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di NINO LANZETTA
Anche quest’anno a Castelvetere impazza il carnevale secondo la migliore tradizione. Fervono i preparativi ed i ragazzi sono già al lavoro da settimane. La locale Pro Loco, sotto la guida del dinamico Raffaele Limone, coadiuvato dai consiglieri Enrico Pescatore, Costantino Imbimbo, Luca Aliasi, Rita Giuliani e Roberto Limone, fa le cose in grande e non fallirà l’obbiettivo della riuscita anche se i ricavi. In termini economici – come è sempre accaduto – non riusciranno a coprire i costi. Novità di quest’anno è l’aver trovato una collaborazione con altre Pro Loco provinciali (quella di Avellino, di Serino e di Forino) per una serie di iniziative in comune, come il carnevale in pediatria, per i bambini ricoverati in ospedale ad Avellino e a Serino con il Carnevale Princeps Irpino per i bambini e a Forino con i carnevali irpini uniti. Il clou della manifestazione si avrà a Castelvetere, domenica 7 febbraio, con la sfilata dei carri allegorici e dei gruppi di balletti a cominciare dalle ore 14. Si replica martedì 9, e si chiuderà, domenica 14, con la cerimonia del Carnevale morto. Ci saranno numerosi stand gastronomici e si prevede il solito e numeroso afflusso di turisti. Dopo la sfilata, alle ore 19 ci sarà il gran ballo con le maschere in piazza Monumento, al ritmo frenetico della tarantella, al quale possono partecipare tutti quelli che se la sentono ed hanno forza nei garetti! Ai forestieri, recita il copione, si assicura la consueta ospitalità!
Anche stavolta ci sarà da divertirsi prima della quaresima. Dopo, riprenderà la vita di tutti i giorni, sonnacchiosa e monotona dell’inverno, con le strade deserte per i rari e frettolosi passanti e i tre bar vuoti che, per farsi una partita di tressette, ci sarà difficoltà a formare un tavolo perché ogni anno si assottigliano gli anziani, incalliti giocatori che hanno poco da fare tutto il giorno, specie nei mesi invernali e sono costretti a stare chiusi in casa con il naso incollato ai vetri delle finestre, aspettando la prima ora pomeridiana per l’unico svago loro consentito con la quotidiana partita di tressette, con la rivincita a briscola e l’eventuale “bella”. Il tutto per una lattina di Coca cola!

Di carnevale le partite a tressette sono sospese e il paese si ripopola d’improvviso. Quest’anno ci sarà anche una pattuglia di amici del circolo Acli “Prisma” di Avellino che, sotto la guida della dinamica Anna Maria Picillo, con il suo progetto “Itinerando Irpinia” organizza, con passione e dedizione e cadenza bimensile, viaggi/gite alla riscoperta del territorio ed alla ricerca della identità storica dei paesi irpini, per la conoscenza del loro passato e delle loro tradizioni. Quest’anno è la volta di scoprire a Castelvetere l’antica tradizione carnevalesca ma anche la magia del Borgo antico, delle viuzze, delle case abbandonate, cercando di scorgervi gli antichi aspetti di quella civiltà contadina che ha fatto grande l’Irpinia e che, malgrado le manifestazioni commemorative se ne sta perdendo persino il ricordo, assumendo, spesso, queste manifestazioni, più un aspetto del nuovo consumismo e della mania di divertimento che un tuffo nel passato per cercare di provare i sentimenti dei loro padri. Per questo i convenuti si riuniranno in una sala del Borgo per condividere insieme aspetti della tradizione e dello spirito della Castelvetere di una volta, nella cornice del vecchio Borgo.
La manifestazione del carnevale non è la sola che organizza la Pro Loco: ad agosto c’è la sagra della “maccaronara”, altra tradizione tipica castelveterese, che altri paesi e moltissimi ristoranti della zona ci hanno copiato, ed altre manifestazioni gastronomiche al centro storico. La Pro loco non è la sola a spendersi per il buon nome del paese e richiamare turisti. Un altro benemerito sodalizio è l’Associazione culturale “La Ripa” che si propone di incoraggiare e favorire la tutela e la valorizzazione del centro storico e del territorio, promuovere il recupero delle tradizioni popolari e artigianali soprattutto fra i giovani, con seminari, incontri con autori e letterati, recite e conferenze culturali. A questi due sodalizi, si aggiungono altre iniziative, come la edizione della sagra dello “ucciolo”, una specie di pizza che si faceva prima di infornare il pane per saggiare la giusta temperatura del forno, ed una sagra podistica ed ancora altre consimili iniziative anche su Facebook. Inoltre, e non da ultimo, la meritoria opera della ricerca e della raccolta di numerosissimi documenti originali sulla storia di Castelvetere, testimonianze, tradizioni, vocaboli, soprannomi storie familiari di oltre un secolo che fa, con passione e competenza da più lustri, il simpatico Damiano Ferraro, vero archivio ambulante, che ci accompagnerà nella visita del centro storico.
