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POTENZA – A un certo punto, tra mille telefonate, messaggini di chat e riunioni sfiancanti, le interlocuzioni con la politica cittadina hanno cominciato ad accompagnarsi a qualche risata, amara per lo più. «No che non si può».
Le ultime ventiquattro ore sono andate avanti come le precedenti ventiquattro, a fare, disfare e cambiare accordi e posizionamenti, cercando un assetto politico di larghe intese. Almeno evitare che la città vada a nuove elezioni.
La schiarita è arrivata a tarda sera, racchiusa in una bozza di intesa firmata in calce da diverse voci del centrosinistra, con qualche perplessità ancora in un pezzo del Pd.
Domani mattina scadrà il termine per il ritiro delle dimissioni di Dario De Luca che, a questo punto, potrebbe decidere di ritirarle.
Il sindaco di Potenza, a settembre, aveva lanciato un appello a tutte le forze politiche presenti in consiglio comunale per superare lo stato di ingovernabilità e costruire un governo di salute pubblica. Impossibile andare avanti con un governo (di centrodestra) non appoggiato dalla maggioranza del consiglio comunale (di centrosinistra).
Per mesi le trattative sono proseguite, un po’ a scatto, tra forzature e stop improvvisi. Superare l’esito del doppio turno elettorale con un accordo politico era sembrata l’unica via percorribile.
La pratica, però, ha mostrato tutt’altro. E ieri, ancora una volta, il destino della città si è mostrato appeso a scelte di posizionamento tutte di partito.
In tarda serata ancora c’era parecchio brusio in Comune. A Palazzo di Città le riunioni andavano avanti da ore, in stanze separate, a gruppi, sali e scendi tra i piani, sindaco e Pd, sindaco e centrodestra, sindaco e forze moderate, Pd e forze moderate. Un intreccio di voci, volti tesi, poi sorrisi, ci siamo, anzi no.
Neanche mezza giornata prima sembrava fosse arrivata la svolta positiva. Prima le voci di uno stop definitivo alla trattativa. «Si dimette, basta». Poi la notizia di una convocazione urgente della giunta in carica. L’idea: andare avanti con l’esecutivo attuale, in una sorta di tregua armata. Nel frattempo i democratici avrebbero sistemato i propri equilibri nelle sedi di partito, il centrodestra avrebbe probabilmente abbassato le armi, e qualche provvedimento per evitare un nuovo dissesto e depositare il bilancio di previsione si sarebbe potuto fare. Ma no, non va bene. Non va bene a tutti, soprattutto nel centro moderato. I renziani inoltre erano stati chiari: un punto di principio non tornare indietro rispetto alla proposta di una giunta di interni condivisa domenica scorsa. «Quella sì era stata condivisa», non il diktat sugli esterni lanciato dall’area dem di Roberto Speranza senza alcuna autorità di partito.
Così, di nuovo, a mescolare voci, posizioni, umori. Il sindaco stretto nella morsa della politica cittadina. Su e giù per le scale, tutti sguardo fisso sugli smartphone, poi il documento da condidere. Un paio di piani più in giù, la città ad aspettare.

s.lorusso@luedi.it

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