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CIRO’ MARINA – I cavalli si uccidono anche così: lasciandoli liberi, allo stato brado, nei pressi di una linea ferrata. E senza microchip, come se fossero “carne da macello”. Lunedì pomeriggio, poco prima delle ore 17, tre cavalli meticci hanno invaso i binari della ferrovia, mentre stava transitando il treno e il macchinista non ha potuto evitare l’investimento. 

Il violentissimo impatto tra il treno, ossia la littorina “8506” diretta a Catanzaro Lido, e i tre poveri equini, una cavalla di sei anni e due puledri di un anno, è avvenuto nel territorio comunale di Cirò Marina. Sono rimasti illesi, per fortuna, tutti i passeggeri che hanno assistito comunque sconvolti alla mattanza. Ma se il macchinista non avesse avuto i riflessi pronti, si sarebbe verificato un disastro ferroviario. La littorina, che proveniva da Sibari, è ripartita dopo uno stop forzato di mezz’ora. 

L’orrore non è cessato per gli investigatori. Quando sono giunti sul posto, gli agenti della Polfer e un veterinario hanno scorto dapprincipio solo un cavallo, quello sbalzato dall’urto violento verso un bosco, lato mare, perché gli altri due cavalli erano nascosti alla loro vista. Giacevano, e giacciono ancora, all’interno di un grande canale di scolo delle acque piovane, situato sulla strada statale 106. Fino a ieri sera le tre carcasse erano ancora lì, lungo la tratta che collega le stazioni ferroviarie di Crucoli e Cirò Marina, subito dopo la località balneare Volvito. La società Ormas di Crotone, che si occupa della raccolta e dello smaltimento delle carcasse di animali, ha rappresentato al suo interlocutore delle Ferrovie l’impossibilità di raggiungere il luogo dell’incidente con un proprio mezzo di trasporto. Gli alberi del bosco impediscono il transito veicolare. Qualcuno aveva suggerito di tagliarli. Adesso gli addetti ai lavori stanno valutando se sia possibile o meno smaltire le carcasse direttamente nel luogo in cui si trovano, adottando naturalmente tutte le precauzioni necessarie a tutela della salute pubblica e dell’ambiente. Insomma l’episodio non si è esaurito con la brutta morte dei tre cavalli, che correvano pericolosamente liberi in una località verdeggiante. Non avevano il microchip, malgrado sia obbligatorio in ossequio alla legge sull’anagrafe degli equini. Pertanto non sarà un compito facile per gli agenti della Polfer, che hanno avviato le indagini per far luce sul caso, risalire all’identità del proprietario dei tre animali. Si può ipotizzare che facessero parte di un allevamento. 

L’autopsia sui loro corpi l’ha eseguita il veterinario Giuseppe Bruno, il quale ha stigmatizzato duramente la circostanza che i cavalli fossero incustoditi, e poi addirittura nelle immediate adiacenze di una linea ferrata. Il loro allevatore li ha, nei fatti, mandati al macello e ha messo a rischio l’incolumità del macchinista e dei passeggeri del treno. 

Chissà che gli indizi raccolti dagli agenti della Polfer non consentano l’individuazione dell’allevatore, a cui addebitare, nel caso in cui sussistessero, le responsabilità dell’incidente. Che avrebbe potuto avere conseguenze ancora più drammatiche.

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