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l racconto agghiacciante di Filomena Cascini che ha messo in salvo il figlio di due anni
Casa distrutta da un fulmine
Tragedia sfiorata durante un temporale ad Agromonte Mileo di Latronico
di SALVATORE DI GREGORIO
LATRONICO – Una vita di sacrifici distrutta in un lampo. Anzi in un fulmine.
E’ il dramma assurdo, vissuto lo scorso 14 gennaio da una giovane coppia in contrada Agromonte Mileo, nel territorio comunale di Latronico, che ha avuto un incontro ravvicinato del primo tipo con una scarica elettrica naturale di migliaia di volt.
Il racconto di questa brutta avventura a lieto fine, ma solo per le persone, lo hanno voluto fare in esclusiva al Quotidiano Egidio Costanza e Filomena Cascini, i genitori del piccolo Aaron di due anni.
«Erano da poco passate le 23 -racconta Filomena- di quella “maledettisima” sera. Mio marito Egidio lavorava ed io mi trovavo in casa con due mie amiche Paola e Alexandra.
Pioveva tanto, c’era un forte temporale, lampi e tuoni all’impazzata. Noi eravamo vicino al fuoco a chiacchierare, Aaron dormiva sul divano. All’improvviso un boato fortissimo ci ha distolto dai nostri discorsi e appena, subito dopo è andata via la corrente elettrica, sia in casa che all’esterno. Siamo piombati nell’incubo. Lo spavento è stato tanto, ma mai avremmo pensato quello che stava succedendo. Eravamo al buio, il bambino si era svegliato urlando per lo spavento e, mentre mi avvicinavo al divano per poterlo prendere in braccio, ho notato che in cucina c’erano delle scintille che si estendevano lungo tutta la stanza. Lì mi sono spaventata tanto. Ho capito che c’era una sola cosa da fare: uscire immediatamente dall’abitazione, scappare!
Non ho pensato a nulla, ho urlato alle mie amiche di uscire immediatamente dalla casa. Ci siamo messe a correre per le scale al buio, più di ottanta gradini col bambino in preda al panico, che urlava “mamma aiuto!”. Mi sentivo impotente, oltre che a scappare non sapevo cosa altro fare. Arrivati giù sulla strada urlavamo per chiedere aiuto ai vicini. La solidarietà è stata immediata. Sono accorsi quasi tutti. Lascio in custodia il bimbo ad una signora ed in compagnia con un’altra provo a risalire in casa con una candela per vedere cosa stesse accadendo. Arrivati sull’ingresso non si poteva andare oltre, c’era fumo dappertutto. Non si riusciva proprio ad entrare; impossibile respirare. Mi sentivo morire, la paura di perdere tutto ciò che in tanti anni avevamo costruito con tanti sacrifici era tanta.
Telefoniamo i vigili del fuoco, telefono anche a mio marito Egidio (turnista in 
una stazione di servizio come barista-cameriere) per farlo rientrare subito. C’era maltempo ed i soccorsi ancora non giungevano. Mentre aspettiamo impotenti, finalmente arriva mio marito, che va subito a chiudere 
l’erogazione del metano per evitare il peggio. E, finalmente arrivano i soccorsi. Erano in tanti ed insieme ad Egidio salgono ed iniziano a spegnere le fiamme, cercando di salvare il salvabile. Salgono e scendono ininterrottamente per le scale, ma nessuno mi informa di come stanno realmente le cose dentro casa.
Dopo una buona mezz’ora -prosegue con le lacrime agli occhi Filomena- scende Egidio. Dal suo volto, la sua espressione comprendo subito che su in casa era successo un disastro. In lacrime insisto per salire anch’io. Cercano di trattenermi ma poi la disperazione è così tanta che mi lasciano andare. Lo spettacolo che mi si presenta è a dir poco sconvolgente! Tutto fumo, tutto nero. Non si riconosceva più nulla e c’era l’acqua erogata dai pompieri dappertutto. Mi faccio forza e guardo all’interno della cucina dove è stato il punto in cui si è sviluppato l’incendio. Niente, Solo macerie, tutto distrutto, tutto finito in fumo. Una cucina bellissima polverizzata da un fulmine!