Tutte queste iniziative, lodevolissime ed appassionate, che abbisognano di tempo libero, passione e competenza non sembrano essere sufficienti a far ritornare l’antico splendore e non sono suffragate da risultati, perché il paese continua a spegnersi a vista d’occhio e la popolazione a calare. I giovani, quelli che possono, vanno a trovare fortuna altrove e quelli, meno fortunati si aggirano tra un bar e l’altro, consumando la solita birra, fino a che continua ad esserci la paghetta del papà o dei nonni. In una situazione senza prospettive ed in un clima di solitudine e di abbandono, si trascina l’esistenza nella cristiana rassegnazione dei più e nel rifugio della droga, purtroppo, di qualcuno più debole, nella povertà di molti e nella emarginazione sociale di un paese senza futuro, nel quale sembra sopita persino una legittima indignazione.
Quali le cause di questo degrado? Uno spopolamento che ha fatto seguito alla trasformazione di un paese agricolo, come tanti nell’Irpinia, che non ha trovato una nuova dimensione nell’artigianato, nel commercio o nella piccola industria di prodotti agricoli, dove l’unico sfogo dei giovani è stata per anni la corsa al “posto fisso” così bene descritto da Checco Zalone nel suo ultimo film.
L’altro corno della medaglia è il fallimento totale di una classe politico- amministrativo senza idee, autoreferenziale, pasticciona ed improvvisata, senza cultura, che ha coltivato in questi ultimi quarant’anni i soliti “lavori pubblici” con il conseguente e connaturato assistenzialismo e clientelismo. Se siamo a questo punto e la desertificazione preannuncia la chiusura di numerosi municipi che non riescono più a far quadrare i bilanci, lo dobbiamo alla classe politica che ci amministra. Sono cause comuni a tanti altri paesi irpini, che sono state analizzate da tempo da molti osservatori disinteressati e, per quanto mi riguarda, espresse in oltre 15 anni di corrispondenze giornalistiche e, da ultimo, descritte in un mio libro sulle ragioni di un declino della Castelvetere al tempo presente, che non ha avuto fortuna ed è stato ignorato da tutti, forse nella inconsapevole paura di avere qualche ripensamento, qualche dubbio o sussulto che interrompesse il loro abituale comportamento di amministratori o semplicemente di cittadini che, pur amando il loro paese, continuano a non far nulla per porvi rimedio!
Eppure per uscire dalla crisi che ci attanaglia ci vorrebbe un volo di aquila, una rivoluzione, che, mettendo in discussione i metodi di una politica morta e asfittica, utile solo a chi la pratica, a livello locale, provinciale, regionale e nazionale, facesse delle scelte coraggiose anche se impopolari, come, per esempio, quelle di accorpare comuni vicini per fare una unica politica del territorio; quella di pensare seriamente al ripopolamento della zona ed al recupero deli terreni coltivabili, seppur nell’ottica di una agricoltura diversa da quella del passato, con la vendita, a prezzi stracciati, del patrimonio abitativo pubblico e privato o con l’assegnazione a lavoratori agricoli extracomunitari, che potrebbero essere una risorsa, di territori incolti e di numerose abitazioni in campagna disabitate fornendo assistenza e mezzi per il primo anno e poi facendogli pagare un fitto ragionevole.Andando, invece, di questo passo si va verso il progressivo distacco dal centro nord e verso un futuro di miseria e di emarginazione. Un futuro che i giovani di Castelvetere, che mostrano impegno, saggezza e competenza non meritano, anche se, molti di loro, hanno acquisito il difetto atavico dei loro padri, cioè quello di essere maledettamente individualisti e di non saper fare squadra.
A tutti quelli che, come me, amano questo paese, e sono moltissimi, e che rinunciano a frequentarlo più assiduamente perché le strade vuote, i bar deserti, il vedere i pochi amici rimasti allontanarsi in fretta, quasi a sfuggire possibili incontri e persino Damiano, sempre più solo anche lui, benché del posto, correre, ad occhi bassi, inseguendo più che portando a spasso il suo cane, ti prende una malinconia senza fine.
Non ci resta che rifugiarci nella lettura dei bellissimi versi di Prevert: “Questo amore/ così violento/ così fragile/ così tenero/ così disperato/ questo amore/bello come il giorno/ cattivo come il tempo/ quando il tempo è cattivo/ …

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