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Una richiesta di condanna a due anni di reclusione è stata avanzata oggi dal pubblico ministero Domenico Guarasci nei confronti di Girolamo Albano, 52enne imprenditore catanzarese, imputato per violenza sessuale. Il pm ha tenuto la sua requisitoria nell’ambito del giudizio abbreviato a carico dell’uomo, che è iniziato davanti al giudice dell’udienza preliminare, Assunta Maiore, dove si tornerà giorno 11 luglio per le arringhe difensive degli avvocati Nicola Cantafora e Piero Chiodo e poi la sentenza. Con l’accusa di violenza sessuale Albano è finito in carcere il 7 marzo in esecuzione di un provvedimento cautelare emesso a suo carico, successivamente sostituito con gli arresti domiciliari dal tribunale del riesame (presidente Adalgisa Rinardo, a latere Pietro Scuteri e Giuseppe Perri), lo scorso 24 marzo e, da ultimo, a metà maggio, con il solo obbligo di dimora nel comune di Catanzaro concessogli in accoglimento dell’istanza presentata dai difensori. Secondo le accuse mosse dal sostituto procuratore Simona Rossi, che ha coordinato le indagini, Albano – che ha un precedente per maltrattamenti, con allontanamento dalla casa familiare – avrebbe costretto una donna a subire violenza sul posto di lavoro, lo scorso febbraio, un giorno in cui tutti i colleghi erano andati via.
Tanto ha raccontato la presunta vittima, che con la sua denuncia ha fatto partire le indagini della squadra mobile della Questura del capoluogo calabrese, sfociate in una richiesta di misura cautelare accolta dal giudice per le indagini preliminari Livio Sabatini. Davanti a quest’ultimo, all’indomani della notifica del provvedimento di custodia in carcere, l’indagato ha risposto all’interrogatorio di garanzia fornendo la propria versione, e negando qualsivoglia atto di violenza commesso nei confronti della donna che lo accusa.

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