Sì, un fulmine è entrato dentro casa! Una cosa impensabile, soprattutto perchè siamo nel 2013. Nella zona in cui viviamo non esistono parafulmini, a dir poco una cosa vergognosa. Qualche autorità ci ha informato che ve ne è uno sul campanile della chiesa, ma non copre tutte le altre zone, quindi è insufficiente. Il nostro abitato ricade proprio in una di queste zone non protette. Non siamo pure noi cittadini da proteggere da queste calamità naturali? -si chiede provocatoriamente Filomena- Abbiamo chiesto ed invitato più volte il sindaco di Latronico a casa nostra per fargli prendere visione su cosa si va incontro nel temporeggiare a non installare un parafulmine. 
Oltre al sindaco, nessuno autorità e altri responsabili o addetti, si è fatto vivo per un sopralluogo.
A quanto pare, c’erano e ci sono a tutt’oggi altri impegni più urgenti che pensare ad una famiglia, con un bimbo piccolo, rimasti in mezzo a una strada. Io e mio marito attualmente siamo costretti a vivere separati, perchè la nostra casa è divenuta invivibile. Bisogna ricominciare tutto daccapo. Sempre 
col mutuo vecchio sulle spalle e chiedendoci: chi ci paga i danni di tutto questo?
Chiedo aiuto a chi leggerà il nostro grido di dolore perchè, con tutto il rispetto verso gli animali; oggi fa più eco se un cane riceve un calcio e non se una famiglia che ha rischiato di perdere la vita  attualmente si trova in mezzo ad una strada. L’unica cosa che posso dire, o promessa che posso fare, è a mio figlio Aaron: Mamma e papà faranno di tutto per potergli permettere di ritornare a vivere nella sua casa, con i suoi giochini e rientrare anche a frequentare la scuola materna ritrovando tutti i suoi amichetti. Questo ci tocca fare in una regione dove le autorità sono assenti. Ci tocca rimboccarci le maniche e ricominciare da sotto lo zero e come in questi casi bisogna dire-aiutati che Dio ti aiuta».
E’ lo sfogo pienamente “giustificato” e compreso di una giovane mamma del 
Sud. Di quella giovane donna del Sud, che non ha voluto emigrare con la cesta di 
arance per il Nord (come cantava Lauzi in una delle sue meravigliose liriche) per rimanere aggrappata alla sua terra. 
In quella parte del Sud dove, nel 2013, ci sono ancora “popoli dimenticati”! Di quella parte del Sud che serve solo a fornire idrocarburi, acqua ed energia elettrica allo Stato. Di quella parte del Sud dove morire non conta niente, figuriamoci per via di un fulmine.

LATRONICO – Una vita di sacrifici distrutta in un lampo. Anzi in un fulmine.E’ il dramma assurdo, vissuto lo scorso 14 gennaio da una giovane coppia in contrada Agromonte Mileo, nel territorio comunale di Latronico, che ha avuto un incontro ravvicinato del primo tipo con una scarica elettrica naturale di migliaia di volt.Il racconto di questa brutta avventura a lieto fine, ma solo per le persone, lo hanno voluto fare in esclusiva al Quotidiano Egidio Costanza e Filomena Cascini, i genitori del piccolo Aaron di due anni.«Erano da poco passate le 23 -racconta Filomena- di quella “maledettisima” sera. Mio marito Egidio lavorava ed io mi trovavo in casa con due mie amiche Paola e Alexandra.Pioveva tanto, c’era un forte temporale, lampi e tuoni all’impazzata. Noi eravamo vicino al fuoco a chiacchierare, Aaron dormiva sul divano. All’improvviso un boato fortissimo ci ha distolto dai nostri discorsi e appena, subito dopo è andata via la corrente elettrica, sia in casa che all’esterno. Siamo piombati nell’incubo. Lo spavento è stato tanto, ma mai avremmo pensato quello che stava succedendo. Eravamo al buio, il bambino si era svegliato urlando per lo spavento e, mentre mi avvicinavo al divano per poterlo prendere in braccio, ho notato che in cucina c’erano delle scintille che si estendevano lungo tutta la stanza. Lì mi sono spaventata tanto. Ho capito che c’era una sola cosa da fare: uscire immediatamente dall’abitazione, scappare!Non ho pensato a nulla, ho urlato alle mie amiche di uscire immediatamente dalla casa. Ci siamo messe a correre per le scale al buio, più di ottanta gradini col bambino in preda al panico, che urlava “mamma aiuto!”