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REGGIO CALABRIA – “Il sindaco ha il diritto e il dovere difendere una popolazione che a mio giudizio è stata messa in prima pagina in maniera del tutto anomala”. Non difende solo una popolazione, ma anche sé stesso Eduardo Lamberti Castronuovo, sindaco di San Procopio (oltre che medico, editore e assessore provinciale) accusato di calunnia aggravata dall’aver favorito la ‘ndrangheta nei confronti del caposervizio de “Il Quotidiano del Sud”, Michele Inserra.

La vicenda è quella relativa a uno degli ormai famosi “inchini” nel corso delle processioni religiose. Una serie di casi venuti alla luce a cominciare da quello di Oppido Mamertina (LEGGI), fino ad arrivare poi a quello di Rizziconi (LEGGI). Sarà il giornalista Inserra a sollevare il caso San Procopio (LEGGI LA NOTIZIA) rivelando come “l’8 luglio scorso, infatti, altre “anomalie religiose” sono state riscontrate nella festa patronale a San Procopio, piccolo centro della Piana di Gioia Tauro che conta meno di 600 anime”.

Protagonista dell’accaduto sarebbe Grazia Violi, moglie di Nicola Alvaro, personaggio ritenuto legato da decenni alla ‘ndrangheta: la processione della statua del santo patrono San Procopio si sarebbe fermata davanti all’abitazione della Violi e la donna avrebbe fatto la propria offerta al santo patrono davanti ad autorità civili e religiose. Una notizia che manderà Lamberti su tutte le furie. Il sindaco, infatti, scriverà al comandante provinciale dei Carabinieri, Lorenzo Falferi, e al Questore Guido Longo, negando la veridicità dell’articolo di Inserra. Furia che Lamberti non perderà nell’interrogatorio davanti al pm della Dda, Alessandra Cerreti, che lo interrogherà il 12 agosto scorso. In quell’occasione, Lamberti dirà di essersi scagliato contro “tutto ciò che tende a delegittimare una amministrazione, un paese che esce, ribadisco, questo paese è stato sciolto per mafia, questo paese esce con un dissesto, questo paese non ha più una scuola, io ho devoluto la mia indennità di carica come assessore (incomprensibile) con atto deliberativo, con atto deliberativo, ho devoluto la mia indennità di carica per realizzare l’asilo di San Procopio…”.

Al politico, il pm Cerreti, però, contesta la veridicità dell’articolo scritto da Inserra. Fatti, quelli raccontati dal cronista, che sarebbero stati cristallizzati dalle telecamere a disposizione della Procura: la sosta davanti alla casa di Grazia Violi, moglie del boss Nicola Alvaro e la dazione dell’obolo. “Non era una sosta ad omaggio di nessuno, è una sosta avvenuta perché una signora si è avvicinata e ha baciato il santo, punto e basta, poi io non so se questa signora è agli arresti domiciliari o qualcosa del genere…”. Circostanze che Lamberti proverà a negare nell’interrogatorio, rivendicando la missiva a Carabinieri e Polizia: “Una presa di posizione chiara su quella che era il mio convincimento in quel momento, e anche dopo, perché della sosta davanti a casa di questa signora io ho preso contezza successivamente, cioè quando ho visto il filmato, perché chi abitasse o chi abita in tutte le.. la cinquantina di fermate che la processione, diciamo, pone in essere durante il tragitto io non lo so…”.

Ma la difesa di Lamberti è, implicitamente ed esplicitamente, un’accusa ai Carabinieri di San Procopio, che lo avrebbero rassicurato sulla regolarità della processione. Lamberti, infatti, dirà di aver chiesto espressamente al maresciallo Salsano e a un altro brigadiere: “A me è stato detto ”si è fermato come d’uso, nei dieci metri dov’è questa casa, prima e dopo, non si è neanche fermata davanti, ma si è fermata… – addirittura, mi è stato detto proprio così – o più avanti o più dietro, tanto che la signora che è uscita -che ribadisco, non conoscevo e se la vedo oggi neanche la riconosco – è uscita in diagonale, ha toccato il Santo ed è tornata”, questo è quello che mi è stato detto”. Lamberti, dunque, rivendica la propria buona fede, frutto di un confronto con i Carabinieri, ma anche con il vicesindaco: “Mi è stato detto: “Non si è fe….» testualmente: «Non si è fermata davanti, si è fermata un po’ avanti e un po’ dietro la casa, tanto è vero che la signora –mi ricordo questa parola- è uscita in diagonale”, peraltro aspetti, perché è importante questa circostanza, peraltro il vice sindaco mi ha anche detto, testualmente: “in quella casa il boss non c’ha mai abitato”, in quella casa il boss non c’ha mai abitato perché abitava in campagna, la moglie, una volta arresta.. che è stato arrestato, si è trasferita in paese, in quella casa dove il boss non ha mai messo piede, testuali parole del vice sindaco che essendo del luogo sa bene do.. chi c’è”.

Dal canto suo, Lamberti scarica sui Carabinieri la responsabilità e rivendica la bontà delle proprie condotte: “Io mi occupo di fatti amministrativi e quando vado là mi occupo di come devo amministrare un paese che esce da un dissesto, quindi questo è quello che mi interessa. Se il maresciallo avesse notato qualunque cosa, che si fosse fermata la processione in maniera anomala, sempre come dice il giornalista, davanti a una casa, diciamo, incriminata, incriminabile, avrebbe dovuto dirmelo, per cui io ero assolutamente certo… Per me, quando io ho.. il comandante dei Carabinieri mi dice per certo che anomalie non ce ne sono state, perché me lo dice lui e per me…”

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