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E’ stato rinviato al 23 settembre il processo sul ritrovamento dei resti di Elisa Claps. 

Nel corso dell’udienza, al Tribunale di Salerno, Maria Bamundo, legale delle imputate Margherita Santarsiero e Annalisa Lo Vito, assenti in aula, ha eccepito un difetto di notifica del decreto di citazione incompleto, «mancano pagine del capo di imputazione». 

Bamundo ha anche eccepito la richiesta avanzata dalla famiglia Claps di costituirsi parte civile in quanto il reato è «contro l’amministrazione giudiziaria e non prevede parti privatè». Tra le eccezioni, anche la competenza territoriale del Tribunale di Salerno in quanto «il reato è stato commesso a Potenza». 

Dopo la condanna di Danilo Restivo, lo scorso 24 aprile, in appello, a 30 anni di carcere, è così cominciato oggi al Tribunale di Salerno il processo sul ritrovamento dei resti di Elisa Claps. Lo Vito e Santarsiero, mamma  e figlia sono le due imputate.    

Addette alle pulizie della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, dove il 17 marzo 2010, a 17 anni dalla scomparsa, furono ritrovati i resti di Elisa, le due donne sono imputate di false dichiarazioni al pm. Secondo l’accusa avrebbero mentito al pm riguardo ad un avvistamento del cadavere precedentemente alla data del ritrovamento ufficiale. Le addette alle pulizie si erano recate in quel sottotetto alcune settimane prima del ritrovamento, avevano visto un corpo e avevano avvisato il vice parroco don Wagno, che confermò tutto. Successivamente, però, le due donne hanno negato di essersi recate in quel sottotetto.

In aula oggi non c’erano ma, attraverso il loro legale, Santarsiero e Lo Vito, imputate per false dichiarazioni al pm sul ritrovamento dei resti di Elisa Claps, dicono che «in quel sottotetto della chiesa della Trinità di Potenza non ci sono mai state e non hanno mai visto i resti di Elisa». 

Nelle prossime udienze del processo, toccherà ai testimoni chiamati dalla procura per capire a fondo le dimaniche del ritrovamento del corpo della povera Elisa. Tra questi ci ci sono anche il vescovo di Potenza monsignor Agostino Superbo, ma anche il questore di Potenza, Romolo Panico. A partire dal 26 settembre in tanti sono chiamati a deporre; molti gli esponenti del mondo della chiesa. Il vescovo, ad esempio, chiamato come teste sia dalla difesa dei Claps sia dal pm Rosa Volpe sia dalla difesa delle adette alle pulizie, in relazione alla telefonata ricevuta da don Wagno nel corso della quale gli comunicò che nel sottotetto della chiesa della SS. Trinità di Potenza era stato ritrovato un cranio che il vescovo capì essere un ucraino. Tra i testi ovviamente don Wagno, ma anche don Noel, parroco della chiesa nel 2008 e 2009; don Cesare Covino, sulla telefonata ricevuta dal vescovo da parte di don Wagno.  

La difesa dei Claps, avvocato Giuliana Scarpetta, chiamerà a deporre anche il questore «sulla conferenza stampa indetta di concerto con il vescovo di Potenza dopo il ritrovamento di Elisa, poi annullata», agenti della squadra mobile di Potenza nonchè il titolare della ditta che effettuò i lavori nel appretto dove furono ritrovati i resti di Elisa. La difesa delle imputate chiamera» invece, tra gli altri, Rocco Galasso, l’allora presidente del centro Newman, frequentato da Danilo Restivo, ma anche monsignor Paolo Ambrico e don Cesare Covino, quest’ultimo teste anche del pm. 

Intanto, come sempre in prima linea, la mamma di Elisa, Filomena Iemma, si dice «sicura che la verità verrà fuori e che qualcuno prima o poi sentirà il bisogno di pulirsi la coscienza».

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