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FACEVA il corriere della droga, probabilmente su mandamento dei clan della fascia jonica pugliese e lucana, ma deve aver pestato i piedi a qualcuno, che non ha esitato ad ucciderlo con quattro colpi di Magnum 357, per poi scavargli la fossa dove stava per sotterrarlo.
Teatro dell’omicidio è la campagna genovese, la vittima è il 40enne materano Giovanni Lombardi, l’assassino reo confesso è Mario Baldo Rossi, detto Marietto, 60 anni quasi tutti trascorsi in carcere per la lunga militanza nelle bande criminali liguri.
Un probabile regolamento di conti tra trafficanti, accaduto a Borzonasca, nell’entroterra genovese, dove è stata rinvenuta la vecchia Fiat Panda di Lombardi, nel cofano 2 chili di cocaina purissima e nell’abitacolo il cadavere pronto per essere gettato in una fossa profonda oltre 2 metri, scavata con l’ausilio di un piccolo escavatore.
Marietto Rossi, pluripregiudicato è stato coinvolto nel sequestro della piccola Sara Domini, avvenuto il 30 dicembre 1976 ad Alassio, quando la bambina aveva solo 4 anni. Con lui la notte scorsa c’erano altri due pregiudicati pure arrestati: Cosimo Calatafamo e Mario Umberto Calderoni. Era uscito di galera nel 2008, dopo una reclusione iniziata nel ‘77; sembrava avesse cambiato registro, ma evidentemente così non è stato, nonostante l’affidamento ai servizi sociali, terminato da poco.
La polizia teneva sotto controllo la banda da tempo e dalle conversazioni degli ultimi giorni sapeva della consegna di una partita di cocaina. Nulla era emerso circa eventuali regolamenti di conti.
Quando gli agenti della Mobile sono arrivati dopo aver localizzato attraverso i cellulari la posizione della banda, l’omicidio era già avvenuto. I tre arrestati sono stati condotti in questura, a Genova. Sono stati ascoltati dal dirigente della mobile Annino Gargano e dopo dal pm Lari. L’auto con ancora il cadavere nel bagagliaio invece è stata portata al Commissariato di Chiavari. Il primo riscontro è stato eseguito dal medico legale Marco Salvi al quale nelle prossime ore sarà affidata l’autopsia. Marietto Rossi era il capo della cosiddetta banda degli ergastolani che gestiva i videopoker a Genova insieme alla famiglia siciliana dei Fiandaca. Nel 1976 la banda partecipa al sequestro di Sara Domini, della famiglia Geloso, allora re dei registratori, poi liberata dopo il pagamento di un riscatto di due miliardi di lire. Un sodalizio criminale, quello di Rossi, che era tornato a far parlare di sè qualche mese fa. I tre suoi complici, dopo essere stati condannati a vita per l’omicidio di un carabiniere, erano tornati in libertà godendo di sconti e permessi premio. Ma erano di nuovo finiti in manette per diversi reati violenti. Di Rossi si erano perse le tracce, fino a stasera, con il suo arresto a Borzonasca. Lombardi è stato ucciso altrove; poi la macchina si è inerpicata su per la strada che porta a Levaggi, una frazione rurale di Borzonasca, nell’entroterra di Chiavari.
È stata una vendetta, una storiaccia di droga e di conti da regolare. A qualunque costo, anche con il sangue. Una storia che cambia rotta, però, quando la Squadra mobile fa irruzione nella casa di Lavagna dove abita Mario Rossi e la mette a soqquadro per perquisirla. In quel momento è come se una macchina del tempo facesse scorrere gli anni all’indietro, ad una delle epoche più sanguinose della storia criminale di Genova.
Eppure, a sessant’anni, Marietto Rossi sembrava essersi lasciato definitivamente alle spalle la sua vita spericolata. Capo di una banda spietata che in brevissimo tempo, negli anni Settanta, colleziona un colpo dietro l’altro. Alla Banca Popolare di Novara, al Banco di Roma di Sestri Ponente e al Banco di Napoli di Genova. E poi ancora maxi colpi in città all’Ibi, alla Banca Passadore, alle gioiellerie Sacchi e Zaccaria. Un’escalation inarrestabile e la polizia dietro, ad arrancare senza mai riuscire a fermare la gang. Poi il salto di qualità. È il rapimento di Sara Domini, segregata per 19 giorni, in condizioni infami.

a.corrado@luedi.it

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