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Sarebbero due i sicari che hanno fatto fuoco contro Ercole Muriale (nel riquadro), il barista ucciso a Camini mentre stava rincasando a bordo del suo ciclomotore. È l’ipotesi sulla quale stanno lavorando gli investigatori per fare luce sull’omicidio dell’uomo, noto alle forze dell’ordine per vicende risalenti agli anni ottanta che avevano coinvolto lui e alcuni suoi familiari (il padre ed un fratellastro, Giuseppe Noto, assassinato in quel periodo). L’agguato poco dopo le 2 della notte tra sabato e domenica. Il commando assassino conosceva fin troppo bene le abitudini di Ercole Muriale che comunque, non risulta avesse legami o rapporti con ambienti della criminalità organizzata della zona. Tuttavia le modalità dell’omicidio di Muriale sembrano lasciare pochi dubbi sulla matrice mafiosa dell’agguato. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Muriale, che gestiva un chioschetto di bibite e gelati nel comune della locride, prima di rincasare era rimasto in piazza a giocare a carte con alcuni amici nei pressi dell’esercizio. Rientrando a bordo del suo ciclomotore è stato sorpreso nei pressi della sua abitazione dai due sicari che gli hanno sparato diversi colpi di fucile e pistola, per poi allontanarsi. I colpi che hanno ucciso all’istante Muriale sono stati uditi in quasi tutto il paese e per questo numerose segnalazioni sono giunte al centralino della Compagnia dei carabinieri di Roccella Ionica. Nelle ultime ore gli investigatori hanno sentito gli amici e i parenti di Muriale, che non era sposato, per cercare di acquisire elementi utili. Le indagini sono coordinate dal pm della Procura di Locri, Rizzo.

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