa, in sintesi, la richiesta avanzata da Angelo Summa, segretario generale della Cgil, in merito alla vertenza, ancora irrisolta, dei lavoratori dell’impianto di depurazione della ditta Giuzio.

Lavoratori che, da mesi,  protestano per il mancato pagamento dei salari.

Una storia quella del mancato pagamento dei salari  che, tra l’altro, si protrae già da anni.

Tutto comincia nel  febbraio 2009 quando per la prima volta l’azienda Giuzio non corrisponde ai lavoratori la dovuta mensilità, e l’allora assessore alle Attività produttive  convoca un tavolo di concertazione presso la Regione Basilicata. A termine di quell’incontro i fratelli Giuzio dopo avere fatto presente che avanzavano soldi  dal Consorzio Asi si dicevano pronti, nel caso in cui fossero stati versati loro almeno 100.000 euro, a pagare tempestivamente  i salari arretrati.

Nulla di fatto. Pagamenti non effettuati. A luglio del 2012 i lavoratori si trovano a dovere fare i conti con tre mensilità arretrate. Viene allora chiesto l’intervento del Prefetto di Potenza, il quale per competenza, convocava tempestivamente le parti:  Regione Basilicata, il Consorzio ASI, e i fratelli Antonio e Raffaele Giuzio.

Alla riunione si presentano solamente i lavoratori. Nel frattempo l’impianto di depurazione dall’Asi passa all’Aato e da quest’ultimo ad Acquedotto lucano.

Nessuno si preoccupa dei salari arretrati che da tre diventano 5.

L’allora assessore alle Attività produttive, Marcello Pittella,   per conto della Regione Basilicata, garantiva il Consorzio Asi  per la contrazione di un mutuo da destinare al pagamentodei fornitori tra cui i  fratelli Giuzio in modo che quest’ultimi pagassero tutti gli arretrati ai lavoratori. Risultato: l’azienda Giuzio pagava solo due mensilità e ne tratteneva tre. Passano i mesi e le mensilità diventano di nuovo cinque, il lavoratori stremati informano le parti (questa volta anche Acquedotto Lucano in quanto gestore dell’impianto) che, non hanno nemmeno le risorse per recarsi al lavoro e pertanto dichiarano lo sciopero sottolineando però che qualora la vicenda non si fosse risolta ci sarebbe stata la completa astensione dalle attività. Nuovamente l’assessore alle Attività produttive  rassicura tutti. Pittella recupera le risorse necessarie, convoca il sindacato e i lavoratori e li rassicura sugli impegni assunti. A stretto giro prontamente trasmette i mandati al Consorzio Asi specificando che con quei soldi avrebbero dovuto saldare tutte le mensilità arretrate compresa la tredicesima.

Il consorzio, mantenendo fede agli impegni assunti,  gira 200.000  euro alla ditta Giuzio per il depuratore e 350.000  ad Argaip (un’altra società in cui gli stessi detengono la maggioranza assoluta) che si occupa della gestione delle aree industriali. I fratelli Giuzio incassano i soldi e si guardano bene dal pagare tutti gli arretrati, consegnano ai lavoratori solo due delle cinque mensilità.

L’Acquedotto Lucano che ha tanto rivendicato la gestione della più grossa struttura di depurazione presente nel territorio regionale, nel frattempo fa orecchie da mercante alle sollecitazioni avanzate dalla Cgil come se il problema depuratore non gli riguardasse e nonostante le richieste di incontro a tutt’oggi non ha ancora convocato le parti per una giusta risoluzione delle problematiche salariali.

Acquedotto lucano che, tra l’altro, non ha masi rispettato quanto previsto da un decreto legge, ovvero gestione diretta dell’impianto di depurazione con l’assunzione dei lavoratori.

La gestione diretta  consentirebbe  ad Acquedotto  lucano di risparmiare cifr econsiderevoli che andrebbero sicuramente poi ad alleggerire le bollette che pagano i cittadini.

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