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L’INTERESSANTE e per certi versi incalzante confronto, sulle colonne del Quotidiano, tra lo scrittore lucano Di Consoli e, forse, il più conosciuto politico materano (di adozione) Viti offre interessanti spunti per sviluppare qualche riflessione ma … da un altro punto di vista. Andrea Di Consoli suggerisce, quale nuovo modo di fare politica, l’incorporamento della “poesia” quale alternativa alla materialità e, perché no, alla brutalità dell’offerta del “posto fisso”, che pure, sino ad ora, ha reso, e non poco, a chi a deciso di intraprendere la strada della politica. Viti (mi perdonerà, se racchiudo in un recinto stretto e limitante, il suo pensiero) replica dicendo che la politica deve trovare nella visione laica ed onnicomprensiva e nella capacità progettuale la sua ragion d’essere. Naturalmente, se la mia interpretazione sul loro confrontarsi non fosse coincidente con quanto appena espresso vorranno (senza mezzi termini) farmelo rilevare. Possibile, quindi, che le due tesi siano valide e le cose proposte utili e necessarie.

Ma, da un altro punto di vista il mio, ritengo che, più semplicemente, la politica deve trovare il modo di riavvicinarsi al cittadino/elettore. Per la verità, non sono affatto certo che la vicinanza del passato, fatta da percentuali di votanti ben più elevata di quella che registriamo ai giorni d’oggi, non sia stato frutto solamente di una sorta di sudditanza del cittadino nei confronti del politico di turno. Una sorta di rispetto esasperato, conseguenza di una diffusa esigenza di dover “bussare” continuamente per ottenere, quel che talvolta, era un proprio inequivocabile diritto. E ciò trasformava i politici in “gente di rispetto”. In sostanza, i ruoli si invertivano: non l’eletto al servizio dell’elettore ma quest’ultimo sempre più a disposizione del politico. Ovvio, che quest’ultimo finisse per perdere l’obiettivo della sua missione e per sentirsi una sorta di “padre eterno”. Da qui la serie infinita di privilegi di cui si dotava, le indennità più gli ammennicoli a livelli inimmaginabili per il cittadino/lavoratore, il confluire in una casta, la sua parola su tutte.

Mi sono sempre domandato: perché mai al politico tocca sempre concludere un dibattito, un convegno, un seminario. In altri termini, perché non si limita ad ascoltare. Perché il suo pensiero deve essere conclusivo. Forse ai grillini un merito deve essere ascritto: l’aver elevato, così d’en plein, il normale cittadino impegnato in battaglie al rango di deputato, togliendo a questa funzione una patina d’oro e di smalto, rendendola nei fatti una funzione di servizio. Ma tutto questo può bastare? Certo, che no. Occorre riportare il modo di fare politica alla concretezza del momento. Meno parole e più fatti, verrebbe da dire. E insieme più sobrietà da parte dell’intero mondo politico. Dimostrando di saper fare scelte anche dure, anche impopolari, ma che servano a tirar fuori dalla palude in cui si dibatte la nazione, la comunità. E, Mario Monti, nelle condizioni date, ha dimostrato di saper anteporre alle logiche tipiche dei partiti al governo, quelle utili per la nazione.  Un esempio, che non ha certo trovato riscontro, per esempio, a livello regionale. Dove la logica è stata tirare avanti alla meno peggio. Ed infatti, poco o nulla è stato fatto. E’ impresa ardua ritenere di poter convenire con Viti quando, forzando la realtà palese, ritiene che la “rottura traumatica della Giunta” ha impedito al centrosinistra di cogliere occasioni importanti. Perchè le dimissioni (peraltro obbligate) di De Filippo giungono dopo due anni di legislatura che si ricorderanno per l’assoluto immobilismo della Giunta e del Consiglio, assieme alla più totale assenza di dibattito sui grandi temi del momento. Oltre che per il perdurare del conflitto De Filippo-Folino, come documentato, quasi quotidianamente dagli organi di informazione. D’altra parte proprio il vuoto pneumatico che ha caratterizzano la seconda legislatura De Filippo ha portato in primo piano beghe e polemiche, tutte interne al Pd. Quali politiche del fare, quali grandi strategie per arrestare i fenomeni sociali che caratterizzano la nostra Regione evidenziati da indici da sottosviluppo. Semmai, programmi gridati, miraggi venduti per obiettivi conseguiti, occasioni lontane da venire passate come risultati in grado di invertire tendenze decisamente negative.

Il varo di un normale/modesto attrattore turistico: il volo dell’aquila, spacciato come un fondamentale risultato capace di accrescere i flussi turistici delle aree interne. In questo crescendo di enfasi e toni, ormai fuori controllo, il nostro governatore è giunto al punto di dichiarare : ” La Basilicata ha doti innate per essere un grande parco naturale e da anni stiamo lavorando a una dotazione di attrattori per farla coincidere anche con un grande parco di divertimenti”. (Basilicatanet 22 luglio 2013, 11.32) Cari Di Consoli e Viti è questo il destino della Basilicata. E’ questa la prospettiva per accrescere l’occupazione. E’ in tal modo che si frena l’erosione del mondo giovanile, quello più professionalizzato, che torna ad espatriare. Trasformare la Basilicata in un grande parco divertimento sarà la nostra fortuna. E, di conseguenza, a questo punto Pd si deve continuare a dare credito? In questo Pd, che governa da oltre 20 anni la Basilicata si deve porre, ancora una volta, piena ed incondizionata fiducia? E’ verissimo, quanto fa emergere Viti che, in Basilicata, manca una vera e leggibile opposizione. Ce si sia caratterizzata per coerenza e correttezza negli atti e nei comportamenti. E pur vero però che il centrosinistra, questo centrosinistra, fagocita tutto e tutti, anche in maniera spregiudicata. Ancora una volta, quindi emerge come la politica sia arte marziale non minuetto per signorine di buona famiglia. Infine, divergo profondamente dall’idea “vitiana” che  il centro che si va formando nello scacchiere politico nazionale e regionale, pur tra mille tormenti e difficoltà, sia interpretabile come l’esito estremo del trasformismo. Non lo è stato per gli ex democristiani allearsi stabilmente  con gli ex comunisti, seppure, parzialmente redenti, perchè lo dovrebbe essere per quanti ritengono di doversi ritrovare in un’area liberale, innovativa, concretamente operativa.

*portavoce regionale Scelta Civica

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