. Mi sentivo impotente, oltre che a scappare non sapevo cosa altro fare. Arrivati giù sulla strada urlavamo per chiedere aiuto ai vicini. La solidarietà è stata immediata. Sono accorsi quasi tutti. Lascio in custodia il bimbo ad una signora ed in compagnia con un’altra provo a risalire in casa con una candela per vedere cosa stesse accadendo. Arrivati sull’ingresso non si poteva andare oltre, c’era fumo dappertutto. Non si riusciva proprio ad entrare; impossibile respirare. Mi sentivo morire, la paura di perdere tutto ciò che in tanti anni avevamo costruito con tanti sacrifici era tanta.Telefoniamo i vigili del fuoco, telefono anche a mio marito Egidio (turnista in una stazione di servizio come barista-cameriere) per farlo rientrare subito. C’era maltempo ed i soccorsi ancora non giungevano. Mentre aspettiamo impotenti, finalmente arriva mio marito, che va subito a chiudere l’erogazione del metano per evitare il peggio. E, finalmente arrivano i soccorsi. Erano in tanti ed insieme ad Egidio salgono ed iniziano a spegnere le fiamme, cercando di salvare il salvabile. Salgono e scendono ininterrottamente per le scale, ma nessuno mi informa di come stanno realmente le cose dentro casa.Dopo una buona mezz’ora -prosegue con le lacrime agli occhi Filomena- scende Egidio. Dal suo volto, la sua espressione comprendo subito che su in casa era successo un disastro. In lacrime insisto per salire anch’io. Cercano di trattenermi ma poi la disperazione è così tanta che mi lasciano andare. Lo spettacolo che mi si presenta è a dir poco sconvolgente! Tutto fumo, tutto nero. Non si riconosceva più nulla e c’era l’acqua erogata dai pompieri dappertutto. Mi faccio forza e guardo all’interno della cucina dove è stato il punto in cui si è sviluppato l’incendio. Niente, Solo macerie, tutto distrutto, tutto finito in fumo. Una cucina bellissima polverizzata da un fulmine!Sì, un fulmine è entrato dentro casa! Una cosa impensabile, soprattutto perchè siamo nel 2013. Nella zona in cui viviamo non esistono parafulmini, a dir poco una cosa vergognosa. Qualche autorità ci ha informato che ve ne è uno sul campanile della chiesa, ma non copre tutte le altre zone, quindi è insufficiente. Il nostro abitato ricade proprio in una di queste zone non protette. Non siamo pure noi cittadini da proteggere da queste calamità naturali? -si chiede provocatoriamente Filomena- Abbiamo chiesto ed invitato più volte il sindaco di Latronico a casa nostra per fargli prendere visione su cosa si va incontro nel temporeggiare a non installare un parafulmine. Oltre al sindaco, nessuno autorità e altri responsabili o addetti, si è fatto vivo per un sopralluogo.A quanto pare, c’erano e ci sono a tutt’oggi altri impegni più urgenti che pensare ad una famiglia, con un bimbo piccolo, rimasti in mezzo a una strada. Io e mio marito attualmente siamo costretti a vivere separati, perchè la nostra casa è divenuta invivibile. Bisogna ricominciare tutto daccapo. Sempre col mutuo vecchio sulle spalle e chiedendoci: chi ci paga i danni di tutto questo?Chiedo aiuto a chi leggerà il nostro grido di dolore perchè, con tutto il rispetto verso gli animali; oggi fa più eco se un cane riceve un calcio e non se una famiglia che ha rischiato di perdere la vita  attualmente si trova in mezzo ad una strada. L’unica cosa che posso dire, o promessa che posso fare, è a mio figlio Aaron: Mamma e papà faranno di tutto per potergli permettere di ritornare a vivere nella sua casa, con i suoi giochini e rientrare anche a frequentare la scuola materna ritrovando tutti i suoi amichetti. Questo ci tocca fare in una regione dove le autorità sono assenti. Ci tocca rimboccarci le maniche e ricominciare da sotto lo zero e come in questi casi bisogna dire-aiutati che Dio ti aiuta».E’ lo sfogo pienamente “giustificato” e compreso di una giovane mamma del Sud. Di quella giovane donna del Sud, che non ha voluto emigrare con la cesta di arance per il Nord (come cantava Lauzi in una delle sue meravigliose liriche) per rimanere aggrappata alla sua terra. In quella parte del Sud dove, nel 2013, ci sono ancora “popoli dimenticati”! Di quella parte del Sud che serve solo a fornire idrocarburi, acqua ed energia elettrica allo Stato. Di quella parte del Sud dove morire non conta niente, figuriamoci per via di un fulmine.

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