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SCALEA (cs) – C’era un sistema ben consolidato. Che si avvaleva della forza intimidatrice delle cosche legate ai Muto, ma anche della connivenza diretta di amministratori comunali, avvocati, tecnici e imprenditori. Nulla a Scalea veniva deciso senza un accordo tra queste parti. Per questo si sono aperte le porte del carcere per il sindaco di Scalea Pasquale Basile, eletto a capo di una lista civica, e 5 assessori della sua giunta, che figurano tra le persone arrestate dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza. Il sindaco di Scalea, comune della fascia tirrenica cosentina, è accusato di associazione mafiosa. I 38 provvedimenti restrittivi eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza tra le province di Cosenza, Bari, Matera, Terni e Salerno, sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

ARRIVA IL COMMISSARIO PER IL COMUNE. L’operazione antimafia ha portato con sé anche la decisione del ministero dell’Interno di disporre la nomina una commissione d’accesso per il Comune di Scalea. Lo si è appreso nel corso della conferenza stampa. E in serata il prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, ha nominato il vice prefetto Massimo Mariani 
IN CARCERE ANCHE COMANDANTE DEI VIGILI. L’operazione ha colpito la cosca Valente-Stummo, attiva a Scalea e nei comuni vicini e che, secondo gli investigatori, è subordinata alla cosca Muto di Cetraro. La cosca, secondo l’accusa, nelle elezioni del marzo 2010 sarebbe riuscita a far eleggere propri candidati al Comune di Scalea i quali si sarebbero poi prodigati per concedere appalti a imprese legate alla cosca stessa. Oltre agli amministratori, sono finiti in carcere anche il comandante dei vigili urbani Giovanni Oliva, 51 anni; un geometra ed un architetto del Comune, Giuseppe Biondi, 44 anni, e Vincenzo Bloise, 41 anni, dipendenti dell’ufficio tecnico comunale. 

Tra gli arrestati figurano anche funzionari e tecnici del Comune di Scalea. L’operazione, denominata ‘Plinius’, è il frutto di una inchiesta avviata dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza nel luglio 2010 sotto la direzione del procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giuseppe Borrelli e del pm Vincenzo Luberto. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip Gabriella Reillo. Oltre alle persone arrestate, sono coinvolte nell’inchiesta altre 21 persone denunciate in stato di libertà. La cosca, grazie anche alla disponibilità di armi comuni e da guerra, sarebbe riuscita ad ottenere l’assoggettamento e l’omertà dei cittadini riuscendo così a sfruttare le risorse economiche della zona.
MINACCE CON L’ASCIA ALLA DITTA DEI RIFIUTI. Nel 2007 gli esponenti della cosca convocarono in una casa un socio della ditta che gestiva la raccolta dei rifiuti a Scalea. Minacciandolo con la stessa ascia chiesero una tangente di 50mila euro. La ditta lasciò il servizio. Per questo reato sono accusati Pietro Valente, Franco Valente, Antonio Pignataro e Luigi De Luca.
LA TANGENTE DA MEZZO MILIONE. C’è una tangente di 500mila euro per la gara d’appalto che il Comune di Scalea aveva bandito per l’affidamento dei Servizi di igiene ambientale e manutenzione straordinaria. Secondo l’accusa, il sindaco Pasquale Basile, l’assessore Francesco Galiano, il presidente della Commissione aggiudicatrice, Pierpaolo Barbarello, i componenti della Commissione, Antonino Amato e Antonio Forestieri, avrebbero accettato l’offerta per aggiudicare l’appalto all’ATI Avvenire Srl e a Balsebre Nicola, ricevendo anche un acconto nel momento in cui tutto è stato pattuito. Secondo il provvedimento che ha portato in carcere 38 persone, decapitando l’Amministrazione comunale di Scalea, Giuseppe Zito avrebbe tenuto i contatti con gli imprenditori corruttori. L’avvocato Mario Nocito avrebbe fornito consulenze legali, al fine di dare una parvenza di liceità agli atti della commissione giudicatrice, avrebbe presieduto plurime riunioni, intercorse fra tutti gli altri correi, presso il proprio studio legale cosi’ contribuendo a tenere i contatti con gli imprenditori corruttori. Pietro Valente, oltre a promuovere l’accordo corruttivo, avrebbe determinato, insieme ad Alvaro Alvaro ed ai corruttori, l’importo del prezzo della corruzione. Basile e Galiano, Barbarello, Amato e Forastieri, nelle rispettive qualità di: sindaco, assessore, presidente e membri della commissione giudicatrice, avrebbero rivelato a Francesco Paolo Pugliese, Nicola Franco Balsebre e Silvio Polignano, qualsiasi circostanza che potesse essere d’ostacolo all’aggiudicazione della gara all’ATI Avvenire s.r.l. e Balsebre Nicola cosi’ violando il dovere d’imparzialità dell’agire della pubblica amministrazione.
I CLAN DECIDEVANO CHI GESTIVA I LIDI. Non esisteva pratica amministrativa, secondo l’accusa, che non venisse concordata con la cosca. Così, il sindaco Basile, il vice sindaco, Maurizio Ciancio, l’assessore al Commercio, Francesco Galiano, insieme a Pietro Valente, noto alle forze dell’ordine, e all’avvocato Mario Nocito, avrebbero turbato il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto del bando di gara per l’assegnazione dei lotti demaniali marittimi in modo da condizionare le modalità di scelta dei concessionari. Così tra gli assegnatari sarebbero finito anche Pietro Valente. 
SOLDI PER IL CENTRO COMMERCIALE. Agli atti dell’inchiesta c’è anche un accordo corruttivo che secondo la Dda catanzarese sarebbe intervenuto per l’ottenimento di una autorizzazione all’apertura di un centro commerciale tra Santo Crisciti, socio di minoranza della Gam Spa che è la holding che amministra i supermercati Despar, il sindaco Pasquale Basile, l’assessore Francesco Galiano e Pietro Valente, ritenuto il capo dell’omonima cosca. Valente avrebbe inviato un suo emissario da Crisciti per ottenere il pagamento di 250 mila euro al fine di fargli ottenere dal Comune di Scalea le autorizzazioni necessarie all’apertura del centro commerciale.
SEQUESTRATI NELLA CELLA FRIGORIFERA. C’è poi una vicenda emblematica: un consigliere comunale sequestrava, trattenendoli nelle celle frigorifero, coloro che sorprendeva a rubare e li liberava solo dopo il pagamento di somme molto superiore al valore della merce asportata.  Responsabile dei sequestri, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, il consigliere comunale di minoranza di Scalea Luigi De Luca, che gestisce numerosi supermercati. 
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