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REGGIO CALABRIA – Il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore di Landro non si è costituito parte civile nel processo, iniziato stamani a Catanzaro, a tre delle quattro persone accusate per le bombe del 2010 contro la Procura generale di Reggio Calabria e contro l’abitazione di Di Landro e dell’intimidazione all’ex procuratore reggino, ed ora capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone. Non si sono costituiti neanche la Curia di Reggio Calabria, proprietaria del palazzo in cui ha sede la Procura generale e che è dato in affitto al Comune di Reggio, ed i condomini dello stabile in cui vive Di Landro, rimasto danneggiato dall’esplosione del 26 agosto. Si sono costituiti parte civile, invece, la Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero della Giustizia, la Regione Calabria e il Comune di Reggio Calabria. Gli imputati sono Luciano Lo Giudice, Antonio Cortese e Vincenzo Puntorieri, questi ultimi indicati come gli esecutori materiali degli attentati. A chiamarli in causa è stato il boss pentito Antonino Lo Giudice, fratello di Luciano, che si è autoaccusato degli stessi fatti e che sarà processato a partire da lunedì prossimo con il rito abbreviato.   Stamani, nella prima udienza con rito ordinario, dopo la costituzione delle parti civili, gli avvocati degli imputati (solo Cortese e Puntorieri erano presenti, mentre Luciano Lo Giudice ha rinunciato), hanno presentato una serie di eccezioni preliminari: la genericità del capo di imputazione nei confronti di Luciano Lo Giudice, la mancata formazione del fascicolo dibattimentale in contraddittorio tra le parti e la mancata notifica dell’avviso conclusione indagini ad uno degli imputati. Su tutte le eccezioni, il pm Salvatore Curcio ha espresso parere negativo. Il tribunale di Catanzaro si è riservato di decidere nella prossima udienza, fissata per il 22 ottobre. I difensori hanno già annunciato che in quella occasione presenteranno un’altra eccezione sull’utilizzabilità delle intercettazioni telefoniche ed ambientali.

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