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POTENZA – Titoli di Stato datati 1934 del governo degli Stati Uniti per quasi seimila miliardi di dollari, tre casse trasportate da Hong Kong in un deposito di Zurigo, la Cia e i servizi segreti di casa nostra, una misteriosa donna tedesca, faccendieri dai nomi italiani, inglesi, tedeschi, arabi e persino russi, l’ex sindaco comunista di Montescaglioso, la ‘ndrangheta e gli «amici» nigeriani pronti a vendere plutonio al miglior offerente. Per un intrigo internazionale che si rispetti gli ingredienti ci sono tutti ma a smorzare gli entusiasmi è arrivata l’ambasciata americana, che ha bollato la scoperta dei militari del Ros di Potenza come un semplice falso nummario. Il più grande di tutti i tempi, sia bene inteso. Ma niente di più. In fondo seimila miliardi di dollari non sono mica bruscolotti. E’ quasi il doppio del debito pubblico italiano. Soltanto la diffusione della notizia che sono in libera circolazione titoli del tesoro americano esigibili in qualunque momento per una cifra del genere sui mercati potrebbe avere effetti catastrofici.
Con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ieri mattina i carabinieri di Basilicata, Lazio, Piemonte e Lombardia hanno arrestato otto persone nell’ambito di un’operazione soprannominata “Vulcanica” in onore delle pendici del Vulture, dove ha avuto inizio l’inchiesta. Circa due anni e mezzo fa, nell’estate del 2009, mentre indagavano su un presunto giro d’usura gestito da due noti pregiudicati della zona, gli investigatori si erano messi alle calcagna di un personaggio molto particolare, siciliano di origini ma da tempo residente a Potenza, in odore di massoneria e già incappato a metà degli anni ‘90 in un controllo sul valico di Brogeda, mentre era di ritorno dalla Svizzera con un suo conterraneo di Messina che cercava di introdurre in Italia un assegno al portatore da un milione di dollari (un miliardo e 600 milioni delle vecchie lire) della Chase Manhattan Bank, più diverse lettere di credito per due miliardi di dollari (3.200 miliardi di lire). La cosa non passò inosservata alle cronache del tempo. E quasi quindici anni dopo sembrava ancora impegnato in quegli strani traffici, almeno fino all’estate del 2010 quando è morto improvvisamente, questa volta assieme a un personaggio a dir poco insospettabile, l’ex sindaco di Montescaglioso Rocco Menzella.
Assegni da duecentomila e rotte sterline della sede londinese della Hsbc da cambiare a Potenza, in Spagna, in Svizzera o in Croazia. Bond americani da piazzare al «Ministero del tesoro» degli Stati Uniti. Intercettando i telefoni di Menzella gli inquirenti si sarebbero trovati davanti a uno scenario inimmaginabile. L’ex sindaco si muoveva con disinvoltura tra l’Italia e la Grecia per cercare di negoziare quei titoli a nove zeri, grazie a una procura speciale falsificata da un impiegato compiacente del Comune di Montescaglioso. Il fatto stesso che uno dei suoi complici ne fosse diventato il proprietario veniva giustificato con un testamento inventato di sana pianta: inesistente il notaio, inesistente l’anziano benefattore, come pure la sorellastra, l’anziana “principessa di Perugia”, che li avrebbe acquisiti tempo addietro.
In tre di quei bond da 500 milioni di dollari cadauno sarebbero spuntati fuori a Roma a settembre del 2010, durante una prima perquisizione, ma gli investigatori non si sono fermati e hanno cercato di risalire alla loro provenienza. Setacciando il traffico internet degli indagati hanno scoperto le immagini di tre casse, chiamate “mother boxes”, che contenevano all’interno altre cassette più piccole, ognuna delle quali avrebbe custodito 250 titoli del valore nominale di un miliardo di dollari cadauno. Hanno scoperto anche il nome di un imprenditore di Codogno, in provincia di Lodi, che nel 2006 aveva organizzato il loro trasporto da Hong Kong fino alla sede superblindata di una società di Zurigo. Così a febbraio dell’anno scorso è partita la rogatoria da Potenza alle autorità svizzere per il sequestro e la loro spedizione in Italia. Ci sono voluti nove mesi ma alla fine il risultato non ha deluso le aspettative.
A novembre, quando negli uffici della Procura della Repubblica del capoluogo lucano i carabinieri hanno aperto gli involucri sigillati nessuno sembrava credere ai suoi occhi. La fattura delle casse, i fregi sul legno invecchiato, il sarcofago di bronzo all’interno, le cassette, persino l’odore che emanava dalla carta sembravano lì per testimoniare l’autenticità di quel materiale. A quel punto però i pm Francesco Basentini e Laura Triassi, assieme al procuratore capo Giovanni Colangelo, hanno deciso di chiamare l’ambasciata americana per avere un parere autorevole da parte loro. A Potenza si è presentato un funzionario del servizi segreti, che ha smentito il ritrovamento riconoscendo il falso nonostante la fattura eccezionale.
Intanto Menzella e i suoi complici continuavano nel tentativo di piazzare i titoli che evidentemente erano ancora rimasti in circolazione. E il gip di Potenza ha disposto il loro arresto prima che potessero fare danni più seri.

Leo Amato

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